- Ooohh? –
- Suonano alla porta. –
- Alla porta? –
- Sì. A quest’ora. Chi sarà? –
- … - risposi io annebbiato.
- Corri ad aprire ma lascia la porta chiusa – consigliò lei curiosa ma apprensiva.
- Sii – risposi io mentre mi infilavo le ciabatte e il campanello riprendeva a suonare imperioso. –
- Chi è? – domandai con voce ferma senza nemmeno guardare dallo spioncino.
- Guardia di Finanza. Apra! – sentii rispondere.
Fu un tuffo al cuore. Ma mi ricordai dell’avvocato che mi aveva detto di stare calmo, di essere gentile e negare sempre tutto. Guardai dallo spioncino ed in effetti erano tutti in divisa grigia.
- Guardia di Finanza. Apra ho detto. Abbiamo un mandato di perquisizione firmato dal giudice. –
Era facile a dirsi, ma a farsi... le mani mi pesavano come di piombo! Comunque cercai di restare tranquillo e procedere con fermezza, perciò mentre levavo gli scatti del chiavistello mi voltavo indietro per incrociare lo sguardo di Marina, che aggrappata allo stipite della porta, strizzava gli occhi di terrore.
- Andrà tutto bene – le dissi mentre davo l’ultimo scatto – ti amo – Perché insomma, anche se ogni tanto combino le mie marachelle, io Marina la amo davvero, che poi proprio per questo c’ho l’amante, perché certe cose alla donna che amo mica gliele posso chiedere, no?
- Abbiamo un mandato di perquisizione – tagliò corto l’ufficiale e me ne porse una copia.
Cosa posso aggiungere allo squallore che seguii? Cinque individui spocchiosi coi loro ipocriti guanti bianchi che rovistavano tra la nostra roba, persino tra i giocattoli delle bambine, nella biancheria della mia signora, tra le mie cravatte…
- E’ su di sopra l’ufficio? – domandò l’ufficiale.
- E’ ovvio – risposi io.
- Perché sarebbe ovvio? – domandò piccato l’ufficiale, e fu allora che mi accorsi che nemmeno io sapevo perché gli avevo risposto così, perciò mi arrampicai sugli specchi dicendo con un tono che più conciliante non poteva essere, che perché le scale portavano su e oltre il terrazzo la casa era finita.
- Resta calmo. Nega tutto. – ripetei dentro di me come un karma – tanto su di sopra non troveranno nulla perché non c’è niente da trovare: tutte le comunicazioni restano nel dark-web, niente rimane nel mio pc, nessun appunto, niente di compromettente e se proprio vanno a leggere la mia posta troveranno solo datteri che arrivano e pacchi di pastasciutta che partono. Resta calmo. Tu nega tutto. –
- Dobbiamo sequestrare tutti gli apparecchi collegati a internet – disse l’ufficiale - Le rilasceremo una ricevuta di tutto ciò che viene prelevato. –
Io annui remissivo facendo la mia parte e domandando perché, come mai.
- Alberto! Alberto! – sentii gridare da sotto le scale. Corsi giù a vedere.
- Ma Alberto: anche le smart-TV? Anche la play-station delle bambine? –
- Sì signora – disse un finanziere – anche loro sono connesse a internet, anche loro possono essere adoperate per scambiare corrispondenza. –
Io abbracciai Marina, che a sua volta abbracciava le bambine.
- State tranquille, vedrete. Si sistemerà tutto. –
Intanto, sull’uscio di casa si erano assembrati un po’ di vicini. Io andai a scusarmi per il disturbo, dissi che doveva trattarsi di un malinteso, di un caso di omonimia, se no non aveva senso… quando un finanziere tagliò corto, disse di sgombrare che stavano facendo assembramento, e perciò se n’andarono tutti alle loro case e continuarono a osservare dai loro spioncini.
Il mio avvocato diceva di stare tranquilli, va bene, ma questa situazione era comunque devastante. E i conti correnti: me li avrebbero bloccati? E le carte di credito? Vabbè che il grosso era distribuito tra Cayman, Salomon e Aruba, ma se ci bloccano tutto all’Unicredit sotto casa, come facciamo con le spese quotidiane?
- Mi può spiegare? – domandai all’ufficiale, se non altro per fare la mia parte dello gnorri, ma questo era intento a dare ordini e osservare i suoi sottoposti che spostavano armadi, aprivano ante, frugavano nei cassetti, spostavano l’argenteria.
Era lo sfascio, altro che Pasqua, che poi quegli stronzi dei magistrati, fruga che ti fruga, qualcosa salta sempre fuori, che poi tra ricorsi, prescrizioni e balle varie non succede nulla, ma intanto lo sai che rogne!
Poi a un certo punto notai che alcuni finanzieri che erano usciti non avevano fatto ritorno e pure l’ufficiale si era tolto i suoi ipocriti guanti bianchi.
- Posso almeno sapere di cosa mi si accusa? – domandai io nella parte di quello che siccome non traffica in armi, non lava i soldi sporchi, non ha i conti nei paradisi fiscali, è innocente e non può sapere niente.
L’ufficiale, allora, aprì un fascicolo, estrasse una fotocopia e me la porse.
- Nelle ultime sei ore, la Polizia Postale ha ricevuto più di trenta segnalazioni. Veda lei! –
Mia moglie (che in questo le donne sono leste come faine), quasi gli strappò di mano il foglio, lo lesse come se avesse fatto un corso di lettura veloce e nello stesso istante mi domandò – ma cos’è questa storia? –
- Ma guardi che è stato uno scherzo… - dissi all’ufficiale tenero tenero che sembravo Nino Manfredi – Gnamooo…è tutto un malinteso! –
- A me le spiegazioni non interessano – rispose lui - Le tenga per il giudice che c’ha una denuncia per procurato allarme… se va bene. –
- Ma guardi - aggiunsi io in extremis – è stato uno scherzo. Se apre il whatsapp del mio cellulare, nel gruppo Tirreno for us c’è scritto tutto.. –
- Mi vuoi spiegare a me? – disse irritata Marina facendomi sentire le sue unghie nel bicipite – io sì che ti ascolto. Insomma, che le spiegai che avevo messo un annuncio su
www.subito.it che diceva A.A.A.A. cercasi sommergibile in vetroresina dei narcos colombiani in perfette condizioni astenersi perditempo, e che siccome l’avevo pagato 100 cucuzze, stava pure nella home-page del sito e per una settimana che lo vedevano tutti, anche quelli che volevano disfarsi di un divano, e che per scherzare e farmi bello con gli amici del gruppo, avevo inoltrato loro la schermata dicendo altro che motoscafo! Io mi prendo un sommergibile e a me li cojoni a pasquetta non me li rompe nessuno!
- Era uno scherzo. Solo una battuta tra amici. Un gioco! Capisci? Come da ragazzi. Una bravata se vuoi… ma non è successo niente. Nessuno sospetta nemmeno lontanamente del mio vero lavoro, di quello che combino. Capisci? Solo uno scherzo. –
Lei tremò un attimo, poi urlò, lanciò uno strillo acuto, corse in bagno e mi sbattè la porta in faccia.
- Sei un’idiota. Un immaturo e un’idiota – e poi pianse, pianse tanto, si sfogò e quando infine si sentì tranquilla tornò a letto, ma a me mi mandò a dormire sul divano.
Insomma, che alla fine il mio avvocato conciliò, pagai subito una multa di qualche migliaio di euro, venne archiviato tutto, la mia fedina penale rimase immacolata e ci restituirono computer, smart-TV e play-station. Ovviamente, Pasqua la trascorremmo chiusi in casa senza nulla da fare, perciò ne approfittai per scrivere ‘ste due righe qua, che come ho detto è la prima volta e spero sia venuto bene.
A proposito: ringrazio Minerva, che senza di lei non avrei potuto partecipare: infatti, senza il computer, ho dovuto scrivere a mano e spedirglielo per posta; lei poi, gentile come sempre, ha trascritto tutto sul PC. Grazie ancora!