Dopo di lui niente è stato come prima, non in letteratura per lo meno.
Celine non voleva fare lo scrittore, non sentiva l’urgenza della parola scritta. Non gli dava alcun sollievo battere sui tasti. Disse che Viaggio al termine della notte fu scritto perché voleva comprarsi una casa. Abbassò la letteratura al livello degli altri passatempi, perché l’uomo, anche nella sua essenza, è nulla. Fare l'ortolano, pescare, mangiare fragole o scrivere libri sono sintomi della stessa incurabile malattia: la vita.
Già Leopardi disse che il destino dell’uomo è talmente misero che basterebbe lui solo per darci l’istinto dell’abbraccio. Siamo naufraghi su una barca in mezzo a una tempesta senza speranza, ma nonostante questo riusciamo a sgozzarci l’un l’altro, per il potere, per i soldi, per il niente che rappresenta tutto questo. Celine ci racconterà il suo stupore di fronte al male che gli uomini possono fare per nulla e nel nulla. Un viaggio terribile al termine di una notte senza fondo.
I soloni che fanno la ruota come i pavoni, autoreferenziali fino al punto da nominarsi critici letterari in perfetta autonomia (e solitudine), criticano Celine per il suo filo nazismo. Molti di loro non avranno manco letto Voyage au bout de la nuit. E se l’hanno letto non l’hanno capito. Viaggio al termine della notte è il romanzo più pacifista che sia mai stato scritto, tra le righe si respira una richiesta di pace per l'assurdo che rappresenta il suo contrario e non in base ad un’etica superiore che avrebbe dovuto guidare la razza umana. Celine vedeva la pace come l’unico rimedio alla notte nella quale ognuno di noi sprofonda appena esce dall’utero materno.
E lo fa in un momento in cui la prosopopea nazionalista è in voga ovunque. La guerra era un fuoco necessario al ringiovanimento, alla rivoluzione, all’abbondanza, allo sviluppo dell’economia, al prosperare della borghesia, dell'aristocrazia, del proletariato.
Essere filo nazisti negli anni ’30 non significava nulla. Molti, come Celine, ci sono caduti e di certo lui si augurava un franco-germanesimo che avrebbe, secondo il suo punto di vista, tirato fuori il meglio dall'Europa. E, forse, dal punto di vista prettamente culturale non aveva tutti i torti.
Celine era un folle solitario che si chiuse nella propria casa di Meudon. Gallimard gli chiese il motivo per cui avesse accettato la sua intervista, gli chiese se il motivo fosse lo stesso che lo spingeva a scrivere. Se c’era un’urgenza. Di raccontare, di esternare o di altro tipo metafisico, come solo l’uomo dotato di animo superiore può.
Perché mi pagate, rispose Celine, avendo cura che il proprio pappagallo non uscisse dalla finestra.