Spendibilità del titolo di studio: riflessione (Topic arido, altamente NON culturale)

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New member
Ora dovresti aprire un 3D sulla " spendibilità" del Ph.D.....vedrai come le cose NON cambiano di nulla.......!!!
....
E poi, basta pensare l' Università come luogo di chissà che; anche questo è "sogno adolescenziale"permanente (vedo) a livello interpretativo.
Chi conosca dall'interno le logiche di reclutamento della docenza APRE finalmente gli OCCHIONI!
L'università è un luogo-dentro gli "arcana imperi" del docere-che guarda il proprio ombelico e se lo trova carino perchè gli da mangiare e vivere bene e alla grande. Punto.

V.A.
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
... elimina tutte le possiblità a chi pensa "laurea = lavoro".
Insomma: tutta questa meritocrazia di cui si ciancia da anni, la vogliamo o no?
Perchè se la risposta è SI', allora bisogna accettare di essere valutati per ciò che si sa fare, non per ciò che si è sulla carta.
Altrimenti facciamo le caste in base ai diplomi.

Chissa! Se per i prossimi 30 anni parlassimo di uguaglianza, nel 2045 tutti i lavoratori potrebbero avere gli stessi diritti e doveri!
 

malafi

Well-known member
Ragionando come era solito fare 30-40 anni fa il valore DIRETTO di una laurea è zero anzi personalmente direi negativo. Decenni fa laurea in X = lavoro in X.
Oggi dal mio punto di vista fortunatamente non è così!
Il percorso accademico, almeno quelli buoni, ti insegnano una cosa molto importante ovvero, ti insegnano ad imparare. E in un mercato del lavoro liquido, flessibile, piatto e malleabile come l'attuale questo apre infinite possibiltà a chi vuole mettersi in gioco. Paralllelamente elimina tutte le possiblità a chi pensa "laurea = lavoro".

Quindi tornando alla domanda direi: il valore DIRETTO è negativo (hai oggettivamente più spese che vantaggi) ma il valore POTENZIALE e INDIRETTO è infinito e l'unico limite è la tua fantasia, voglia di fare e fortuna.

Quoto questo, ma mi ricollego anche al lungo post di Carcarlo della pagina precedente.

Carcarlo, ma chi credi che ti abbia insegnato a 'progettare' per te stesso sempre nuovi lavori? Un po' l'avrai nei geni, ma tanto ti deriva dal tuo percorso di studi.
Dunque, ricollegandomi al post di fabio che con me sfonda una porta aperta quando dice che i percorsi accademici (ma anche quelli delle superiori) insegnano ad imparare.

Prendiamo il tanto vituperato latino (e dunque mi ricollego agli studi superiori): quale migliore palestra per la mente di una bella versione di latino? Quale migliore esercizio di logica, di prblem setting e di problem solving di una versione di latino?
Lo scorso anno ad un'iniziativa del mio vecchio liceo, cui ero stato invitato come relatore, per l'orientamento nella scelta dei percorsi accademici, ho detto: la cosa più ingegneristica che ho fatto nella mia vita (anch'io sono ingegnere ....) sono le versioni di latino del liceo.
Mi guardavano con occhi sgranati...

Per tornare più direttamente in topic, è vero che tante volte la laurea non paga in termini economici, soprattutto se teniamo conto che i ragazzi che escono dagli istituti tecnici oggi hanno un lavoro il giorno dopo.
Ma tante volte sì.

Non ho le conoscenze per fare statistiche e percentuali, ma posso dire che, se anche tante volte la laurea non paga, altrettante volte ti dà opportunità che non avresti mai avuto senza la laurea. E non intendo la laurea come pezzo di carta (anche se a volte conta), quanto la laurea come percorso di apertura della mente rendendola pronta ad affrontare temi complessi.
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
... mi ricollego anche al lungo post di Carcarlo della pagina precedente.

Carcarlo, ma chi credi che ti abbia insegnato a 'progettare' per te stesso sempre nuovi lavori? Un po' l'avrai nei geni, ma tanto ti deriva dal tuo percorso di studi.
Dunque, ricollegandomi al post di fabio che con me sfonda una porta aperta quando dice che i percorsi accademici (ma anche quelli delle superiori) insegnano ad imparare.

Malafi, non sono d'accordo.
La capacità di affrontare e risolvere problemi è caratteriale, e il carattere è genetico solo in piccolissima parte.
Per lo più viene forgiato dalla società, dalla famiglia e dalle esperienze personali.
Per precisione, credo che il carattere - almeno per alcuni aspetti - sia il frutto della rielaborazione personale della propria sofferenza, ma andiamo OT
Basta vedere quanti laureati lavorano alle dipendenze di titolari d'azienda con appena la terza elementare.

Prendiamo il tanto vituperato latino (e dunque mi ricollego agli studi superiori): quale migliore palestra per la mente di una bella versione di latino? Quale migliore esercizio di logica, di prblem setting e di problem solving di una
Ma se il latino è così un'ottima palestra per la mente, se veramente predispone a fare qualsiasi cosa, perchè ci sono così tanti umanisti disoccupati?
Perchè potendo fare qualsiasi cosa si scannano per un posto da insegnante a 800Km da casa?
Se poi è così essenziale, ma come fa il resto dell'umanità che non l'ha studiato ad andare avanti?
E in base a cosa aprirebbe la mente meglio di altre lingue (magari ancora in uso!) o addirittura dell'algebra pura?

Ma il fatto che in Italia ci siano così tanti imprenditori con titoli di studio infimi, non ci fa venire il dubbio che la scuola italiana (dall'asilo all'università) invece di far crescere tutti, o almeno far crescere i migliori, allontani questi ultimi?

Veramente su questo passaggio di Fabio, sono d'accordo solo se evidenziamo...
Il percorso accademico, almeno quelli buoni, ti insegnano una cosa molto importante ovvero, ti insegnano ad imparare.
Che la scuola italiana e in particolare l'università ti costringa a imparare, può essere; ma che ti insegni a farlo, che ti trasmetta un metodo per imparare, no, assolutamente.
L'avessi avuto un insegnante che mi parlasse di metodo! Gli avrei fatto un monumento.
 

malafi

Well-known member
Malafi, non sono d'accordo.
La capacità di affrontare e risolvere problemi è caratteriale, e il carattere è genetico solo in piccolissima parte.
Per lo più viene forgiato dalla società, dalla famiglia e dalle esperienze personali.

Ma non mi pare mica che siamo in disaccordo. Io ho detto 'Un po' l'avrai nei geni' come dire: in minima parte ce l'avrai nei geni.
Invece sono solo parzialmente d'accordo sul fatto che la capacità di risolvere problemi sia caratteriale. Secondo me deriva anche (e molto) dalle esperienze (tra cui percorso di studi e abitudine a dover risolvere problemi complessi).

Ma se il latino è così un'ottima palestra per la mente, se veramente predispone a fare qualsiasi cosa, perchè ci sono così tanti umanisti disoccupati?
Perchè potendo fare qualsiasi cosa si scannano per un posto da insegnante a 800Km da casa?

Naaa..., ma che c'entra?
Non è lo studio del latino o della letteratura latina che è una palestra per la mente, ma tradurre dal latino.
E in una laurea in scienze umanistiche di traduzione ne fai ben poche (mi corregga se sbaglio chi ha seguito questo percorso di studi.
E poi, scusa, ma è troppo semplicistico.
Il fatto che il latino sia una buona palestra per la mente, non vuol dire nè che chi fa molte traduzioni di latino spaccherà il mondo, nè che chi spacca il mondo ha fatto tante versioni di latino.
Come tutte le attività formative, è uno strumento, un ausilio ... mica la soluzione di tutti i problemi!

Se poi è così essenziale, ma come fa il resto dell'umanità che non l'ha studiato ad andare avanti?

Direi che a questa generalizzazione (che non mi sembra da te, e lo dico con rispetto) ho risposto appena sopra

E in base a cosa aprirebbe la mente meglio di altre lingue (magari ancora in uso!)

Tra le lingue antiche e perdute conosco solo il greco (per il quale vale più o meno lo stesso discorso del latino), tra quelle moderne ne conosco molto poche. Ma mi pare che nello studio delle lingue moderne il focus sia la capacità di comprendere, leggere, parlare. Non quello di tradurre testi complessi, da una lingua che è complessa - anche se estremamente logica e ricca - nelle sue costruzioni.
Paragonare la traduzione dal latino alla traduzione dall'inglese, o dal francese, o dall spagnolo, o dallo ..... sia improponibile.

o addirittura dell'algebra pura?

Questo non l'ho mai detto (o magari mi era scappato un 'migliore' parlando del latino, ma mi era scappato). Penso anzi che il latino e la matematica (in senso lato) siano paragonabili come materie che sviluppano la logica, la capacità di analisi e sintesi.

Ma il fatto che in Italia ci siano così tanti imprenditori con titoli di studio infimi, non ci fa venire il dubbio che la scuola italiana (dall'asilo all'università) invece di far crescere tutti, o almeno far crescere i migliori, allontani questi ultimi?

Perchè quello dell'imprenditore è un fumus che non si insegna. C'è chi ce l'ha innato, c'è chi l'acquisisce con l'esperienza. ma c'è anche chi, con straordinarie qualità, sarà sempre e solo un ottimo numero 2.
Perchè avere buone idee è una cosa che non si può insegnare.
 
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