Bene, bene...
Molti di voi(mi pare di aver letto),sostengono chei il ridere sia un bene(in molte situazioni), e condivido; non sopporto tuttavia le persone che ridono in continuazione, per ogni piccola cosa; cade una matita dal banco del compagna ed iniziano a ridacchiare, vedono qualcuno che cammina in un modo un po' bizzarro ed cominciano a ridere(sono solo esempi). Ci sono anche quelle persone che ridono soltanto per coprire il loro triste stato d'animo, oppure per sembrar più simpatiche e/o divertenti alle altre persone.
Ridere è un bene, ma solamente se esso è veramente sincero:wink:
esattamente, queste persone anzichè contagiarmi con la loro "simpatia" (alias isterismo-vuotezza) mi irritano. Ma credo che in questo caso sia un riso per sovraeccitazione (si attraversa un periodo in cui grazie a Dio non si hanno responsabilità, nè pensieri seri di alcun tipo, tutto è sole-fiori-telefilm e ragazzi).
Poi c'è il riso stupido pericoloso, quando lo si usa come mezzo discriminatorio : è la norma nelle scuole, ove tutti cercano di appiattirsi e conformarsi per non sentirsi "ridere addosso" dalle compagne o dai bulletti di turno, ed è un serio deterrente allo sviluppo della personalità individuale. E poveretti i ragazzi di oggi che devono temere di essere pure derisi sulla pubblica piazza informatica tramite foto/video e commenti "brillanti".
Ma non solo tra adolescenti, il riso (e le barzellette) discriminatore è stato (ab)usato anche da nostri "esimi" leader politici. E non dimentichiamo quell'increscioso servizio del giornalista di Studio Aperto che cercava di screditare un famoso magistrato "deridendolo" per il colore dei suoi calzini.
Il riso avvicina e accomuna, per cui se io e te ridiamo di un terzo ci sentiamo parte di un gruppo.
Certo la risata è più soddisfacente quando è fatta tra intelletti di pari sensibilità : due contadini si sbellicheranno per le mammelle di una mucca, due intellettualoidi per una frecciatina sagace infarcita di qualche riferimento colto.
In ogni caso, minimo comun denominatore del riso deve essere la genuinità, la spontaneità. E' vero che il riso abbonda sulla bocca degli stolti, nel senso che se ridi dalla mattina alla sera sei incontrovertibilmente scemo : possono capitare giornate meravigliose in cui hai un sorriso stampato in faccia e, per la proprietà transitiva un sorriso altruista per tutti. Ma nella media direi che un paio di risate al giorno sono più che sufficienti, se ridi in continuazione sei scemo. Cioè c'è tutta una serie di incombenze quotidiane da affrontare che, non è che ti affliggono, ma di sicuro rompono un pò le palle, così come metà delle persone con cui ti trovi ad interagire quotidianamente. E la risata genuina ha bisogno di leggerezza, quindi chi passa 24 h così
probabilmente è uno sciocco che non ha niente a che pensare, o che non capisce.
Un mondo senza sorriso sarebbe impensabile e il messaggio di Umberto Eco ne
Il nome della rosa è inquietante e verosimile, perchè soprattutto nel medioevo la religione pretendeva animi sottomessi, cupi e impauriti (altrimenti perchè accogliere i fedeli in Chiesa con tutte quelle effigi di mostri e atrocità - poveri fedeli che già si spaccavano la schiena tutta la settimana e la domenica venivano pure afflitti ). Inoltre si voleva impedire che attraverso la "derisione" le persone osassero sviluppare spirito critico.
Insomma ridere è bello e fa bene, ma non vuol dire che se ridi sempre (soprattutto se hai di quelle risate che si vuole far sentire che si sta ridendo) verrai classificato come una persona solare (molto gettonato come attributo di autorefenzialità) e simpatica.
Nè che chi ride poco o è una persona silenziosa sia un pesantone : ho incontrato persone che parlavano quasi sottovoce che erano un vero spasso. E poi Woody Allen? Mi pare di non averlo mai visto ridere, eppure è il re dei simpatici.