Steinbeck, John - Uomini e topi

malafi

Well-known member
Libro letto ca. 20 anni fa e poi riletto ora che considero Steinbeck tra i migliori scrittori del '900.
Riconosco la maestria dello scrittore, ma questo racconto/romanzo continua a non entusiasmarmi.
Non ritrovo la forza della natura nelle sue descrizioni (come in Al Dio Sconosciuto, per esempio), non ritrovo il pathos (come in Furore), non ritrovo la vena surrealistica de La Luna è tramontata, non ritrovo tante altre cose di Steinbeck.
Certo la caratterizzazione dei personaggi è formidabile e ci fa rivivere molto bene l'ambiente ed il tempo in cui si svolge la vicenda, però sapete quando di pancia una lettura non lascia le giuste sensazioni?
Ecco, è questo il caso .... cioè quello che è accaduto a me.
 

qweedy

Well-known member
Libro letto ca. 20 anni fa e poi riletto ora che considero Steinbeck tra i migliori scrittori del '900.
Riconosco la maestria dello scrittore, ma questo racconto/romanzo continua a non entusiasmarmi.
Non ritrovo la forza della natura nelle sue descrizioni (come in Al Dio Sconosciuto, per esempio), non ritrovo il pathos (come in Furore), non ritrovo la vena surrealistica de La Luna è tramontata, non ritrovo tante altre cose di Steinbeck.
Certo la caratterizzazione dei personaggi è formidabile e ci fa rivivere molto bene l'ambiente ed il tempo in cui si svolge la vicenda, però sapete quando di pancia una lettura non lascia le giuste sensazioni?
Ecco, è questo il caso .... cioè quello che è accaduto a me.

Forse è perchè è un racconto, non un romanzo. Ha il respiro del racconto, e tutta l'anima è nei due personaggi.
 

Grantenca

Well-known member
Libro letto ca. 20 anni fa e poi riletto ora che considero Steinbeck tra i migliori scrittori del '900.
Riconosco la maestria dello scrittore, ma questo racconto/romanzo continua a non entusiasmarmi.
Non ritrovo la forza della natura nelle sue descrizioni (come in Al Dio Sconosciuto, per esempio), non ritrovo il pathos (come in Furore), non ritrovo la vena surrealistica de La Luna è tramontata, non ritrovo tante altre cose di Steinbeck.
Certo la caratterizzazione dei personaggi è formidabile e ci fa rivivere molto bene l'ambiente ed il tempo in cui si svolge la vicenda, però sapete quando di pancia una lettura non lascia le giuste sensazioni?
Ecco, è questo il caso .... cioè quello che è accaduto a me.

Concordo su molte cose che hai detto, soprattutto con gli accostamenti ad altri grandi libri di questo autore. Per me però la forza e la singolarità del libro è dovuta soprattutto alla (apparente) semplicità dei dialoghi che lo rende alla portata di una platea vastissima di lettori.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Mi dispiace dirlo ma questo autore, come mi ero resa già conto con Faulkner, non fa per me. Avevo deciso di vedere anche il film ma poi ho cambiato idea.
Forse sto davvero diventando cinica come vorrei, tanto che alla fine mi sono chiesta se l'ha fatto per Lennie oppure per se stesso, per essere finalmente libero. Però non giudicatemi troppo male, vi prego :wink:.
L'ho commentato durante la lettura con un amico del forum via mail ma ora non ho voglia di andare a recuperare i messaggi.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Un'amica mi ha appena fatto pensare che forse dovrei provare a leggere altro prima di dare un giudizio definitivo. Avevo dimenticato di scrivere che è l'unico che ho letto :mrgreen:.
 

qweedy

Well-known member
Mi dispiace dirlo ma questo autore, come mi ero resa già conto con Faulkner, non fa per me. Avevo deciso di vedere anche il film ma poi ho cambiato idea.
Forse sto davvero diventando cinica come vorrei, tanto che alla fine mi sono chiesta se l'ha fatto per Lennie oppure per se stesso, per essere finalmente libero. Però non giudicatemi troppo male, vi prego :wink:.
L'ho commentato durante la lettura con un amico del forum via mail ma ora non ho voglia di andare a recuperare i messaggi.

Un'amica mi ha appena fatto pensare che forse dovrei provare a leggere altro prima di dare un giudizio definitivo. Avevo dimenticato di scrivere che è l'unico che ho letto :mrgreen:.


Anche secondo me l'ha fatto non solo per Lennie, ma anche per se stesso. Ha ritenuto fosse la soluzione migliore per tutti.

L'altro suo grande libro è Furore, ma lo scenario è simile.
Oppure per avere qualcosa di diverso "La corriera stravagante", "Viaggio con Charley", "la Santa Rossa" o "La luna è tramontata", qui gli scenari sono differenti.
 

selen

Member
Il libro narra le vicende di due braccianti Californiani, George e Lennie.
Sono lavoratori stagionali che si spostano di ranch in ranch, lavorando e cercando di mettere da parte qualche soldo per comprare il loro piccolo ranch, allevare animali e vivere dei frutti della terra. Questo è ciò che smuove i due protagonisti, il sogno di una vita migliore, semplice e serena.
Sono due persone totalmente diverse; Lennie un gigante buono lo definirei, affetto da ritardo mentale ma dotato di una forza incredibile che metterà entrambi spesso nei guai e George, intelligente e sveglio, cerca sempre di fare la cosa giusta nonostante non sia la più conveniente e ciò lo porterà a compiere un gesto difficile ma inevitabile.
Steinbeck ce li presenta come compagni di viaggio, sempre assieme , di sostegno l'uno per l altro (piu George che Lennie mi sa)
Non è qualcosa di comune in quei periodi e in quel determinato contesto, dove ognuno pensa a se stesso e al proprio tornaconto. Ma non George e Lennie, loro ci sono l'uno per l'altro.
Quindi si è una storia breve e semplice ma non scontata, di amicizia, solitudine, di perdita, di precarietà e di speranza, speranza in un futuro migliore che come i nostri protagonisti tutte le persone hanno dentro di sé, non importa da dove vengono o dove andranno.
Ciò che mi ha impressionato di questo libro è il talento narrativo di Steinbeck. In poche centinaia di pagine è riuscito a delineare personaggi che rimarranno impressi nella memoria, solo con l' ausilio di poche descrizioni ma sopratutto i dialoghi, poche parole ma quelle giuste per farti sentire parte del momento.
Ciò che sorprende è come racconta la storia, senza morale, semplicemente, non si avverte l'obbiettivo di insegnamento comune a molti romanzi. È una semplice fotografia della realtà di quel tempo.
La semplice realtà.
Un grande scrittore.Da leggere.
 

malafi

Well-known member
Un'amica mi ha appena fatto pensare che forse dovrei provare a leggere altro prima di dare un giudizio definitivo. Avevo dimenticato di scrivere che è l'unico che ho letto :mrgreen:.

No, allora non puoi ...

Furore, Al dio sconosciuto, La valle dell'Eden secondo me capolavori
La corriera stravagante, La luna è tramontata per qualcosa di alternativo
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Uomini e topi racchiude, in poco più di cento pagine, tutti gli ideali dei più grandi romanzi di Steinbeck, quegli ideali di giustizia sociale, indipendenza, libertà, che hanno caratterizzato il pensiero dell'America del Novecento e che, a un livello più ampio, sono il sogno, la speranza, la meta della lotta di ogni uomo. George e Lennie sono due uomini semplici, due braccianti abituati alla fatica. George è piccoletto, un po' rude, ma ha un gran cuore; egli si occupa da tempo di Lennie, alto, grosso, forzuto, un bambinone non matto ma combinaguai. I due sono forti l'uno della presenza dell'altro, che li tiene vivi, sulla retta via, impedendo loro di impazzire o di perdersi. I due hanno un sogno, quello di un podere, un piccolo pezzo di terra con animali, orto, latte e formaggio, un luogo che possano chiamare "casa propria", dove restare a lavorare per se stessi se gli va e a non lavorare se non gli va. Ma un giorno Lennie combina un guaio più grosso degli altri…
Uomini e topi, pubblicato per la prima volta nel 1937 ed uscito in Italia nel 1938 con traduzione di Cesare Pavese, tratta gli stessi ideali che ritroveremo in Furore e in tanti altri romanzi di Steinbeck, ma spoglia la sua prosa di solito ricca di tutti gli orpelli, la rende scarna, essenziale, semplice, diretta, efficace, eppure meravigliosa. John Steinbeck è, è stato e resterà sempre un grande scrittore, in grado di cambiare modo di scrivere ad ogni romanzo, di adattare se stesso alla storia che vuole raccontare. Uomini e topi è, come tutti gli altri, un romanzo da leggere.
 

francesca

Well-known member
Come per “L’inverno del nostro scontento”, anche per “Uomini e topi”, Steinbeck sceglie una citazione emblematica per il titolo del suo romanzo breve. E in fondo, la citazione ben si adatterebbe ad entrambi i suoi libri.

Perché anche in questo caso, come anche in “Furore”, l’autore racconta come:

i migliori piani degli uomini e dei topi/ van spesso di traverso/ e non ci lascian che dolor e pene/ invece delle gioie promesse

Anche in “Uomini e topi” Steinbeck affronta un tema a lui caro, quello degli emarginati, costretti da rovesci di fortuna, da dinamiche economiche spesso più grandi di loro, a migrare da un capo all’altro degli scintillanti States o a ricorre a miseri espedienti alla ricerca di un riscatto che gli è sempre e comunque precluso.

Anche in questo caso non ci sarà il lieto fine per George e Lennie, legati da un destino che va oltre le loro capacità.

Il libro però è anche una tenera storia di amicizia fra i due protagonisti, che tocca le corde più profonde del lettore.

I personaggi, come mi è capitato di notare in altre opere di Steinbeck, hanno delle connotazioni molto forti, la loro psicologica è semplice, ognuno si potrebbe descrivere con pochi aggettivi. Eppure, come in altri suoi romanzi, l’intreccio, la costruzione delle vicende, lo sfondo in cui si muovono, rendono la lettura di una ricchezza incredibile, gettando miriadi di spunti di riflessione e dando profondità alla storia narrata.

Una mia nota personale: a me i personaggi di questo romanzo hanno ricordato molto quelli de “Il miglio verde” di King. C’è il gigante buono che non si rende conto bene di quello che fa, che mi ha ricordato John Coffey, c’è il perfido Curley-Percy, il saggio Brutus-Carlson, e il co-protagonista George-Paul.

Non so se questo collegamento è davvero qualcosa di voluto dall’autore de “Il miglio verde” o se sono solo assonanze che hanno risuonato per me durante la lettura. Però le ho trovate curiose.

Francesca
 

Ondine

Logopedista nei sogni
E' il primo romanzo che leggo di questo autore e ne sono rimasta entusiasta.
Mi è piaciuto il realismo che si respira in questo breve romanzo, dove lo stile è asciutto e lascia poco spazio alle descrizioni del paesaggio e dell'ambiente, eccetto all'inizio del primo e dell'ultimo capitolo che si svolge nella radura e all'inizio del secondo capitolo, quando si descrive la struttura dove alloggiano i lavoranti, e del quarto capitolo quando si descrive la stanza di Croocks. La descrizione dell'ambiente è talmente scarna ed essenziale da sembrare una descrizione per una scenografia cinematografica o teatrale, infatti la narrazione è quasi esclusivamente affidata al parlato dei personaggi, è quasi tutta dialogata.
Mi piace l'aspetto circolare della storia che si svolge in soli tre giorni, dal giovedi sera alla domenica pomeriggio, e che inizia e finisce nello stesso luogo, quasi come se l'inizio segnasse già l'epilogo dell'intera vicenda e infatti secondo me il primo capitolo è pieno di segni predittivi come quando ad esempio George istruisce Lennie su un'eventuale via di fuga in caso di pericolo oppure quando lo ammonisce perché ha stretto il topolino troppo forte o quando gli ricorda cosa ha fatto nella precedente fattoria.
Tutto il romanzo è permeato da una sensazione di imminente tragedia e di destino avverso, lo stesso George non crede realmente che il progetto che ha con Lennie di vivere insieme in una fattoria tutta loro si realizzi e quando lo racconta a Lennie sembra come se George stesse raccontando un sogno, una favola, che ha come unico scopo quello di rendere la realtà più sopportabile.
La scena del cane di Candy mi ha molto impressionato e penso sia lo specchio della società narrata, una società governata dagli istinti e dalla legge del più forte e dove non c'è spazio per i sentimenti. La psicologia dei personaggi non è approfondita mentre ho trovato molto ben delineato il profilo di Croocks che con il suo breve monologo rende in maniera efficace tutta la sua sofferenza e solitudine.
Si respira una grande solitudine dei personaggi, come quando Lennie e la moglie di Curley parlano di loro stessi nel fienile, qui non c'è un dialogo tra due persone ma ci sono due monologhi, sono in due ma è come se fossero da soli, non riescono a comunicare e anche il contatto fisico ha un esito drammatico quasi come se il contatto fosse vietato perché scatena solamente violenza, come succede anche al povero cagnolino, anche se la violenza di Lennie è involontaria rispetto a quella degli altri.
Infine mi ha colpito l'ossessione di Lennie nel voler toccare qualcosa di morbido come un bisogno per un gesto d'amore negato.
Un romanzo breve e scarno ma pieno di simbolismi da interpretare, intenso.
L'inizio è in qualche modo rivelatore:
Poche miglia a sud di Soledad, la solitudine che aleggia da subito.
P.S. Mi sono convinta a leggere finalmente questo romanzo perché me lo hanno consigliato francesca ed estersable88 e le ringrazio molto altrimenti avrei rimandato non so per quanto ancora e mi sono convinta anche perché avevo in passato visto le illustrazioni di "Uomini e topi" di Rebecca Dautremer e ne ero rimasta affascinata tanto da essermi ripromessa di leggerlo prima o poi e questa è stata l'occasione giusta.
 
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Dory

Reef Member
Il primo libro di Steinbeck che ho letto è stato Vicolo Cannery e l'ho adorato.
Da Uomini e topi non so cosa mi aspettassi, qualcosa di diverso, non so perché. L' ho letto senza anticiparmi nulla sul contenuto, sapendo solo che fosse uno dei libri più famosi e apprezzati dell'autore.
All'inizio non capivo bene perché, mi piaceva, era scritto meravigliosamente, ma mi pareva una storia... non so come dire... bella, ma non da capolavoro, ecco. E poi, a un certo punto della lettura, è stato evidente che invece lo è.
Mi è piaciuto moltissimo, penso che Steinbeck sia ora ufficialmente uno dei miei autoti preferiti, di cui cercherò di leggere tutto. Ho già iniziato I pascoli del cielo, e non mi sta deludendo, stupendo.
 

qweedy

Well-known member
Il primo libro di Steinbeck che ho letto è stato Vicolo Cannery e l'ho adorato.
Da Uomini e topi non so cosa mi aspettassi, qualcosa di diverso, non so perché. L' ho letto senza anticiparmi nulla sul contenuto, sapendo solo che fosse uno dei libri più famosi e apprezzati dell'autore.
All'inizio non capivo bene perché, mi piaceva, era scritto meravigliosamente, ma mi pareva una storia... non so come dire... bella, ma non da capolavoro, ecco. E poi, a un certo punto della lettura, è stato evidente che invece lo è.
Mi è piaciuto moltissimo, penso che Steinbeck sia ora ufficialmente uno dei miei autoti preferiti, di cui cercherò di leggere tutto. Ho già iniziato I pascoli del cielo, e non mi sta deludendo, stupendo.
Penso possa piacerti molto "Furore", è il suo capolavoro.
Anch'io adoro Steinbeck.
 

MonicaSo

Well-known member
Mi è piaciuto tantissimo! anche se non capisco come possa essere stato pensato come racconto per ragazzi!
Tenerissimo il povero Lennie (mi ha ricordato alcuni miei ex alunni disabili) e il finale mi ha commosso.
 
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