E’ stato un libro che alla lunga mi ha sfiancato, i capricci di queste dame di inizio ‘800 e l’ambiguità e doppiezza di comportamento di Julien si sono dimostrati alla fine insopportabili.
Il romanzo, il cui titolo trovo la cosa più riuscita, è vero che offre anche una veduta di carattere politico sociale dell’epoca, ma questa componente rimane soffocata in un insieme costituito da troppo fastidioso sentimentalismo.
Ho trovato piacevoli quei punti in cui Stendhal si insinua come autore nelle pagine del racconto, e rompendo la monotonia della narrazione si espone con stupenda efficacia. Qui ad esempio:
(E qui l’autore avrebbe voluto far seguire una pagina di puntini. “Sarebbe di cattivo gusto - dice l’editore, -e per un’opera così frivola il cattivo gusto è la morte.” “La politica - risponde l’autore – è una pietra al collo per la letteratura, e in meno di sei mesi la fa colare a picco. La politica, nel campo dell’immaginazione, è come un colpo di pistola in un concerto: un rumore lacerante ma senza efficacia. Non si accorda con il suono di nessuno strumento. Questa politica offenderà terribilmente una metà dei lettori, e annoierà l’altra, che ne ha avuto notizia in modo ben più dettagliato ed energico nel giornale del mattino...” “Se i vostri personaggi non parlano di politica –riprende l’editore – non sono dei francesi del 1830, e il vostro libro non è più uno specchio, come voi pretendete...”.)
Il romanzo, il cui titolo trovo la cosa più riuscita, è vero che offre anche una veduta di carattere politico sociale dell’epoca, ma questa componente rimane soffocata in un insieme costituito da troppo fastidioso sentimentalismo.
Ho trovato piacevoli quei punti in cui Stendhal si insinua come autore nelle pagine del racconto, e rompendo la monotonia della narrazione si espone con stupenda efficacia. Qui ad esempio:
(E qui l’autore avrebbe voluto far seguire una pagina di puntini. “Sarebbe di cattivo gusto - dice l’editore, -e per un’opera così frivola il cattivo gusto è la morte.” “La politica - risponde l’autore – è una pietra al collo per la letteratura, e in meno di sei mesi la fa colare a picco. La politica, nel campo dell’immaginazione, è come un colpo di pistola in un concerto: un rumore lacerante ma senza efficacia. Non si accorda con il suono di nessuno strumento. Questa politica offenderà terribilmente una metà dei lettori, e annoierà l’altra, che ne ha avuto notizia in modo ben più dettagliato ed energico nel giornale del mattino...” “Se i vostri personaggi non parlano di politica –riprende l’editore – non sono dei francesi del 1830, e il vostro libro non è più uno specchio, come voi pretendete...”.)