Il punto è che non sopporto che tutto si riduca sempre e comunque a feste nella villa in città o quella in campagna (o nella tenuta di lui con 500.000 acri di campagna... che chissà chi la coltiva!) in cui l'unico obiettivo di queste devociche eroine (fatemi passare la citazione di arancia meccanica) è farsi impalmare da un ricco belloccio, facendosi 300 milioni di dubbi e scrupoli se la scelta debba cadere su quello schifosamente ricco e belloccio o su quello straschifosamente ricchissimo e bellino. In un periodo storico in cui, direi, la gente non se la passava benissimo, trovo tutto questo vuoto cicaleccio aristocratico di jane austen davvero irritante.
:ad:
Quando sei un adolescente di tredici anni hai due possibilità. O sei sopraffatto dal testosterone che impone di passare ogni singolo giorno a giocare a calcetto o sei un sognatore. Non sentendo neanche lontanamente il richiamo del pallone, ero un sognatore, dei peggiori però: ero il sognatore delle favole. E diciasette anni dopo posso dirlo a gran voce: è tutta volpa di Jane Austen.
Poche pagine come quelle di Orgoglio e Pregiudizio o Ragione e Sentimento sono in grado di coinvolgere la mente il cuore e i brufoli di un adolescente non troppo dedito allo sport. Quelle pagine sono come una trappola: se poco cominciano a piacerti, ecco che rimani impigliato in un mondo fatto di feste banali, trine e merletti, ma mai, mai superficiale.
Quel torrente impetuoso di discorsi verbosi riesce a farti entrare all’interno della mente dei memorabili personaggi creati dalla Austen. Immagini vivide nel cervello del lettore pronte a regalarci una lezione importantissima: l’amore romantico e Mr. Darcey esistono. Peccato mentano spudoratamente. Sì, perche Jane Austen ha avuto una grande colpa: ha creato delle aspettative altissime su intrattenimenti, come una semplice passeggiata in campagna, una visita ai vicini o una chiacchierata accanto al pianoforte, qualcosa di eccezionale è sempre in procinto di accadere. Tipo? Tipo incontrare l’uomo della tua vita, naturalmente.
La Austen si è macchiata di un atroce crimine facendo credere che la nostra anima gemella è lì che vaga nei boschi ed è pronta ad abbandonare la frenesia della città alla ricerca dei veri valori della campagna, tipo organizzare feste e raduni agresti e coinvolgere il vicinato. Ci ha insegnato ad andare contro le convenzioni sociali e a seguire le nostre passioni dandoci lei per prima l’esempio: in un epoca in cui la massima realizzazione della donna era fare la mantenuta, Jane lavorava, si guadagnava da vivere con la scrittura e non si è mai sposata (vorrà dire qualcosa questo, o no? Dov’è il tuo Darcey, signorina Austen? Eh?).
Ma non si è certo fermata qui, l’amica Austen. Ha traumatizzato intere generazioni di adolescenti con la passione per i balli e relativo imbellettamento preballo (che poi, dico io, chi ci è mai andato ad un ballo?) facendoci credere contro ogni stereotipo, l’assurdo: i belli ballano. E hanno pure sentimenti profondi, talmente tanto profondi che presto o tardi cadranno in errore e allora tu, persona compassionevolissima e aperta al prossimo, sei lì, a fare la crocerossina, pronta a dare una seconda chance. Anche se nel frattempo lui si è invaghito di un’altra e ha quasi sfiorato il matrimonio, che importa? Ci ha insegnato a non giudicare da stupide azioni, ad andare oltre, a guardare nel profondo dell’anima gemella e a perdonarla. Più di ogni altra cosa, Jane ci ha voluto dare due lezioni fondamentali: che una storia d’amore può cominciare in modo romantico e che non importa dove tu sia, anche se sei nascosta in fondo alla sala, perché sei meno coordinata di una scimmia epilettica e sei vestita di merda, lui sarà lì, ti noterà, si avvicinerà e ti apprezzerà per quella che sei, senza notare l’alone che hai sotto l’ascella e l’apparecchio per i denti.
Ci ho messo quindici lunghi anni a capire che la causa dei miei fallimenti amorosi non erano le mie camicie, ma l’ideale romantico che avevo mutuato dalla Austen. Cioè Jane davvero volevi farmi credere che un Darcey tutto pulitino e pure scorbutico e un tantino stitico emotivamente poi trova davvero l’amore della sua vita e si trasforma in un eroe romantico? O che vale la pena aspettare un tizio per otto anni come fa la protagonista di Persuasione? O che ogni volta che una ragazzotta di campagna esce a fare una passeggiata tra i boschi sbuca fuori un uomo bello, affascinante e single che poi ti ama anche se sei cozza e insignificante?
A vederlo oggi, quelle eroine tutte votate al matrimonio col primo pretucolo di campagna che capita a tiro, sembrano uscite fuori da un convegno di Comunione e Liberazione. Quello che la Austen non sapeva mentre scriveva non era tanto il fatto che avrebbe rovinato la mia vita, ma che nel corso del tempo avrebbe subito talmente tante evoluzioni che l’avrebbero poi portata ad essere la capostipite di una ben più grande piaga letteraria, la letteratura post-femminista per pollastrelle. Da Emma a Il diario di Bridget Jones, da Mr. Darcey di Orgoglio e pregiudizio a Mr. Big di Sex and the city. Sweet Jane.