Zingaro di Macondo
The black sheep member
@ Carcarlo, questo post non è quello che ti devo, lo avevo scritto prima di leggerti.
In generale credo che ci sia molto pressapochismo quando si parla di Islam (non mi riferisco a nessuno dei presenti).
La religione musulmana è praticata da circa un miliardo e mezzo di persone, la maggior parte delle quali si trova nell’Asia meridionale o sud-orientale. Il paese che ha più abitanti di fede musulmana è l’Indonesia, che ne conta più di 200 milioni. L’Indonesia, pur avendo al sud frequenti episodi di terrorismo, è un paese moderato in cui vige la libertà di culto (proprio per questo ci sono frequenti episodi di terrorismo).
In medio oriente si trova solo poco più del 10% della popolazione musulmana, di conseguenza suppongo ne contenga di più l’Indonesia da sola che tutto il medio oriente messo insieme (ad ogni modo le cifre sono molto vicine).
Il paese medio orientale che ha più musulmani è l’Egitto, un paese solo formalmente democratico, in cui il governo laico si è però espresso contro il fondamentalismo, a fianco degli Stati Uniti, ma a suo tempo contro la guerra in Iraq. Un paese difficilissimo da valutare nella sua interezza, un paese in cui, a livello legale, la donna è equiparata all’uomo, ma in cui esistono elementi culturali retrogradi difficili da contrastare. L’infibulazione, purtroppo, viene praticata un po’ ovunque.
Molti paesi medio orientali non sono interamenti musulmanai, il Qatar non lo è, il Libano non lo è, gli Emirati Arabi non lo sono, la Giordania non lo è ed evidentemente nemmeno Israele lo è. Non lo era nemmeno l’Iraq, prima del 2003.
Da ciò si deduce che non tutti gli arabi sono musulmani e essere musulmano non significa essere arabo.
Nel mondo solo due nazioni sono interamente di fede musulmana (più del 98% della popolazione); l’Iran, e l’Afghanistan.
Sul concetto di jihad, poi, la disinformazione è totale. E’ vero che nel Corano esiste un verso che lascia ben poco spazio all’interpretazione, ma è anche vero che con il concetto di jihad, si intende soprattutto quello di “lotta interna contro il peccato”. Il buon musulmano lotta contro le proprie pulsioni che lo deviano dalla “retta via”, questo è in sostanza il concetto principale di ciò che viene impropriamente tradotto con “Guerra Santa”. Questa descritta sopra è la jihad principale, detta “grande jihad”, poi esiste quella meno importante, da attuarsi eventualmente tramite spada e detta “piccola jihad”.
Proprio perché il Corano non vuole che “la spada” venga utilizzata impropriamente, sono spese molte parole attorno a questo concetto, anche se, in sostanza, tutte esprimono lo stesso concetto di “legittima difesa”. Non viene escluso il ricorso alla forza, ma parallelamente il Corano utilizza termini estremamente blandi e di certo non incita alla violenza gratuita. Si dice che prima di intraprendere la piccola jihad, bisognerebbe essere certi di non essere nel torto, si dice che vanno combattuti solo coloro che ci combattono per primi (legittima difesa), ma che bisogna farlo con estrema moderazione. Non esiste nulla, in tutto il Corano, che inciti all’uccisione di innocenti per la causa islamica.
Gli estremisti si sentono in dovere di uccidere chiunque, perché chiunque (a parte chi la pensa come loro), attacca idealmente i principi radicali del Corano. Dunque, per loro, è una legittima difesa sul piano ideale, mentre il Corano si riferisce espressamente a situazioni materiali (invasioni o delegittimazioni territoriali).
I cosiddetti pilastri dell’Islam (cioè a dire gli obblighi del buon fedele) sono cinque (e la jihad non è tra questi): il buon musulmano dovrà recarsi alla Mecca almeno una volta nella vita, dovrà fare opere di carità, fare il Ramadan, pregare tutti i giorni e riconoscere che esiste un solo Dio e un solo profeta (Maometto). Un musulmano, per essere tale, dovrà fare questo e questo soltanto. Né la grande jihad, né la piccola jihad sono obblighi per il musulmano.
Per quanto riguarda il trattamento da riservare alle donne, il Corano si fa ben poco moderato. Sono molti i passi in cui si tratteggia la donna come un essere succube alla decisionalità maschile, ma non dimentichiamoci che all’epoca di Maometto la donna era in tutto il mondo vista esattamente così. La donna, durante la fine dell’Alto Medio Evo, non aveva anima ancora per molti essere umani.
Ma cosa succede, oggi, alle donne, nei paesi musulmani? Bisogna distinguere: se è vero che negli ultimi posti della classifica di Report Sans Frontiere sulla libertà delle donne, troviamo per lo più paesi musulmani, è anche vero che nella maggior parte di essi, il gentil sesso è totalmente libero e vive esattamente come gli uomini. Come in occidente può decidere come vestirsi, chi sposare, se divorziare, se andare all’università ecc.
In molte università islamiche la maggioranza degli studenti è costituita da donne (in Malesia, in Arabia Saudita e in Algeria circa i due terzi degli universitari sono ragazze).
La Turchia, in Europa, è uno dei paesi con la più alta percentuale di iscritte alle università.
Il Pakistan, l’Indonesia, il Kirghistan e il Bangladesh hanno avuto primi ministri donne. In Italia non è ancora successo, così come in quasi nessuno degli stati occidentali.
Quasi tutti i paesi musulmani (il 90%) lascia discrezionalità di coprirsi con il velo, e molte donne vivono il hijab come elemento culturale e non di privazione.
In alcuni stati islamici il velo è proibito negli edifici statali.
In generale credo che ci sia molto pressapochismo quando si parla di Islam (non mi riferisco a nessuno dei presenti).
La religione musulmana è praticata da circa un miliardo e mezzo di persone, la maggior parte delle quali si trova nell’Asia meridionale o sud-orientale. Il paese che ha più abitanti di fede musulmana è l’Indonesia, che ne conta più di 200 milioni. L’Indonesia, pur avendo al sud frequenti episodi di terrorismo, è un paese moderato in cui vige la libertà di culto (proprio per questo ci sono frequenti episodi di terrorismo).
In medio oriente si trova solo poco più del 10% della popolazione musulmana, di conseguenza suppongo ne contenga di più l’Indonesia da sola che tutto il medio oriente messo insieme (ad ogni modo le cifre sono molto vicine).
Il paese medio orientale che ha più musulmani è l’Egitto, un paese solo formalmente democratico, in cui il governo laico si è però espresso contro il fondamentalismo, a fianco degli Stati Uniti, ma a suo tempo contro la guerra in Iraq. Un paese difficilissimo da valutare nella sua interezza, un paese in cui, a livello legale, la donna è equiparata all’uomo, ma in cui esistono elementi culturali retrogradi difficili da contrastare. L’infibulazione, purtroppo, viene praticata un po’ ovunque.
Molti paesi medio orientali non sono interamenti musulmanai, il Qatar non lo è, il Libano non lo è, gli Emirati Arabi non lo sono, la Giordania non lo è ed evidentemente nemmeno Israele lo è. Non lo era nemmeno l’Iraq, prima del 2003.
Da ciò si deduce che non tutti gli arabi sono musulmani e essere musulmano non significa essere arabo.
Nel mondo solo due nazioni sono interamente di fede musulmana (più del 98% della popolazione); l’Iran, e l’Afghanistan.
Sul concetto di jihad, poi, la disinformazione è totale. E’ vero che nel Corano esiste un verso che lascia ben poco spazio all’interpretazione, ma è anche vero che con il concetto di jihad, si intende soprattutto quello di “lotta interna contro il peccato”. Il buon musulmano lotta contro le proprie pulsioni che lo deviano dalla “retta via”, questo è in sostanza il concetto principale di ciò che viene impropriamente tradotto con “Guerra Santa”. Questa descritta sopra è la jihad principale, detta “grande jihad”, poi esiste quella meno importante, da attuarsi eventualmente tramite spada e detta “piccola jihad”.
Proprio perché il Corano non vuole che “la spada” venga utilizzata impropriamente, sono spese molte parole attorno a questo concetto, anche se, in sostanza, tutte esprimono lo stesso concetto di “legittima difesa”. Non viene escluso il ricorso alla forza, ma parallelamente il Corano utilizza termini estremamente blandi e di certo non incita alla violenza gratuita. Si dice che prima di intraprendere la piccola jihad, bisognerebbe essere certi di non essere nel torto, si dice che vanno combattuti solo coloro che ci combattono per primi (legittima difesa), ma che bisogna farlo con estrema moderazione. Non esiste nulla, in tutto il Corano, che inciti all’uccisione di innocenti per la causa islamica.
Gli estremisti si sentono in dovere di uccidere chiunque, perché chiunque (a parte chi la pensa come loro), attacca idealmente i principi radicali del Corano. Dunque, per loro, è una legittima difesa sul piano ideale, mentre il Corano si riferisce espressamente a situazioni materiali (invasioni o delegittimazioni territoriali).
I cosiddetti pilastri dell’Islam (cioè a dire gli obblighi del buon fedele) sono cinque (e la jihad non è tra questi): il buon musulmano dovrà recarsi alla Mecca almeno una volta nella vita, dovrà fare opere di carità, fare il Ramadan, pregare tutti i giorni e riconoscere che esiste un solo Dio e un solo profeta (Maometto). Un musulmano, per essere tale, dovrà fare questo e questo soltanto. Né la grande jihad, né la piccola jihad sono obblighi per il musulmano.
Per quanto riguarda il trattamento da riservare alle donne, il Corano si fa ben poco moderato. Sono molti i passi in cui si tratteggia la donna come un essere succube alla decisionalità maschile, ma non dimentichiamoci che all’epoca di Maometto la donna era in tutto il mondo vista esattamente così. La donna, durante la fine dell’Alto Medio Evo, non aveva anima ancora per molti essere umani.
Ma cosa succede, oggi, alle donne, nei paesi musulmani? Bisogna distinguere: se è vero che negli ultimi posti della classifica di Report Sans Frontiere sulla libertà delle donne, troviamo per lo più paesi musulmani, è anche vero che nella maggior parte di essi, il gentil sesso è totalmente libero e vive esattamente come gli uomini. Come in occidente può decidere come vestirsi, chi sposare, se divorziare, se andare all’università ecc.
In molte università islamiche la maggioranza degli studenti è costituita da donne (in Malesia, in Arabia Saudita e in Algeria circa i due terzi degli universitari sono ragazze).
La Turchia, in Europa, è uno dei paesi con la più alta percentuale di iscritte alle università.
Il Pakistan, l’Indonesia, il Kirghistan e il Bangladesh hanno avuto primi ministri donne. In Italia non è ancora successo, così come in quasi nessuno degli stati occidentali.
Quasi tutti i paesi musulmani (il 90%) lascia discrezionalità di coprirsi con il velo, e molte donne vivono il hijab come elemento culturale e non di privazione.
In alcuni stati islamici il velo è proibito negli edifici statali.
Ultima modifica: