Eliot, George - Il mulino sulla Floss

Minerva6

Monkey *MOD*
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Ecco alcune parti che avevo segnato:
«Io sono stata molto più felice» disse alla fine timidamente «da quando ho smesso di pensare a ciò e che era facile e piacevole, e di sentirmi amareggiata perché non potevo avere ciò che volevo. La nostra vita ci è predestinata. E lo spirito si libera allorché rinunciamo a desiderare, e non pensiamo più che a sopportare quanto ci è toccato in sorte, e a fare quanto ci è assegnato.»

Così intimamente legate sono queste nostre vite, che gli uomini hanno da scontare a vicenda i loro peccati; così inevitabilmente diffusiva è la sofferenza umana, che perfin la giustizia fa le sue vittime, né si può concepire un castigo che non si estenda di là dal suo obiettivo in una propagazione di immeritati patimenti.

Nella agitazione medesima che accompagna i primi colpi della sventura, c'è qualche cosa che sostiene, così come una sofferenza acuta è spesso uno stimolo, e produce un eccitamento, che dà una forza passeggera.

Proprio nel momento in cui pare che la nostra risoluzione stia per diventare irrevocabile, e le fatali porte di ferro siano sul punto di richiudersi su di noi, ecco che la nostra forza è messa alla prova. Allora, dopo ore di ragionamenti chiari e di convincimenti fermi, ci attacchiamo a un sofisma qualunque, che frustrerà le nostre lunghe lotte, e ci porterà a quella disfatta che amiamo più della vittoria.

«Volete trovare una sorta di rinunzia che v'offra un rifugio dal dolore. E io vi ripeto ancora che contro il dolore non c'è scampo, fuorché nel pervertire o nel mutilare il proprio carattere. Che sarebbe di me, s'io tentassi di sfuggire al dolore? Disprezzo e cinismo sarebbero il mio solo oppio, a meno ch'io potessi cadere in una sorta di orgogliosa follia, e fantasticassi d'essere il favorito del Cielo, dal momento che non sono un favorito degli uomini.»
 
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