Considerato secondo alcuni la continuazione ideologica di delitto e castigo, questo romanzo è uno straordinario anticipatore dei drammi e dei conflitti della nostra epoca. C'è tutto Dostoevskij, nei contrasti tra il terreno e il religioso, tra sacro e profano, nella scabrosità del delitto e del suicidio, negli sviluppi delle malattie mentali, nei personaggi, così ben delineati, profondi, e così numerosi, tanto da tessere una trama fittissima e a tratti non pienamente compresibile. L'elemento di novità che contraddistingue i demoni è senza dubbio il tema politico, mai così approfondito nelle altre opere. E' chiara la posizione di Dostoevskij, chiarezza rimarcata anche nel titolo dell'opera, nei riguardi delle avanguardie rivoluzionarie della Russia della fine dell'800. I demoni non sono altro che gli antenati dei nostri terroristi, in cui la corruzione religiosa o ideologica sfocia in moti rivoluzionari che mai cambieranno la realtà.
Mi piace come El tipo descrive questo libro, ha reso bene l'idea. Avevo letto qualcosa di Dostoevskij ma aprendo questo, mi è parsa molto diversa la sua scrittura, inoltre è una delle ultime opere dell'autore e secondo me una delle più elaborate.
Questi demoni che emergono in un clima apparentemente conservato e borghese, sono le vere anime dei protagonisti, quegli stessi porci posseduti che si buttano nel precipizio, ed ogni personaggio del racconto infatti, tramite le sue stesse azioni e convinzioni, finirà col distruggersi allo stesso modo.
Kirillov è senza dubbio il personaggio che mi ha attratto di più, con il suo ateismo e la volontà di voler dimostrare a tutti i costi le sue convinzioni, volendo togliersi anche la vita. Stavroghin invece rimane per me una figura misteriosa, diviso tra la violenza verso se stesso e gli altri e una strana moralità: è quello che ho capito meno. Verchovenskij invece è il classico pazzo ma furbo leader che, nascosto nell'ombra, raduna le persone intorno a sè adulandole, ingannandole e facendogli credere di inseguire l'idea giusta e rivoluzionaria. Sciatov non diventa che una vittima degli eventi, un personaggio che verso la fine del libro sembra trovare pace nella sua vita, ma che non può fuggire l'inesorabile sorte che spetta a tutte le persone coinvolte nell'organizzazione.
Ho faticato a iniziare questo libro perché all'inizio mi pareva assolutamente privo di ''demoni'', ma poi la serie di eventi accompagna verso qualcosa di più intricato e pieno di lati oscuri, fino a condurre, quasi verso la fine, a uno scenario violento fatto di omicidi che segnano il passato e il presente (di futuro rimane poco) dei protagonisti.
Che dire, non ho letto tutti i suoi libri, ma questo rimane una denuncia grande e palese del lavoro di Dostoevskij.