Dopo aver appreso che
Il giocatore è stato scritto da Dostoevskij in meno di 30 giorni in preda alla fretta e alla pressione di una scadenza che se non rispettata lo avrebbe mandato in rovina, ho cominciato la lettura di questo romanzo con il pregiudizio che dovesse rivelarsi una delusione, quasi un'opera da cancellare dalla memoria per non rovinare la reputazione del grande scrittore che è stato. Devo dire invece che mi ha piacevolmente sorpreso: è un libro intrigante, ricco di eventi e situazioni che si succedono senza soluzione di continuità creando un incessante senso di curiosità, attesa, sospensione e tensione. Complice di queste sensazioni è un protagonista che, per quanto colto ed intelligente, è completamente in balia degli eventi, all'oscuro dei sentimenti e delle intenzioni di chi lo circonda, totalmente perso e azzerato prima nell'amore per Polina, poi dal gioco della roulette che ne risucchia gli ultimi barlumi di ragionevolezza e lucidità.
Ho letto tra i commenti precedenti che il titolo non sembra accordarsi pienamente con la storia narrata, e durante la lettura ho avuto anch'io questa impressione. Ho provato inizialmente a giustificare il titolo pensando che l'appellativo del giocatore fosse da attribuire anche al modo in cui il protagonista Aleksej "gioca" le sue carte per conquistare Polina, ma poi ho dovuto ricredermi su tutto. Per rendere meglio l'idea di ciò che voglio dire e di ciò che ho provato alla fine del libro, mi è venuto in mente un concetto di psicologia, espresso da un test sull'attenzione selettiva abbastanza famoso, e che vi propongo nel link qui sotto, se non lo avete mai visto. Le istruzioni sono in inglese, ma sono molto semplici: dovete riuscire a contare quante volte i giocatori
vestiti di bianco si passano la palla fra loro. Se non lo avete mai visto, vedete direttamente il video senza leggere prima i commenti o cercare informazioni a riguardo.
https://www.youtube.com/watch?v=IGQmdoK_ZfY
Nell'avviarmi verso la fine, e poi riflettendo a posteriori, mi sono reso conto che Dostoevskij non stava descrivendo la figura del giocatore in sé, quanto piuttosto il percorso ed i meccanismi che portano a diventare tale, inserendoli nella cornice di vicende quotidiane che, nel succedersi come un tornado, si portano in primo piano sollevando un polverone di elementi che noi lettori cerchiamo di cogliere e mettere insieme focalizzando su questi la nostra attenzione, senza badare a ciò che in realtà sta accadendo al protagonista. Come lo stesso Aleksej, anche noi non ci rendiamo conto della trasformazione che si sta sviluppando dentro di lui, sottovalutiamo la sua condizione di fragilità, di vulnerabilità, di instabilità, e i piccoli segnali del cambiamento in atto, mentre lentamente, passando pazientemente per gradi, la dipendenza dal gioco fa il suo corso e comincia a serpeggiare silenziosa nella mente e nell'animo del protagonista, fino ad impossessarsi completamente di lui. Il finale, quando la bufera degli eventi si disperde, il polverone svanisce e la trasformazione del protagonista si palesa ormai limpida e compiuta, mi ha lasciato di stucco e mi ha portato a capire che, come nel video sull'attenzione selettiva tendiamo a concentrarci sui passaggi della palla ignorando ciò che accade intorno, mentre leggiamo questo romanzo tendiamo a focalizzarci sulla storia, sugli sviluppi, sui personaggi, sulle loro intenzioni e sui loro comportamenti, perdendo però di vista alcuni importanti elementi di fondo (o per lo meno, per me è stato così). Nel video si trattava dell'invasione di campo del gorilla, del cambiamento di colore della tenda e dell'uscita di scena di un giocatore, nel romanzo si tratta della lenta e progressiva invasione di "mente" della dipendenza dal gioco, della conseguente trasformazione di colore della vita del protagonista e dell'uscita di scena di ogni pensiero, sentimento o prospettiva di vita che non coincidano con il gioco d’azzardo, che alla fine risucchia l’essenza stessa del protagonista e lo trascina sull'orlo del baratro. È così che alla fine sono rimasto spiazzato, sorpreso come quando il video ti chiede se hai notato il gorilla, la tenda e il giocatore e tu non ci hai fatto caso, ma ormai le cose hanno fatto il loro corso, e per quanto il romanzo lasci la conclusione in sospeso, non posso che essere pessimista a riguardo.
Non posso esprimere un parere più ampio e più critico non avendo ancora letto quelli che vengono considerati i capolavori di Dostoevskij.
Il giocatore forse non si può considerare una sua opera maggiore, sarebbe certamente potuta essere ben più corposa e maggiormente sviluppata sotto il profilo psicologico, storico e sociale, ma a me è piaciuta, mi ha soddisfatto, l'ho trovata decisamente diversa e più interessante dei romanzi del suo primo periodo che ho avuto modo di leggere.