McCourt, Frank - Le ceneri di Angela

kikko

free member
Bellissimo libro, mi è piaciuto molto. mi ha fatto infuriare il padre di Francis che lascia morire di stenti la famiglia, mi ha intristito la rassegnazione della madre, mi ha scosso la perdita della sorellina e dei gemelli, mi ha fatto sorridere l'ingenuità di Francis. Ho sognato e sperato con lui pagina dopo pagina. Se siete in cerca di emozioni questo è il libro giusto
 

GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
Membro dello Staff
Un libro doloroso e commovente che ti fa penare assieme al piccolo protagonista, prudere le mani per la follia sconsiderata del padre inetto e vivere l’angoscia quotidiana della povera Angela. Lo stile mi ha fatto sorridere più di una volta, così diretto, arzigogolato come solo un bambino sarebbe capace di fare e senza virgole che facciano “respirare”. La cosa che mi ha fatto impressione è stato leggere quanto la religione cattolica condizionasse la psicologia di un bambino irlandese di quegli anni. Quanto profondamente gli venisse inculcato il senso del proibito, del peccato mortale, dell’offesa a Dio.
Un gran bel libro, a tratti ironico e strappa-sorriso, eppure così triste e doloroso.
 
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velvet

Well-known member
Un libro molto interessante perché autobiografico, se la vita dell'autore è stata questa (pur romanzata) tanti complimenti per essere riuscito ad arrivare dov'è.
Il pregio maggiore di McCourt è quello di raccontare tutta la storia dalla prospettiva di un bambino, con molta ironia e nessun pietismo, riuscendo a rendere leggeri avvenimenti veramente tragici. Il lato negativo è invece lo stile scarno, povero quanto sono poveri i protagonisti: per circa 200 pagine è quasi come leggere il tema di un bambino delle elementari, inoltre avrei tagliato qua e là situazioni piuttosto ripetitive... :BLABLA
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Qual è il limite alla povertà? Quando si può davvero dire di aver toccato il fondo della miseria? Leggendo questo romanzo autobiografico sembrerebbe proprio che non ci sia fondo all'ingiustizia ed alla sfortuna dell'uomo. Ormai adulto ed al sicuro in America, Frank McCourt ci racconta la sua infanzia ed adolescenza con gli occhi e con le parole di un bambino nato in America da genitori irlandesi, trasferitosi in Irlanda con tutta la famiglia, un ragazzino che ha visto morire i suoi fratelli di fame e di stenti, un ragazzo dei vicoli abituato a fare di tutto per sopravvivere e inseguire il suo sogno: tornare in America. Un racconto straziante di povertà, stenti, rifiuto e porte sbattute in faccia da chi avrebbe dovuto accogliere, alcoolismo, sopraffazione, incapacità di rimboccarsi le maniche e rialzare la testa… il tutto raccontato con un'ironia commovente che a tratti fa ridere e a tratti tocca nel profondo. "Le ceneri di Angela" è un libro angosciante e tristissimo che racconta l'estremo: l'estrema povertà, l'estremizzazione dell'ideale patriottico, la divisione della fede in fazioni, l'estremo abbrutimento di uomini e donne incapaci di reagire e di non soccombere. Se devo essere sincera, avrei tagliato qua e là qualche scena ripetitiva che non fa altro che appesantire un racconto già non leggero di suo… tuttavia questo è un libro che consiglio, non foss'altro che per il fatto che, anche attraverso un libro, anche tramite il racconto delle sventure altrui, bisogna imparare dagli errori, di qualunque natura siano.
 

IreneElle

Member
"Ripensando alla mia infanzia, mi chiedo come sono riuscito a sopravvivere. Naturalmente è stata un'infanza infelice, sennò non ci sarebbe gusto. Ma un'infanzia infelice irlandese è peggio di un'infanzia infelice qualunque e un'infanzia infelice irlandese e cattolica è peggio ancora".
Così parte il bellissimo libro Le ceneri di Angela di Frank McCourt su cui avevo delle titubanze per due motivi: parla di povertà (non che la tematica mi disturbi ma temevo un libro-lagna) e secondo, ma non meno importante motivo, la voce narrante è un bimbo. Felice di essere stata smentita alla primissima pagina in cui Frank fa capire come condurrà la narrazione. La sua è la storia di una famiglia che ritorna in patria, in Irlanda, dall'America quando lui ha solo 4 anni insieme ai suoi fratelli più piccoli. E' la storia di una povertà estrema: niente da mangiare per giorni, il pavimento duro e gelido al posto di un letto e se il letto c'era era pieno di zecche e pulci, le morti di ben tre fratellini per gli stenti e la tisi.

"Da ottobre ad aprile i muri di Limerick luccicavano di umidità. I vestiti non si asciugavano mai; i cappotti di lana e tweed ospitavano organismi viventi e a volte ci cresceva una vegetazione misteriosa."
Ed ancora: "...io che a Limerlick ci sono cresciuto, giù a Irishtown, che là le pulci ce n'erano così tante e sfacciate che ti si mettevano sedute sulla punta dello scarpone a discutere della dolorosa storia d'Irlanda", poi c'è il padre alcolizzato che non sa tenersi un lavoro e che spende tutta la paga o il sussidio in birre e che sarà la rovina di questa famiglia disgraziata "Io penso che mio padre sia come la santa Trinità e abbia dentro di sè tre persone: quella della mattina con il giornale, quella della sera con le storie e le preghiere e quella che la combina grossa, torna a casa con la puzza di whiskey e vuole che moriamo per l'Irlanda".
A ciò si aggiungono i parenti acidi, i maestri violenti ed i preti boriosi eppure nelle parole di Frank non c'è mai piagnisteo o vittimismo. Mai. Quanta tenerezza muovono le pagine in cui il piccolo autore, ritornato a casa dopo una lunga degenza a causa del tifo che stava per ammazzarlo e causata dal fatto che accanto alla sua abitazione vi era l'unico cesso di tutto il vicolo infestato da topi ed insetti, si dispiace di non essere più in ospedale dove c'era un letto, delle lenzuola pulite ed un pasto caldo ogni giorno.

"La camicia con cui vado a dormire è la stessa con cui vado a scuola e che porto tutti i giorni. E' la camicia per giocare a calcio, per scavalcare i muri, per rubare nei frutteti. Con quella camicia ci vado a messa e alla Confraternita e la gente annusa l'aria e si scansa".
Insomma è un libro che mi ha appasionato non per le vicende in sè ma per come sono state narrate, perchè mi ha fatto scoprire qualcosa in più dell'Irlanda e mi ha permesso di mettere a paragone la loro povertà con quella della nostra Italia negli stessi anni. La differenza sostanziale credo sia nel fatto che anche quì si crepava di fame e i bimbi anche quì morivano di tisi, polmonite e stenti ma i padri ubriaconi erano eventi eccezionali (dai racconti di Frank gli irlandesi erano così quasi tutti).
 
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