Ho iniziato a leggere questo libro assolutamente convinta che non mi sarebbe piaciuto, troppo pulp per i miei gusti. Dopo averlo letto posso dire che non lo metterei mai tra i 10 libri più belli che ho letto (a dire il vero neppure tra i 100), ma devo ugualmente riconoscere che ha una sua ragion d’essere. Ambientato nel mondo di Wall Street descrive in maniera perfetta la mancanza di valori di quei “ragazzini” che a meno di trent’anni si ritrovavano a guadagnare (senza sforzo) e spendere (senza ritegno) cifre spaventose (il libro in questo è di un’attualità disarmante, infatti i “padroni” del web oggi sono quello che negli anni ’80 erano gli agenti di Borsa).
Il libro è per metà un lungo, infinito, ripetitivo, allucinante, ossessivo, spot pubblicitario. Non ho mai letto tanti marchi in un libro (Tizio indossava pantaloni X, camicia Y scarpe Z, mentre Caio indossava pantaloni…). Per non parlare poi delle lunghe spiegazioni su creme idratanti, protettive, balsami e chi più ne ha più ne metta. Se si fosse trattato di semplice ironia sarebbe stato anche divertente da leggere, ma sapendo che per alcune persone si è davvero ciò che si indossa la cosa lascia basiti.
Per l’altra metà il libro è invece un lungo, allucinante, macabro elenco di violenze ed orrori, e per leggerlo bisogna davvero avere uno stomaco di ferro. Non ci sono filtri, non c’è mediazione, le violenze vengono descritte nei minimi particolari. Si avrebbe voglia di chiudere il libro e dire “sono tutte sciocchezze, esagerazioni”, ma poi vengono in mente i serial killer e allora ci si rende conto con ancor maggior disgusto e paura che purtroppo quelle del libro non sono esagerazioni.
Mi ha colpito il fatto che tutti in questo libro confondono tutti, A saluta X convinto che sia Y, e lo stesso capita a B, a C a…, e questo rappresenta bene la superficialità di certe “amicizie” (un po’ come capita adesso con le “conoscenze virtuali”).
Confesso di aver:
1) saltato di sana pianta (dopo averne letto 4 o 5) i lunghi elenchi di marchi;
2) saltato le descrizioni delle violenze quanto diventavano troppo disgustose.
Se i libri avessero i “bugiardini” come le medicine allora quello di American Psycho reciterebbe: “Si consigliano modiche dosi giornaliere di lettura e preferibilmente a stomaco vuoto, lontano dai pasti, un sovradosaggio potrebbe causare nausea e vomito”.