Ammaniti, Niccolò - Come Dio comanda

cloud83

New member
non ho mai letto libri del genere... mi spiego meglio... non credevo di poter amare uno come Ammaniti. Avevo già letto altri 2 libri suoi ed inspiegabilmente me ne sono innamorata... è una scrittura essenziale, senza troppi giri di parole o psicologie dei personaggi. Lui lascia molto al lettore l'interpretazione dei suoi personaggi. Come Dio comanda è su questo filone e le prime 200 pagine sono agghiaccianti, un mondo assurdo, orrendo ma in cui riesci a cogliere degli aspetti interessanti... quell'amore straordinario di un padre verso un figlio e di un figlio costretto a crescere troppo in fretta... questi aspetti proprio nel contesto agghiacciante della realtà che Ammaniti t'ha mostrato prima ti emozionano tantissimo... almeno a me così è accaduto... Mi manca ancora un pò per terminarlo quindi è solo un giudizio parziale
 

cloud83

New member
Finito... bel libro anche se alcuni aspetti non li ho ben capiti. Il rapporto con Dio è davvero problematico nel libro.
 

gisa

New member
anche a me è piaciuto moltissimo e devo essere onesta: neanche io pensavo che mi sarebbe piaciuto leggere libri di questo genere. Il linguaggio, anche se è molto scorrevole, è crudo e riflette la realtà, anche quella torpida, senza giri di parole. Anzi, la scrittura vuole essere dura perchè la vita dei personaggi è dura! é stato bello! da leggere! E bravo Ammaniti! Prossimamente ho intenzione di leggerne altri suoi!
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Come all'incirca diceva il giovane Holden, Niccolò è uno di quegli scrittori a cui mi verrebbe voglia di telefonare tutte le volte che mi gira, per chiedergli come se la passa ma soprattutto per soddisfare tutte le mie curiosità legate a ciò che frulla in quella testolina. La più piccola di queste curiosità è: chissà perchè citerà così spesso i sardi :?? :D! Suppongo che abbia trascorso l'infanzia e l'adolescenza ascoltando i racconti di suo padre, il quale se non sbaglio è uno psichiatra; immagino Ammaniti figlio spulciare di nascosto le cartelle cliniche dei pazienti di Ammaniti padre e poi, ispirato, dar forma ai suoi fantastici personaggi, tutti casi clinici più o meno riconosciuti :mrgreen: ma comunque, o forse proprio per questo, straordinariamente "umani". Come Dio comanda è molto simile, nel linguaggio e nella costruzione di più storie parallele che in un modo o nell'altro si congiungono, a Ti prendo e ti porto via: altrettanto grottesco, più crudo e meno ironico (forse, a parer mio, leggermente inferiore anche se comunque molto bello). Si legge velocissimamente, è molto scorrevole e da un certo punto in poi è impossibile abbandonarlo, per via della smania di sapere come procederà la storia. Da un lato l'autore sembra ci prenda gusto a descrivere, con un linguaggio crudo e immediato, il lato oscuro dei protagonisti e le loro azioni più efferate, che leggendo il libro potrebbero sembrare quasi inevitabili in una società marginale e degradata quale è quella descritta; dall'altro riesce a cogliere e a far cogliere (in un modo tutt'altro che buonista :OO) la parte più profonda e sensibile del loro animo, che alla fine prevale, suscitando empatia malgrado tutto. Bellissima la descrizione di Cristiano e Rino Zena e del loro rapporto, ma forse la cosa che mi ha, insieme, colpito in positivo e turbato maggiormente è il modo geniale in cui viene tratteggiato il personaggio di Quattro Formaggi, i cui pensieri, azioni e punti di vista vengono rappresentati in maniera credibilissima, permettendo al lettore di immedesimarsi perfettamente in una persona che soffre di squilibri psichici, seppur condannandone idealmente alcune azioni.
Ogni personaggio ha con Dio un rapporto molto singolare, spesso surreale e contorto, legato alla propria situazione personale, quasi a voler esasperare e prendere in giro le contraddizioni legate al modo in cui la religione viene vissuta anche nella vita reale.
Come è già stato scritto, Ammaniti non è per tutti...o lo ami o lo odi, io lo amo anche se ogni volta mi stravolge anche per parecchie ore dopo la lettura :D


 

ayla

+Dreamer+ Member
Si legge velocissimamente, è molto scorrevole e da un certo punto in poi è impossibile abbandonarlo, per via della smania di sapere come procederà la storia. Da un lato l'autore sembra ci prenda gusto a descrivere, con un linguaggio crudo e immediato, il lato oscuro dei protagonisti e le loro azioni più efferate, che leggendo il libro potrebbero sembrare quasi inevitabili in una società marginale e degradata quale è quella descritta; dall'altro riesce a cogliere e a far cogliere (in un modo tutt'altro che buonista :OO) la parte più profonda e sensibile del loro animo, che alla fine prevale, suscitando empatia malgrado tutto. Bellissima la descrizione di Cristiano e Rino Zena e del loro rapporto, ma forse la cosa che mi ha, insieme, colpito in positivo e turbato maggiormente è il modo geniale in cui viene tratteggiato il personaggio di Quattro Formaggi, i cui pensieri, azioni e punti di vista vengono rappresentati in maniera credibilissima, permettendo al lettore di immedesimarsi perfettamente in una persona che soffre di squilibri psichici, seppur condannandone idealmente alcune azioni.
Ogni personaggio ha con Dio un rapporto molto singolare, spesso surreale e contorto, legato alla propria situazione personale, quasi a voler esasperare e prendere in giro le contraddizioni legate al modo in cui la religione viene vissuta anche nella vita reale.
Come è già stato scritto, Ammaniti non è per tutti...o lo ami o lo odi, io lo amo anche se ogni volta mi stravolge anche per parecchie ore dopo la lettura :D



Quoto tutto!!! Come primo approccio sono rimasta favorevolmente colpita, sicuramente leggerò altro di questo scrittore!
 

anvi

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Un libro da leggere tutto d'un fiato: semplicemente straordinario. Crudo, spietato, vero. Scritto con uno stile sì dettagliato ma assolutamente scorrevole e mai monotono. L'ho preferito decisamente al precedente "Ti prendo e ti porto via", da cui ero stata alquanto delusa.
 

Saretta

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credo di essere tra le poche persone al mondo a non aver apprezzato cosi tanto questo libro.
La lettura è andata a rilento(vero che ho avuto pochissimo tempo per leggere), la parte finale è quella che ho preferito.
E' un libro duro che sinceramente se non fosse stato per la sfida avrei messo in disparte....
Il finale mi ha lasciata un pò perplessa; dovrò rileggerlo in futuro?
 

Holly Golightly

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Devo esprimere una serie di perplessità.
Ogni volta che leggo qualcosa di Ammaniti (a eccezione di Io non ho paura, che mi è piaciuto molto), il mio commeno è "non c'è male, però..."
Anche questa volta: non c'è male. Non è un brutto libro, per carità (non da Premio Strega, però...). E' che come al solito c'è qualcosa di Ammaniti che non capisco.
Non riesco a capire dove vuole arrivare, perché lui da qualche parte arriva sicuramente, però non capisco se ci arriva arrancando o se ci arriva per pura fortuna.
I nomi dei personaggi mi hanno fatto arricciare il naso per tutto il tempo (Quattro Formaggi?! Tekken?!?!?!), e anche questa veste semi-cinematografica che era un po' ovunque. Insomma, era esagerato, ovunque, e non so se l'ha fatto di proposito o se in testa sua voleva fare qualcosa di realistico.
Alcune cose le ho trovate decorazioni inutili, altre, molto belle (la storia di Fabiana e della sua famiglia), gli stavano venendo anche molto bene, le ho trovate abbozzate e buttate lì per giustificare qualcosa.
I personaggi sono semplici. E non capisco se lo faccia di proposito perché entrare nella testa di un personaggio semplice è più semplice, e quindi è un furbo, oppure perché proprio gli interressano questi personaggi quotidiani (e nemmeno quotidiani, non hanno una profondità intellettuale eccessiva, ma sono tutti un po' dei casi umani)

Di Ammaniti ho sempre avuto un po' l'idea di uno scrittore che, mentre scrive una storiella normale, si accorge di essere onnipotente, ci prende mano ed esagera, e l'ha fatto anche questa volta.

E, per soffermarmi su un aspetto che a me è caro, la lingua... insomma, ma come scrive? Mi pare che manchi completamente una consapevolezza linguistica, che l'uso del mezzo espressivo sia un po' casuale. Ha un registro linguistico basso, delle metafore sempliciotte e, ogni tanto, a pause regolari, ci piazza qualche termine aulico o tecnico qui e lì, così, un po' casualmente. E poi (ma sono pignola io) i tratti linguistici romaneschi in un romanzo ambientato presumibilmente in Nord Italia mi hanno urtata XD ...ma sono pignola io :D
A me piace una lingua media e quotidiana quando leggo, però mi pare che Ammaniti non si renda fino in fondo conto della lingua che usa e che tutte le innovazioni siano più casuali che volute. In fondo, nemmeno la sua lingua è brutta, però anche lì, non sono convinta.

Però nel complesso... non è brutto...
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
da un gdl:

Non è stata una lettura facile, ci ho messo quasi due settimane a leggerlo perchè spesso trovavo le descrizioni troppo lunghe e puntigliose e questo in alcuni momenti mi annoiava. Secondo me troppo lungo, troppe storie, troppi personaggi, non riuscivo a seguire tutti e questo allentava la tensione che una storia così importante dovrebbe avere.
Secondo me era sufficiente la storia di Rino e Cristiano per dare spessore al romanzo, ho trovato quella dell'assistente sociale e di Danilo troppo forzate mentre molto coinvolgenti quelle di Quattro formaggi e di Fabiana.

Quelle duecento pagine in più gli tolgono due stellette: 3 su 5
 

byllot

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Ammaniti mi piace, e Come dio comanda lo trovo fantastico. Amo come scrive, così crudo e reale, e spero ne scriva altri nello stesso modo.

Consigliato a mia madre, lei ama Camilleri e Wilbur Smith, l'ha divorato.
 

velmez

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è uno di quei libri che se avessi letto 10 anni fa mi sarebbe piaciuto moltissimo...
ora non mi è piaciuto granchè: questa tendenza all'esagerazione, i personaggi così stereotipati, questo moralismo di fondo che continua a far sì che i personaggi si sentano "scusati dalla mano di Dio"...
mi sembra un concetto abbastanza ridicolo e sorpassato (o per lo meno, io l'ho sorpassato da 10 anni...)

in compenso l'ho letto in 3 giorni, è comunque un libro poco impegnativo...
 

Aldebaran

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Le vicende narrate da Ammaniti descrivono la quotidianità nuda e cruda, al pari di DonDeLillo, Pynchon, T.C.Boyle (di cui lo scrittore italiano,tra l'altro,è un gran estimatore).
La lettura di "Come Dio Comanda" e "Io Non Ho Paura" scorre molto velocemente, alla velocità della luce se si considerano i romanzi di Pynchon...Purtroppo Ammaniti non ha la cultura degli scrittori americani;vero è che il pubblico italiano altrimenti non lo apprezzerebbe e i suoi libri non sarebbero cosi' commercializzabili/commercializzati.
 

MadLuke

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La vita che vorremmo, quella che ci è destinata e quella che viviamo

“Come Dio comanda” è il modo in cui ognuno di noi vorrebbe andasse la propria vita. Con i giusti riconoscimenti quando si agisce in maniera corretta, con i piccoli e grandi piaceri della vita che a nessuno dovrebbero essere negati. Anche con le fatiche e qualche difficoltà che pure sono da affrontare talvolta, ma pur sempre in misura adeguata alle nostre reali possibilità. Ma la vita non va così per i quattro personaggi principali del romanzo. La vita appare per loro invece dura, in maniera assolutamente spropositata sia alle loro mancanze, ma anche alle loro possibilità, alle ambizioni tutto sommato ragionevoli e modeste che si prefiggono. In definitiva: la vita si presenta loro ingiusta, ingrata, meschina, avara e assolutamente irragionevole.
Con lo svolgersi dell’intreccio diventa allora sempre più evidente che “come Dio comanda” può essere solo il modo in cui gli uomini reagiscono di fronte alle difficoltà, e a volte non si può negarlo: di fronte alle estreme ingiustizie e crudeltà gratuite che la vita infligge, di fronte alla violenza, alla perdita, al dolore schiacciante. In poche parole: di fronte alla mancanza di senso.
Solo una perseverante, rigorosa e fedele indagine della realtà, di ciò che corrisponde alla nostra esperienza, nel bene e nel male può fare la differenza del nostro agire tra “come Dio comanda” ovvero “come comandiamo Dio”.
 
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