Avallone, Silvia - Cuore nero

MonicaSo

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L'unico modo per raggiungere Sassaia, minuscolo borgo incastonato tra le montagne, è una strada sterrata, ripidissima, nascosta tra i faggi. È da lì che un giorno compare Emilia, capelli rossi e crespi, magra come uno stecco, un'adolescente di trent'anni con gli anfibi viola e il giaccone verde fluo. Dalla casa accanto, Bruno assiste al suo arrivo come si assiste a un'invasione. Quella donna ha l'accento "foresto" e un mucchio di borse e valigie: cosa ci fa lassù, lontana dal resto del mondo? Quando finalmente s'incontrano, ciascuno con la propria solitudine, negli occhi di Emilia - "privi di luce, come due stelle morte" - Bruno intuisce un abisso simile al suo, ma di segno opposto. Entrambi hanno conosciuto il male: lui perché l'ha subito, lei perché l'ha compiuto - un male di cui ha pagato il prezzo con molti anni di carcere, ma che non si può riparare. Sassaia è il loro punto di fuga, l'unica soluzione per sottrarsi a un futuro in cui entrambi hanno smesso di credere. Ma il futuro arriva e segue leggi proprie; che tu sia colpevole o innocente, vittima o carnefice, il tempo passa e ci rivela per ciò che tutti siamo: infinitamente fragili, fatalmente umani. Con l'amore che solo i grandi autori sanno dedicare ai propri personaggi, Silvia Avallone ha scritto il suo romanzo più maturo, una storia di condanna e di salvezza che indaga le crepe più buie e profonde dell'anima per riempirle di compassione, di vita e di luce.

Mi è piaciuto molto, fin dal primo capitolo. Si intuisce da subito che le vite dei due protagonisti sono state molto difficili ma l'autrice ci fa aspettare fin quasi il finale del libro per discoprire tutti gli avvenimenti. La storia si articola in un percorso che non è di pentimento, di redenzione ma di superamento... un dover lasciarsi dietro le spalle quello che è stato, ormai irrimediabilmente e tragicamente accaduto, per continuare a vivere una vita diversa, segnata, forse immeritata ma che deve comunque essere vissuta.
Ho ricevuto tanto dalle storie dei due protagonisti, mi sono anche commossa, non ho potuto fare a meno di pensare a fatti di cronaca italiana simili a quelli raccontati qui... ho riscoperto la scrittura della Avallone che in "Acciaio" non mi era piaciuta quasi per niente.
Ho dato 5 stelle con grande piacere
 
Bel libro, mi è piacuto.
Due brutte storie che si incontrano e ne creano una bella.
Notevole anche lo sforzo dell'autrice nella raccolta informazione sul carcere minorile di Bologna.
 
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