Se una figlia dice che a star nuda si vergogna, e il padre le dice che non deve vergognarsi, chi ha ragione?
Immagino sia rivolto a me poichè in passato avevo parlato di questa esperienza.
Il mio pensiero è che se la vergogna fosse stata propria di mia figlia, avrei dovuto portarla dall'esorcista per capire come mai, a soli cinque anni, sentisse già il peso del peccato originale; se invece la vergogna è frutto della pressione sociale, allora devo insegnarle ad affrontare a muso duro la società, e infatti, se ricordo bene, contro il parere di mia moglie che invece è educata (e infatti nella vita ha subito) l'avevo esortata a rispondere in maniera estremamente maleducata e poi a fare quello che voleva.
Stessa storia l'altro giorno che in palestra le amiche le hanno detto che aveva le gambe pelose (a sette anni!).
- Cosa hai risposto? -
- Niente -
- Sbagliato. La prossima volta le dici Fatti i cazzi tuoi -
Mia moglie è andata su tutte le furie, ma io ho insistito.
L'educazione, innanzi tutto, non è non rispondere, ma farsi i fatti propri.
Difendersi invece, è un dovere.
Come? Parliamone dopo esserci difesi, non prima.
Ho anche un maschio, un po' più grande.
Gli ho insegnato le stesse cose, per esempio quando gli adulti gli domandavano perchè avesse una bicicletta rosa o quando a scuola veniva bullizzato perchè balbetta.
Prima siamo andati dai prof e quando abbiamo visto che sono un branco di vigliacchi bravi solo a fare discorsi, contro il parere di mia moglie, ho detto chiaramente a mio figlio come fare.
Mio figlio (che è troppo bravo) lasciò correre fino a maggio, e quando durante la lezione di musica un suo compagno si alzò per descrivergli i suoi amplessi con mia moglie, mio figlio scattò, gli diede due pugni in faccia e buttatolo a terra, lo prese a calci.
Arrivò il prof che dimostrò molta coerenza, e così come era stato vigliacco prima a non dire nulla al bullo, non disse nulla mio figlio.
Non venne più bullizzato, anzi, adesso che è in terza, difende quelli di prima e seconda.
So che il mio punto di vista è estremamente discutibile, perciò insisto e ne approfitto per collegarmi alla discussione sull'autodifesa femminile e ricordare a tutte (ma anche ai maschi), che se una vuole difendersi, deve essere disposta a fare del male; se no, se alza le mani senza fare male, se tira fuori lo spray al peperoncino e ne spruzza poco per non irritare, se tira fuori la pistola e non spara subito, finisce che ne prende il doppio di quelle che ne avrebbe prese, e visto che di Sante Marie Goretti ce ne sono già state abbastanza, in caso di estrema necessità, è meglio essere pronti a diventare cattivi, anzi, peggio degli altri.
Il carattere non è una cosa con cui si nasce, certo l'indole può essere diversa ma il carattere viene forgiato attraverso l'esperienza.
Non so se il carattere sia anche una cosa innata, però penso si forgi (appunto) superando ed elaborando la sofferenza, e a tal proposito, il supporto chiaro, netto e forte della Famiglia sia fondamentale, anche e soprattutto quello del Padre, che proprio in quanto maschio che ama e protegge, ha il dovere di insegnare a mandare a quel paese la (presunta) società patriarcale, e non a subirla.