Boh, io ho i miei classici e me li tengo stretti!
Edito quì invece di postare di nuovo.
Quanti classici avete letto che non vi hanno lasciato nulla e non avete capito il motivo per cui ciò che avete tra le mani è stato tanto osannato da molti per un sacco di tempo e viene tutt'ora usato come testo a scuola o nelle università?
Sono quasi d'accordo che un classico deve essere bello indiscutibilmente; talmente bello che nessuno può dire il contrario. Che è un'opera che col tempo, nella storia, è diventato così importante che viene ora ritenuto fondamentale.
Oggi però le cose sono cambiate, ed è stato proprio lo stesso tempo che ha decretato che quell'opera poteva essere definita un classico a farlo. Ci è stato "insegnato" che non è più così facile definire una cosa, bella per chiunque, indiscutibilmente bella!
E la soggettività del giudizio? Esistono dei parametri ai quali ci si può aggrappare per sostenere, senza dare possibilità di replica, che un'opera è un classico? Non credo. Non più almeno. Evito di annoiarvi e mi fermo quà: sarebbe troppo lunga.
Concludendo, quindi, credo che possano definirsi classici in letteratura quei libri che in un modo o nell'altro sono stati più influenti, non necessariamente più belli, ma più autorevoli, quelli che hanno contato di più. Libri che hanno in un certo modo suggerito dei modelli comportamentali (anche negativi forse), linguistici, che hanno fatto riflettere le masse e spinto anche solo a provare a cambiare le cose. Libri che hanno contribuito a far si che la gente la pensasse in un certo modo. Gli Stones e i Beatles sono delle band classiche eppure non sono o erano i più bravi, tanto per fare un esempio.
Poi ci sono i "piccoli" classici dai quali e per merito dei quali sono nate opere maggiori. Per chi ha approfondito il periodo della "Lost Generation", "Di qua dal paradiso" di F. S. Fitzgerald può essere definito un piccolo classico. "Il nuovo mondo" di A. Huxley, prima ancora di "1984" di G. Orwell potrebbe essere un altro esempio...