Huxley, Aldous - Il mondo nuovo

velmez

Active member
il libro mi è piaciuto molto, anche se ho trovato lo stile un po' discontinuo (c'è un capitolo verso l'inizio che ha un montaggio alternato molto cinematografico, ma da leggere l'ho trovato piuttosto impossibile!!).
Interessantissimo, poco paragonabile a 1984 a mio parere (che si rifa a situazioni effettivamente già sperimentate e più "probabili")... credo che se esistesse una droga tipo il "soma" un mondo del genere ne verrebbe di conseguenza... :paura:
 

velvet

Well-known member
Letto in Gdl senza troppe aspettative perchè non è un genere che apprezzo particolarmente ma invece, dopo un impatto un po' forte iniziale, mi è piaciuto molto.
L'apice del romanzo sta nel confronto tra il selvaggio e Mustafa Mond in cui le due 'versioni' della vita vengono confrontate dalle uniche persone che in qualche modo conoscevano entrambe.
Arte, scienza... mi sembra che abbiate pagato un prezzo considerevole per la vostra felicità dice il selvaggio. In effetti il nuovo mondo è frutto di un compromesso: perdere sentimento, passione, individualità, a favore di felicità, nel senso di appagamento, tranquillità, assenza di violenza, dolore e sofferenza.
Ovviamente credo che tutti siamo concordi a dire che il risultato del nuovo mondo è orribile, ma viene da chiedersi se è possibile riuscire a trovare il compromesso giusto, l'equilibrio che riesca ad eliminare le cose orribili del nostro mondo (dolore, violenza, guerra, soprusi) senza approdare ad una realtà così manipolata, predeterminata e annullatrice. :boh:
 

isola74

Lonely member
Anche io faccio parte del gruppo che non apprezza particolarmente la fantascienza, ed infatti ho approfittato del GdL per leggerlo...
e contro ogni logica, direi che l'ho trovato molto... "concreto".
Specie i capitoli iniziali, con le descrizioni della fabbrica in cui si costruiscono i diversi livelli di "umanità" , sono -purtroppo- molto attuali.
Concordo con velvet: la parte più significativa - e più interessante- del romanzo è quella del confronto tra il selvaggio e Mustafa Mond, che è il confronto tra i due mondi. In alcuni punti sembra che il "nostro" mondo abbia il sopravvento (lameno nel dialogo)... Mustafa ad un certo punto ammette:

Si direbbe che sta per essere sgozzato» disse il Governatore mentre

la porta si richiudeva. «Invece, se avesse il minimo buon senso,
capirebbe che la sua punizione è in realtà una ricompensa. Lo si manda
in un'isola. E' come dire che lo si manda in un posto dove incontrerà
la più interessante società di uomini e di donne che si possa mai
trovare al mondo. Tutta gente che, per una ragione o per l'altra, ha

preso troppo coscienza del proprio io individuale per adattarsi alla
vita in comune. Tutta gente che non è soddisfatta dell'ortodossia, che
ha delle idee indipendenti, sue proprie. Tutti coloro, in una parola,
che sono qualcuno. Quasi quasi vi invidio, signor Watson.»

Ma, essendo il Governatore, ha degli obblighi "istituzionali" e non può più tornare indietro....:??
Purtroppo anche "il selvaggio" sa che non può tornare indietro, e nel suicidio trova l'unica via di salvezza....
il finale non mi ha entusiasmata, ma immagino fosse l'unico possibile:boh:
 

isola74

Lonely member
Citazioni! 1

A parte il pezzo che ho trascritto sopra, ho trovato molti spunti interessanti nel libro:

'Io sono io, e vorrei non esserlo.'
La coscienza di sé era in B. acuta e dolorosa.... e può esserlo anche oggi...


Le parole possono essere paragonate ai Raggi X; se si usano a dovere, attraversano ogni cosa. Leggi, e ti trapassano.
...verissimo!!!!


L'organo odoroso eseguiva un Capriccio d'Erbe deliziosamente fresco.
Arpeggi gorgoglianti di timo e lavanda, di rosmarino, basilico, mirto, artemisia; una serie di audaci modulazioni attraverso tutti i toni delle spezie sino all'ambra grigia, e una lenta marcia inversa sino al legno di sandalo, la canfora, il cedro e il fieno tagliato di fresco (con tocchi sottili qua e là di note discordanti: un'ondata di pasticcio di rognone, il più leggero accenno di concime di porco) per ritornare agli aromi semplici coi quali il pezzo aveva cominciato. Le ultime note del timo si spensero; seguì un fragore di applausi; le luci si riaccesero.
Mi hanno incuriosito molto il cinema e il giornale "odorosi" e questa descrizione mi è piaciuto moltissimo :D

E' proibito, sapete. Ma siccome io faccio le leggi, qui, posso anche violarle. Con impunità, signor Marx» aggiunse volgendosi a Bernardo.
«Mentre temo che voi non lo possiate.»

Tutto il mondo è paese :) anche il mondo nuovo!
 

isola74

Lonely member
Citazioni!! 2

Il Selvaggio scosse la testa. «Tutto questo mi sembra assolutamente orribile.»

«Si capisce. La felicità effettiva sembra sempre molto squallida in confronto ai grandi compensi che la miseria trova. E si capisce anche che la stabilità non è neppure emozionante come l'instabilità. E l'essere contenti non ha nulla d'affascinante al paragone di una buona lotta contro la sfortuna, nulla del pittoresco d'una lotta contro la tentazione, o di una fatale sconfitta a causa della passione o del dubbio. La felicità non è mai grandiosa.»
:BLABLA... temo sia-nonostante tutto- vero......

L'Ufficio Invenzioni rigurgita di progetti per risparmiare la mano d'opera. Ce n'è migliaia.»
Mustafà Mond fece un largo gesto: «E perché non li mettiamo in esecuzione? Per il bene dei lavoratori; sarebbe pura crudeltà infliggere loro un riposo eccessivo. E' lo stesso con l'agricoltura. Noi potremmo fabbricare sinteticamente anche la minima particella dei nostri alimenti, se volessimo. Ma non lo facciamo; preferiamo lasciare un terzo della popolazione alla terra. Per il suo stesso bene, perché si richiede maggior tempo per ottenere degli alimenti dalla terra che da un'officina. D'altra parte dobbiamo pensare alla nostra stabilità.

... in un certo senso.... ache lì.... il lavoro nobilita l'uomo....



Allora voi credete che Dio non ci sia?»

«No, io credo che molto probabilmente ce n'è uno.»

«Allora perché...»
Mustafà Mond lo fermò. «Ma egli si manifesta in modi differenti ai diversi uomini. Nei tempi premoderni si manifestava come l'essere che è descritto in questi libri. Adesso...»
«Come si manifesta adesso?» domandò il Selvaggio.
«Ecco, si manifesta come un'assenza; come se non esistesse del tutto.»
«Questa è colpa vostra.»
«Dite che è colpa della civiltà. Dio non è compatibile con le macchine, con la medicina scientifica e con la felicità universale. Bisogna fare la propria scelta. La nostra civiltà deve tener questi libri chiusi nella cassaforte.
............................................

Ma io non ne voglio di comodità. Io voglio Dio, voglio la poesia, voglio il pericolo reale, voglio la libertà, voglio la bontà. Voglio il peccato.»
«Insomma» disse Mustafà Mond «voi reclamate il diritto di essere infelice.»
«Ebbene, sì» disse il Selvaggio in tono di sfida «io reclamo il diritto d'essere infelice.»
«Senza parlare del diritto di diventar vecchio e brutto e impotente; il diritto d'avere la sifilide e il cancro; il diritto d'avere poco da mangiare; il diritto d'essere pidocchioso; il diritto di vivere nell'apprensione costante di ciò che potrà accadere domani; il diritto di prendere il tifo; il diritto di essere torturato da indicibili dolori d'ogni specie.»
Ci fu un lungo silenzio.
«Io li reclamo tutti» disse il Selvaggio finalmente.
:HIPP:HIPP
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Il mondo di Huxley è un mondo edulcorato, senza particolari eccessi, senza violenza o guerra, un mondo dove il controllo delle nascite e la realizzazione di caste ben definite che rispettino i ruoli sociali è al centro di questa dittatura soft, eugenetica. Molto british come immaginazione distopica ma molto vicina al reale tanto che sembra di esserci dentro a quello che l'autore aveva ipotizzato. Romanzo coinvolgente, interessante, ricco di spunti e sfumature, da prendere come riferimento.
 

Marzati

Utente stonato
Il mondo nuovo è annoverato fra i libri fondamentali del genere distopico, e non posso che riconoscerne le motivazioni. Non mi fermerò sulla descrizione della società inventata da Huxley, cosa che è già stata fatta tante volte e anche meglio di quanto io possa fare; preferisco scrivere di una cosa che mi ha colpito: qui mi pare, ancor più che nella società descritta per esempio in 1984, d’esser davanti ad una utopia. Oltre a sembrare molto meno dura la morsa della società sul singolo*, mi sembra evidente una cosa: la felicità. L’uomo finalmente vive in condizioni dignitose e, anche i più umili, sono condizionati per gioire del proprio lavoro, del proprio status, etc…
Ne consegue, e questo diviene particolarmente lampante nel dialogo fra il “selvaggio” e Mond, che Huxley quasi propone la consapevolezza della rinuncia: l’uomo è finalmente prospero e felice, finalmente non teme né soffre la fame, la guera, la morte, la vecchiaia e via discorrendo, ma tutto ciò, da tanti agognato e desiderato, può avvenire solo al grande costo di perdere la libertà anche del proprio essere e sentire. E, con questa ottica, sia la felicità che la libertà assumo un valore diverso agli occhi del lettore, a me la cosa ha abbastanza spiazzato. Voi, posto che di fatto la decisione è stata imposta ai protagonisti del libro, cosa scegliereste potendo decidere, libertà o felicità?

*per quanto essa rimanga ferrea e, probabilmente, anche più profonda vista la manipolazione attiva e continua condotta ancora prima della nascita.
 
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