Le tematiche che l’autore affronta in questo romanzo riflettono le contraddizioni di una generazione degli anni ’20 in America (ma adattabile ad altre epoche e paesi) interessata solo ad interpretare il ruolo di attore sul palcoscenico del grande mito americano. La vita modaiola, apparentemente festosa e sfavillante, nasconde in realtà un grande vuoto interiore dei personaggi. In questo senso sono emblematiche, secondo me, due considerazioni fatte dell’io narrante (testimone degli eventi e, contemporaneamente, occhio che segue gli stessi con un certo distacco). La prima racchiude tutta l’essenza della natura di Jay Gatsby …….”……mi ero accorto con grande delusione che aveva poco da dire. Così la mia prima impressione, che questo personaggio avesse in sé qualcosa di impreciso ma notevole, si era pian piano dileguata, e Gatsby era diventato semplicemente il proprietario di una casa molto vistosa vicino alla mia”. Laseconda raffigura bene la superficialità dell’altro personaggio-chiave, Daisy (molto antipatica ……assolutamente d’accordo con Darida!!!) ……”Perché Daisy era giovane e il suo mondo artificiale odorava di orchidee ed echeggiava di snobismo spensierato e giocondo e di orchestre che davano il ritmo dell’annata, assommando in nuovi motivi la tristezza e la suggestione della vita”.
Le debolezze e meschinità dell’animo umano così come il grande senso di tristezza e di solitudine sono descritte come l’inevitabile risultato di un mondo materialista, in cui si da valore solo al successo e alla ricchezza........e questi argomenti sono, secondo me, accennati ed esposti con una prosa molto scorrevole………ma, alla fine, questo romanzo non lascia grandi impressioni (almeno a me non le ha lasciate)……si legge velocemente (soprattutto dopo i primi capitoli) ma sia a livello di contenuti che come tipizzazione dei personaggi……..a me non ha coinvolto affatto.
Mi associo alle valutazioni finali di Palmaria……..voto 3/5.