226° MG - Fosca di Igino Ugo Tarchetti

Ondine

Logopedista nei sogni
Ho terminato il 25° capitolo, ora ho una visione d'insieme più chiara.
Giorgio ama conquistare e lo fa consapevolmente.
E' razionale, è freddo, preferisce l'idea dell'amore all'amore stesso, conquista e abbandona per poi sentirsi nobilitato dal ricordo e dalla sofferenza nel non poter vivere appieno una storia d'amore.
Avverto un senso di autocompiacimento quando torna a Milano da Clara, consapevole che dopo tre giorni la lascerà di nuovo.
Con Fosca si diletta a far finta di non capire l'interesse della donna nei suoi confronti e anzi, crudelmente, le parla anche del potere benefico dell'amore, quello specifico tra uomo e donna, e una volta che Fosca cade ai suoi piedi lui la disprezza.
Io Fosca, seppur nel suo delirio dettato sicuramente dai suoi cedevoli nervi, finora non la biasimo.
Ora non so come lei evolverà la sua condotta però.
 

qweedy

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Giorgio ama conquistare e lo fa consapevolmente.
E' razionale, è freddo, preferisce l'idea dell'amore all'amore stesso, conquista e abbandona per poi sentirsi nobilitato dal ricordo e dalla sofferenza nel non poter vivere appieno una storia d'amore.

Alcune considerazioni un po' (anzi molto) cattive su Giorgio:

Ho la sensazione che non sia Giorgio a conquistare, lui si limita a lasciarsi conquistare, tutto il "lavoro" lo fanno le donne. Con Clara lui si pone inizialmente come poi Fosca farà con lui: "sto male, aiutami. Io sono infelice, io sono malato, io soffro." Ritiene legittimo che la solare Clara si faccia carico di risollevarlo dalle sue malinconie, e per fortuna il marito di Clara non se ne accorge. Giorgio non ha perso la testa per Clara, si compiace solo del ricordo e della bellezza della donna.

Quando poi è Fosca a porsi nello stesso modo verso di lui ("sto male, salvami"), lui non si sottrae come sarebbe stato suo diritto (forse soprattutto per non dispiacere al suo superiore) ma non si dà con la generosità di Clara, ma come vittima sacrificale recalcitrante, solo perchè Fosca è brutta, seppur intelligentissima a suo dire.

Se Clara fosse stata brutta, non l'avrebbe nemmeno notata, se Fosca fosse stata bella, immagino che i suoi problemi di "nervi" non avrebbero avuto alcun peso. Era così importante per lui la bellezza?
 
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estersable88

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Alcune considerazioni un po' (anzi molto) cattive su Giorgio:

Ho la sensazione che non sia Giorgio a conquistare, lui si limita a lasciarsi conquistare, tutto il "lavoro" lo fanno le donne. Con Clara lui si pone inizialmente come poi Fosca farà con lui: "sto male, aiutami. Io sono infelice, io sono malato, io soffro." Ritiene legittimo che la solare Clara si faccia carico di risollevarlo dalle sue malinconie, e per fortuna il marito di Clara non se ne accorge. Giorgio non ha perso la testa per Clara, si compiace solo del ricordo e della bellezza della donna.

Quando poi è Fosca a porsi nello stesso modo verso di lui ("sto male, salvami"), lui non si sottrae come sarebbe stato suo diritto (forse soprattutto per non dispiacere al suo superiore) ma non si dà con la generosità di Clara, ma come vittima sacrificale recalcitrante, solo perchè Fosca è brutta, seppur intelligentissima a suo dire.

Se Clara fosse stata brutta, non l'avrebbe nemmeno notata, se Fosca fosse stata bella, immagino che i suoi problemi di "nervi" non avrebbero avuto alcun peso. Era così importante per lui la bellezza?

Concordo. Non penso che Giorgio si autocompiaccia di conquistare. Lui non fa assolutamente nulla, per lui dire "sto male, soffro" è l'unico passo possibile e secondo me non mette in conto un rifiuto, non mette in conto un corteggiamento. Tutto gli risulta naturale, non si pone nemmeno il problema di perché piace a Fosca; non si chiede cosa lei possa aver visto in lui piuttosto che in un altro. E' egoista! E a questo punto sono curiosa di vedere come interpreterete voi la sua risoluzione finale nei confronti di Fosca... strano davvero quest'uomo.
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Non mi è chiaro se questo libro si ispira a vicende veramente accadute all'autore, o se è tutta fantasia. Controllando la sua biografia, mi pare che si sia ispirato a vicende che veramente gli sono accadute.
Tarchetti non creò l’immagine di Fosca dal nulla, ma s’ispirò a una sua storia personale con una certa Carolina o Angiolina, parente d’un suo superiore quando, a novembre del 1865, a Parma, prestava servizio nel commissariato militare, per poi abbandonare quella carriera dando libero sfogo al suo istinto da scapigliato e scrittore. Questa donna, come sarà poi Fosca, era epilettica e malata, prossima alla morte: con lei condivideva anche l'aspetto, contraddistinto da occhi grandi e nerissimi e da capelli color ebano. Prima dell’incontro con Carolina, Tarchetti aveva intrattenuto una relazione di sette mesi con una donna sposata conosciuta a Milano, che gli fornirà poi lo spunto per il personaggio di Clara.
 

qweedy

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possibile spoiler

Però il finale del libro è diverso rispetto a quanto avvenuto nella realtà. Ho letto che gli ultimi due capitoli sono stati scritti da un amico del Tarchetti. Non dico altro per non spoilerare troppo.
Io l'ho finito poco fa, gli ultimi capitoli li ho letti velocemente, perchè ero molto curiosa...

Concordo. Non penso che Giorgio si autocompiaccia di conquistare. Lui non fa assolutamente nulla, per lui dire "sto male, soffro" è l'unico passo possibile e secondo me non mette in conto un rifiuto, non mette in conto un corteggiamento. Tutto gli risulta naturale, non si pone nemmeno il problema di perché piace a Fosca; non si chiede cosa lei possa aver visto in lui piuttosto che in un altro. E' egoista! E a questo punto sono curiosa di vedere come interpreterete voi la sua risoluzione finale nei confronti di Fosca... strano davvero quest'uomo.

Concordo, Giorgio non mi ispira nessuna simpatia, è un uomo debole ed egoista. La sua risoluzione finale nei confronti di Fosca mi sembra in linea con la sua debolezza di carattere.
Curioso anche il ruolo del dottore.
Mi è piaciuta la figura di Clara, molto solare e disponibile, però anche molto decisa e responsabile. Non una donna che si appoggia a un uomo, ma una donna che accudisce con gioia e che si è concessa di prendersi la sua fetta di felicità. Una donna contenta e appagata, che si accontenta di poco (non ha mai rotto le scatole a Giorgio quando lui andava via, nè mai gli ha chiesto più tempo, più attenzioni o più impegno). Una figura molto moderna, autosufficiente.
Non mi è dispiaciuta neppure la figura di Fosca, una donna molto intelligente. Con i suoi problemi, certo, però in fondo cos'ha fatto di male? Si è innamorata di un uomo ai suoi occhi bellissimo, e glielo ha detto. L'ha pressato con ricatti morali, però stava a lui scegliere se andare o restare.
 
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Ondine

Logopedista nei sogni
Fosca scrive questo in una lettera a Giorgio:

Tu non sai cosa voglia dire per una donna non essere bella. Per noi la bellezza è tutto. Non vivendo che per essere amate, e non potendolo essere che alla condizione di essere avvenenti, l’esistenza di una donna brutta diventa la piú terribile, la piú angosciosa di tutte le torture. Nella vita dell’uomo non vi è miseria paragonabile a questa.
L’uomo, ancorché deforme, ancorché non amato, ha mille divagazioni, ha mille compensi; la società gli è indulgente; non potendo mirare all’amore, egli mira all’ambizione; ha uno scopo; ma la donna non può mai uscire dalla via che le hanno tracciato il suo cuore e la sua vanità, non può tendere ad altro fine che a quello di piacere e di essere amata. Non vi è che la maternità che possa compensarla qualche volta della privazione dell’amore, ma questa ne è il frutto, ed è spesso negata alla bruttezza.


Non avere bellezza, a quel tempo, significava non avere speranza di sposarsi, non avere nessun tipo di ambizione sociale.
Questa è la ragione della sua nevrosi.
Comprendo Fosca, non comprendo invece Giorgio, che accetta di andare a trovarla su invito del medico.
Si sente in debito di mostrare pietà a Fosca in quanto a sua volta ha ricevuto pietà da Clara, ma sono due situazioni diverse, sono curiosa di sapere come ne uscirà.
Sembra, lui, voglia andarsi a cercare situazioni ambigue e illogiche.
 

qweedy

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Non avere bellezza, a quel tempo, significava non avere speranza di sposarsi, non avere nessun tipo di ambizione sociale.
Questa è la ragione della sua nevrosi.
Comprendo Fosca, non comprendo invece Giorgio, che accetta di andare a trovarla su invito del medico.
Si sente in debito di mostrare pietà a Fosca in quanto a sua volta ha ricevuto pietà da Clara, ma sono due situazioni diverse, sono curiosa di sapere come ne uscirà.
Sembra, lui, voglia andarsi a cercare situazioni ambigue e illogiche.

Ho notato anch'io che in questo libro, o forse all'epoca, la bellezza sembra qualcosa di essenziale e indispensabile.
Credo che Giorgio desideri sentirsi amato, per questo non si ritrae da questa situazione. Fosca ha una riserva d'amore esagerata e passionale che lo attira. Come una falena è attirata dalla luce, Giorgio è un uomo che desidera sentirsi oggetto di passione. Non dà, prende.
 

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Logopedista nei sogni
Ho finito il 30° capitolo, forse domani termino.
Che differenza tra le due lettere, quella di Fosca e quella di Clara!
Quella di Fosca la adoro, c'è dentro tutto il suo tormento, c'è passione, dolore e una profonda consapevolezza, una fine intelligenza.
Quella di Clara non ha la stessa potenza emotiva, non mi coinvolge, non mi suscita nessuna emozione, è una lettera d'amore canonica, con tutti i crismi convenzionali.
Sinceramente non empatizzo con Clara, è che non mi piacciono le persone che non sono sincere, nel bene e nel male.
Ami disperatamente Giorgio? Scegli: o lo dici a tuo marito o smetti la relazione clandestina.
Sono molto drastica in queste cose.:mrgreen:
 

estersable88

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Credo, in definitiva, che Giorgio sia vittima di se stesso, vittima del proprio ego smisurao, del "bisogno" di sentirsi amato che lo porta a non decidere... "patologia" questa di cui sono vittima molti uomini a mio parere...
Neppure io biasimo Fosca ed anch'io apprezzo la sua lettera che è rivelatrice del suo pensiero, così come lo è quella di Clara che svela una natura più ordinaria, più vicina forse a quella di Giorgio. E' proprio tra le due lettere che si coglie maggiormente la differenza tra i due amori: intenso ma meno profondo quello di Clara, viscerale e totalizzante quello di Fosca. E le conseguenze (o l'epilogo) di questi due modi di amare sono, credo, le uniche due possibili.
 

qweedy

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Che differenza tra le due lettere, quella di Fosca e quella di Clara!
Quella di Fosca la adoro, c'è dentro tutto il suo tormento, c'è passione, dolore e una profonda consapevolezza, una fine intelligenza.
Quella di Clara non ha la stessa potenza emotiva, non mi coinvolge, non mi suscita nessuna emozione, è una lettera d'amore canonica, con tutti i crismi convenzionali.
Sinceramente non empatizzo con Clara, è che non mi piacciono le persone che non sono sincere, nel bene e nel male.
Ami disperatamente Giorgio? Scegli: o lo dici a tuo marito o smetti la relazione clandestina.
Sono molto drastica in queste cose.:mrgreen:

Credo che la lettera di Clara sia più razionale, mentre quella di Fosca più drammatica e passionale. Clara si è lasciata andare all'innamoramento per Giorgio, godendo in quei mesi dei singoli momenti ma senza nulla chiedere di più, consapevole di non poter fare affidamento su Giorgio. Infatti nel momento in cui c'è un problema, non prende neppure in considerazione di poter chiedere aiuto a Giorgio, sa di non potersi appoggiare a lui, perciò si rimbocca le maniche e si fa carico dei problemi familiari.
Io empatizzo con Clara, ma comprendo anche Fosca. Fosca gioca il tutto per tutto su Giorgio, la sua personalità la porta a drammatizzare ogni situazione. Ai giorni nostri, potrebbe essere definita una "stalker".

Credo che questo libro possa essere adatto a un quiz psicologico: se ti identifichi con A hai queste caratteristiche, se simpatizzi per B invece hai queste altre, se simpatizzi per C ...
Sono curiosa di sentire per chi parteggia l'unico uomo che partecipa al GDL.
 

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Commento finale

Non conoscevo la Scapigliatura, o perlomeno non la ricordavo.
Questo romanzo affronta temi che mi interessano molto: l’amore vissuto in modo viscerale, il delirio, la sublimazione che però non conforta ma che, in questo caso fa ammalare, tutte caratteristiche queste di Fosca, il personaggio più interessante della storia.
Giorgio è un uomo che apparentemente si lascia condurre dagli eventi ma, dietro questo apparente vittimismo, secondo me c’è una condotta atta a provocare gli eventi stessi, consciamente, come lui stesso cita Lottai contro me stesso, contro la mia natura codarda che si ribellava ad un sagrifizio che io stesso avevo provocato.
Giorgio rifugge da qualsiasi tipo di convenzione sociale e si mette alla prova per avvalorare questa tesi su se stesso: conquista una donna sposata, facendo leva sulla sua naturale predisposizione al senso di pietà, che Giorgio capisce con uno sguardo, e quando Clara alla fine lo lascia, il piedistallo su cui l’aveva posta crolla.
Giorgio si compiace della diversità della sua storia d’amore clandestina, così diversa dalle comuni storie d’amore, e quando è lontano da Clara i suoi pensieri sulla loro storia assumono un contorno filosofeggiante, come se Giorgio traesse più piacere nel ricordo dei bei momenti passati insieme più che nel viverli nel momento presente.
Giorgio vive per essere oggetto d’amore, quando non lo è più la donna amata fino a quel momento diventa la donna da disprezzare.
Abbandonato da Clara Giorgio cerca consolazione in Fosca, donna fino a quel momento disprezzata per la sua bruttezza e che l’uomo piano piano condusse a sé per puro narcisismo ed egoismo, dicendole bugie che giustificava a se stesso come segno di pietà, l’unico sprazzo di sincerità che ho visto nell’uomo nei confronti di Fosca è stato durante il discorso che i due hanno avuto di fronte al caminetto la notte passata nella stanza della padrona della taverna che li ha ospitati.
Fosca mi è piaciuta molto, attraverso le sue lettere la sua condotta, a prima vista senza logica, assume per me invece una logica drammatica, verso cui non posso che provare una profonda commozione.
Fosca ama senza riserve, è trasparente, non c’è malvagità in lei, chiede solamente di essere amata, anche se porta questo suo bisogno d’amore all’eccesso, ma sono sempre e solo richieste, non fa nulla per nuocere l’amato.
Giorgio dal canto suo più volte ha l’opportunità di disilluderla, consigliato saggiamente anche dal medico che vedo un po’ come la sua coscienza, ma non lo fa, preferisce continuare ad affondare in quella situazione in cui da solo si è imbarcato, dapprima per vanità e dopo per inerzia, perché non ha carattere.
Un’ultima nota: i capelli di Fosca, simbolo del suo fascino, simbolo della sua acuta intelligenza e nello stesso tempo di disordine mentale, di libertà emotiva, soprattutto sessuale (quando sono sciolti e scapigliati), il suo mistero è racchiuso nei suoi capelli perché tramite i suoi capelli esprime le sue emozioni.
Credo, e qui concludo (non riesco a concludere perché mi ha preso molto), che Giorgio rifiuti Fosca non tanto per la sua bruttezza ma perché capisce che lui e lei in realtà sono molto simili, sventurati ed infelici, Giorgio rincorre la felicità ma nello stesso tempo ne ha paura, insomma è un personaggio ancora alla ricerca di se stesso, non ha la stessa consapevolezza di Fosca.
 
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