Woolf, Virginia - Una stanza tutta per sè

estersable88

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Metà saggio, metà racconto, "Una stanza tutta per sé" è una controversa presa di posizione sulla condizione femminile, scritta in un periodo (fine anni 20) in cui l'argomento era molto spinoso e dibattuto.
Virginia Woolf prende le mosse dal tema – scarno e lapidario, perciò infido – che le è stato affidato nelle conferenze a cui deve relazionare: "Le donne e il romanzo". Dopo una profonda riflessione, Virginia è giunta alla conclusione che una donna, per scrivere romanzi, deve avere denaro e una stanza tutta per sé. Piuttosto che fornire al lettore quest'assunto come se fosse una verità, l'autrice preferisce rifare con lui il percorso che l'ha condotta a questa conclusione e per farlo deve spogliarsi della sua personalità ed identità e rendersi anonima: non è Virginia che parla, ma una qualsiasi donna, una donna che, per esempio, si trovi a camminare nei pressi di una nota università. Tutto in questo libro è una metafora: l'università è l'origine dell'esclusione della donna dalla letteratura e quindi, in un certo senso, anche dalla società. La protagonista del libro non può visitare l'università se non è accompagnata da un uomo; è ridotta al silenzio perché la società in cui vive è patriarcale, maschilista e questo silenzio carico di rabbia passa anche dal linguaggio.
Questi, in estrema sintesi, sono alcuni dei concerti d'avanguardia che Virginia Woolf espone ed analizza in quest'opera. Una lettura estremamente interessante e a suo modo attuale, sebbene non sempre agevole.
 
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