La saga dei Karnowski attraversa tre generazioni di ebrei. Il capostipite, David, uomo serio e rigoroso, lascia la Polonia, terra che ospita un ebraismo poco evoluto e, a suo parere, oscurantista, per recarsi, tra le lacrime della moglie, a Berlino, che egli immagina come la patria di un ebraismo più "moderno". Vedremo invecchiare David e crescere prima il figlio Georg, che diventerà un medico rispettato, e poi il nipote Jegor, drammatica incarnazione di un nazismo superficiale e confuso, per questo non meno atroce. Assisteremo alle evoluzioni e ai cambiamenti nella vita e nella personalità dei personaggi, talvolta radicali, con quelli della Storia come sottofondo; seguiremo con trepidazione le conflittualità tra di loro, nonché altri spostamenti geografici dovuti ai drammatici eventi storici dell'epoca; conosceremo gli altri personaggi, le mogli e le compagne dei Karnowski, le loro famiglie, gli amici e vicini di casa e persone "di contorno", ciascuna con il proprio carattere ben delineato e la sua storia.
Quando la lettura di un libro causa un tale stato di immedesimazione, significa che è un gran libro, che l'autore sa scavare negli eventi e nella natura umana, peraltro guardando alla storia e alle persecuzioni degli ebrei da un punto di vista diverso da quello al quale siamo abituati: quello degli ebrei costretti ad emigrare, con dolore ma anche con speranza.
Voglio ricordare, in particolare, il personaggio di Jegor, superbamente descritto: forse il personaggio più inquietante di cui abbia letto negli ultimi tempi, agghiacciante, ricco di contraddizioni e di sfaccettature che ispirano orrore e pietà insieme.
Un romanzo profondo, molto bello, da leggere.
Quando la lettura di un libro causa un tale stato di immedesimazione, significa che è un gran libro, che l'autore sa scavare negli eventi e nella natura umana, peraltro guardando alla storia e alle persecuzioni degli ebrei da un punto di vista diverso da quello al quale siamo abituati: quello degli ebrei costretti ad emigrare, con dolore ma anche con speranza.
Voglio ricordare, in particolare, il personaggio di Jegor, superbamente descritto: forse il personaggio più inquietante di cui abbia letto negli ultimi tempi, agghiacciante, ricco di contraddizioni e di sfaccettature che ispirano orrore e pietà insieme.
Un romanzo profondo, molto bello, da leggere.
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