31° Poeticforum - Le poesie che amiamo

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Meno male che c'è Olga con la sua bici :mrgreen: perché a me la poesia di maclaus ha messo quasi paura, nonostante si sia espresso in modo (come sempre) lieve e delicato. Non sono una nostalgica, ma sono certa di non vivere pienamente la mia vita e ieri ho compiuto 49 anni :OO Dovrò imparare a pedalare :D
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Vi propongo la prossima poesia ...

Di mia madre


Di mia madre nulla saprei dire –
come ripeteva rimpiangerai un giorno,
quando non ci sarò più, e come non credevo
né nel "più", né nel "non ci sarò",
come mi piaceva guardare, quando leggeva
un romanzo alla moda,
sbirciando subito l'ultimo capitolo,
come in cucina, reputando che questo non è per lei
il luogo adeguato, prepara il caffè domenicale,
oppure, ancora peggio, i filetti di merluzzo,
come attende l'arrivo degli ospiti e si guarda
allo specchio,
facendo quella faccia che la proteggeva
efficacemente dal
vedere realmente se stessa (cosa che, pare,
ho ereditato da lei, assieme ad alcune altre debolezze),
come poi disinvoltamente disserta di cose
che non erano il suo forte, e come io scioccamente
la stuzzicavo, come in quella occasione in cui si
paragonò a Beethoven facentesi sempre più sordo,
e io dissi, crudelmente, ma sai, egli
aveva talento, e come tutto mi perdonava
e come io lo ricordo, e come volavo da Houston
al suo funerale e in aereo veniva proiettato
un film comico e come piangevo di riso
e di rimpianto, e come non ero in grado di dire nulla
e continuo a non esserlo.

Adam Zagajewski
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Se non commento non è per indifferenza a questa poesia, tutt'altro, ma non ce la faccio ad esprimermi.
 

maclaus

New member
Anche per me è molto difficile commentare questa poesia perché contiene molti riferimenti "quasi" personali...
Mi fa rivivere sentimenti e sensazioni provate quando è mancata mia madre...
E' molto toccante...come credo debba essere ogni poesia che si rispetti.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Stupenda e commovente. Mi colpisce il suo realismo, la mancanza di ipocrisia, il franco riferimento anche al lato negativo del rapporto tra madre e figlio. E quel film comico alla fine suona come una pugnalata.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
La prossima poesia è di un'autrice di cui in questo periodo, grazie al GdL, si è parlato molto qui nel forum e la cui lettura vorrei approfondire.

Papaveri a luglio di Sylvia Plath

Piccoli papaveri, piccole fiamme d’inferno,
Non fate male?
Guizzate qua e là. Non vi posso toccare.
Metto le mani tra le fiamme. Ma non bruciano.
E mi estenua il guardarvi così guizzanti,
Rosso grinzoso e vivo, come la pelle di una bocca.
Una bocca da poco insanguinata.
Piccole maledette gonne!
Ci sono fumi che non posso toccare.
Dove sono le vostre schifose capsule oppiate?
Ah se potessi sanguinare, o dormire! –
Potesse la mia bocca sposarsi a una ferità così!
O a me in questa capsula di vetro filtrasse il vostro liquore,
Stordente e riposante. Ma senza, senza colore.
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Amo in modo particolare le poesie di Sylvia, soprattutto questa e "Papaveri in ottobre", in qualche modo simile.
Il tema dei papaveri e del loro simbolismo col sangue, che è vita, e con i farmaci, la parte onirica, è evidente.
Il rosso solitamente viene associato al pathos, al sentire, al vivere, alla corposità quindi si capisce il suo desiderio ma nello stesso tempo il suo rifiuto verso questo colore.
Vivere la vita intensamente oppure dormire, chiudere gli occhi, non ci sono vie di mezzo.
Di struggente bellezza!
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
In questo periodo avete parlato molto di Sylvia Plath e, grazie a voi, è un'autrice che sento viva e vicina.
Questa poesia, stupenda e dolorosa, sembra mettere in luce l'incompatibilità di Sylvia con la vita, il loro non comprendersi, attrarsi a vicenda e sfuggirsi. Metto le mani tra le fiamme. Ma non bruciano.
Il papavero è vita (sangue) e oblio (farmaci) e il conflitto tra questi due aspetti sembra distruggere chi scrive.
 
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