C'è Elisa, la protagonista, una giovane donna affetta da mutismo che fa l'operaia delle pulizie in un laboratorio governativo dove si prendono decisioni importanti, durante la guerra fredda. Elisa mangia uova, ama le belle scarpe e ogni giorno arriva al lavoro in ritardo perché ha indugiato troppo masturbandosi nella vasca da bagno.
C'è Giles, il vicino di casa nonché amico pittore, discretamente omosessuale.
E c'è Zelda, la chiacchierona collega afroamericana di Elisa, che al mattino timbra il cartellino al suo posto, sposata con un uomo egoista e insulso.
Tre storie di solitudine e di emarginazione, tre personalità sensibili e, a loro modo, inespresse o infelici.
Ma presto Elisa si scontrerà con l'emarginazione e la solitudine di un altro essere: una creatura anfibia umanoide custodita nel laboratorio in cui lavora. La creatura è stata catturata in Amazzonia, dove era venerata come un dio, allo scopo di studiare la sua anatomia per ottenere informazioni utili per la corsa allo spazio.
Elisa stringe timidamente conoscenza con l'essere, che mostra un inatteso aspetto umano, inconsapevole ma infelice vittima di macchinazioni interne e soprattutto dei maltrattamenti del perfido e frustrato colonnello Strickland...
Questa storia è una favola e, come tale, mostra una netta distinzione tra personaggi buoni e cattivi. Elisa è buona e così i suoi due amici, non c'è dubbio. E sul fatto che Strickland sia cattivo credo non ci sia da discutere.
Al di là di questo aspetto che forse può spiazzare un po', si tratta di un film che parla di disagio e insieme di coraggio, di emarginazione e di redenzione, di solitudine e di vera amicizia e solidarietà. Di miracoli, grandi o piccoli. E di amore. Di un amore puro, che prescinde da ogni aspetto materiale o sociale, così come da piccoli ci hanno insegnato che doveva essere. Quello delle favole, appunto.
Storia di grande poesia e fantasia, che parte dal fascino quasi evanescente dell'acqua. L'acqua come punto di partenza e come punto di arrivo.
Gran bel film, magico.
C'è Giles, il vicino di casa nonché amico pittore, discretamente omosessuale.
E c'è Zelda, la chiacchierona collega afroamericana di Elisa, che al mattino timbra il cartellino al suo posto, sposata con un uomo egoista e insulso.
Tre storie di solitudine e di emarginazione, tre personalità sensibili e, a loro modo, inespresse o infelici.
Ma presto Elisa si scontrerà con l'emarginazione e la solitudine di un altro essere: una creatura anfibia umanoide custodita nel laboratorio in cui lavora. La creatura è stata catturata in Amazzonia, dove era venerata come un dio, allo scopo di studiare la sua anatomia per ottenere informazioni utili per la corsa allo spazio.
Elisa stringe timidamente conoscenza con l'essere, che mostra un inatteso aspetto umano, inconsapevole ma infelice vittima di macchinazioni interne e soprattutto dei maltrattamenti del perfido e frustrato colonnello Strickland...
Questa storia è una favola e, come tale, mostra una netta distinzione tra personaggi buoni e cattivi. Elisa è buona e così i suoi due amici, non c'è dubbio. E sul fatto che Strickland sia cattivo credo non ci sia da discutere.
Al di là di questo aspetto che forse può spiazzare un po', si tratta di un film che parla di disagio e insieme di coraggio, di emarginazione e di redenzione, di solitudine e di vera amicizia e solidarietà. Di miracoli, grandi o piccoli. E di amore. Di un amore puro, che prescinde da ogni aspetto materiale o sociale, così come da piccoli ci hanno insegnato che doveva essere. Quello delle favole, appunto.
Storia di grande poesia e fantasia, che parte dal fascino quasi evanescente dell'acqua. L'acqua come punto di partenza e come punto di arrivo.
Gran bel film, magico.