Fallaci, Oriana - Un Uomo

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Eccomi qui a commentare l'ultimo libro per la VI sfida letteraria.
Avevo letto tante storie vere e romanzate sui nostri partigiani,sulla dittatura cilena di Pinochet,sui nazisti contro gli ebrei (per citarne solo alcune),ma non sapevo nulla di ciò che era successo in Grecia ad Alekos Panagulis.
In questo romanzo c'è tutto:l'amore,la morte,la storia e la politica.E' il primo che leggo di quest'autrice e credo di aver iniziato proprio bene.
Solo una donna forte come la Fallaci (ho sempre avuto questa opinione di lei,secondo me è stata una donna davvero coraggiosa) poteva scrivere il resoconto di tutte le sevizie e torture inflitte all'uomo che ha amato e che le è stato tolto prematuramente.
Credo comunque che per lei sia stato difficile descrivere tali atroci torture subite dal suo compagno,ma penso che sia stato giusto far sapere al mondo intero tutto ciò che la dittatura greca ha commesso per azzittirlo e limitarne la libertà.
E' stata dura continuare a leggere e sopportare ciò che hanno fatto al povero Panagulis,che è stato un ribelle,un rivoluzionario,un guerrigliero come il Che,ma a differenza di lui è stato solitario,infatti ha preferito sempre agire (quasi) da solo.
Per lui schierarsi da una parte o l'altra,unirsi ad un partito politico non era accettabile,anche se alla fine ci ha provato.Lui era per la libertà e per la giustizia e ciò gli bastava.
Catalogarlo in uno schema risulterebbe difficile,era probabilmente un anarchico.
Forse la successiva posizione della Fallaci di non schierarsi completamente né a destra né a sinistra,è stata scelta per onorare la memoria del suo Alekos e della tormentata storia d'amore che li ha visti protagonisti e l'ha invasa completamente.
Nelle ultime pagine sembra quasi di provare la stessa pena,la stessa solitudine,la stessa mancanza di fame e di sete degli ultimi giorni di vita di Alekos.
 
P

~ Patrizia ~

Guest
Sì, testimonianza intensa di sentimenti profondi, messaggio politico, inno alla libertà e al coraggio, racchiusi in una potenza di scrittura ammirevole.

In questo libro è forse presente un certo studio d'opportunità, ma voto cinque, assolutamente meritato. Sotto l'aspetto letterario è impeccabile.
 

Ira

Retired member
Quoto tutti i commenti e come ha detto Elena E' IL LIBRO.

"Un uomo" è il romanzo della vita di Alekos Panagulis, che nel 1968 è condannato a morte nella Grecia dei colonnelli per l'attentato a Georgios Papadopulos, il militare a capo del regime. Segregato per cinque anni in un carcere dove subisce le più atroci torture, restituito brevemente alla libertà, conosce l'esilio, torna in patria quando la dittatura si sgretola, è eletto deputato in Parlamento e inutilmente cerca di dimostrare che gli stessi uomini della deposta Giunta continuano a occupare posizioni di potere. Perde la vita in un misterioso incidente d'auto nel 1976. Oriana Fallaci incontra Panagulis nel 1973 quando, graziato di una grazia che non aveva chiesto ma che il mondo intero reclamava per lui, esce dal carcere. I due si innamorano di un amore profondo, complice, battagliero. Lei lo affianca e ne condivide una lotta mai paga. "Il poeta ribelle, l'eroe solitario, è un individuo senza seguaci: non trascina le masse in piazza, non provoca le rivoluzioni. Però le prepara. Anche se non combina nulla di immediato e di pratico, anche se si esprime attraverso bravate o follie, anche se viene respinto e offeso, egli muove le acque dello stagno che tace, incrina le dighe del conformismo che frena, disturba il potere che opprime."



Senz'altro tutti da leggere i libri della Fallaci. Un piccolo appunto solo per Inshallah - troppe parolacce.
 

jeanne

New member
Mi accorgo solo ora di non aver mai fatto un commento su questo libro......che per me è veramente IL LIBRO........



Quoto in pieno......elisa.......in UN UOMO....c'è veramente tutto :D!!!


Votato 5/5
Anch'io come Elisa, l'ho letto 2 volte, tanti anni fa. mi ha colpito molto, per tutto quello che avete detto tutti, l'amore, la morte, la politica, la storia. mi ha dato voglia di svegliarmi, di gridare, di fare. sì, peccato la Fallaci dell'ultimo periodo ma almeno si deve riconoscere che ha sempre avuto il coraggio di dire quello che pensava e anche per me Un uomo, Insciallah e Lettera a un bambino mai nato sono tre LIBRI veramente notevoli, se non capolavori, da leggere assolutamente.
L'incipit di Un uomo mi è sempre rimasto impresso: "La notte avevi fatto quel sogno. Un gabbiano volava nell'alba ed era un gabbiano bellissimo, con le penne d'argento. Volava solo e deciso sulla città che dormiva, e sembrava che il cielo gli appartenesse quanto l'idea della vita. D'untratto aveva virato in discesa, per tuffarsi a picco nel mare, aveva bucato il mare sollevando una fontana di luce, e la città sìera svegliata, piena di gioia perché da molto tempo non vedeva una luce. Nello stesso momento le colline s'erano accese di fuochi, dalle finestre spalancate la gente aveva gridato la buona notizia, a migliaia erano scesi nelle piazze a far festa, inneggiare alla libertà ritrovata: "Il gabbiano! Ha vinto il gabbiano!" Ma tu lo sapevi che sbagliavano tutti, che il gabbiano aveva perduto. Dopo il tuffo miriadi di pesci lo avevano aggredito per morderlo agli occhi, strappargli le ali, era esplosa una lotta tremenda che escludeva ogni via di salvezza. Invano egli si difendeva con abilità e con coraggio, beccando all'impazzata, rovesciandosi in salti che spruzzavano immensi ventagli di spuma e spingevano ondate fino agli scogli: i pesci eran troppi, e lui era troppo solo. Le ali lacerate, il corpo inciso di tagli, la testa straziata, perdeva sempre più sangue, lottava sempre più debolmente, e alla fine, con un grido di dolore, s'era inabissato insieme alla luce. Sulle colline i fuochi s'erano spenti, la città era tornata a dormire, nel buio, come se nulla fosse successo."
 

franceska

CON LA "C"
Ho amato questo libro forse più d’ogni altro ma non ho postato alcun commento, come la maggior parte dei libri della Fallaci, pur amandoli molto, perché li ho letti troppi anni fa per conservarne viva la passione e poterli commentare come meritano.
“Un uomo” così come “Lettera a un bambino mai nato” e "Penelope alla guerra" prima o poi dovrò decidermi a rileggerli.
 

skitty

Cat Member
L'ho iniziato ieri, e lo sto divorando...
Una storia davvero inquietante, raccontata con parole superlative, amorevoli e crudamente vere al tempo stesso.
Anche io come altri, mi sto chiedendo con quale forza l'autrice abbia potuto descrivere in questa maniera delle torture subite dalla persona che amava...
Molto particolare la forma del romanzo, tutta in seconda persona, l'autrice si rivolge direttamente a Alekos.
Inizio la seconda parte!

@Fra: grazie per aver consigliato il libro! (il prossimo, cosa consigli?)
@Nikki: grazie per il contributo tg!
 

skitty

Cat Member
Assolutamente un capolavoro... Non saprei trovare le parole per definire il modo di scrivere della Fallaci: nella mia mente è semplicemente perfetto, trova sempre le parole giuste, le immagini più lievi o più commoventi, le metafore più fantasiose... Per esempio è molto bello il prologo che descrive il funerale, dove la folla è dipinta come una bestia mostruosa e senza pensiero, che con i suoi tentacoli travolge tutto ciò che incontra.

Molti forum-amici hanno letto questo libro, e molti lo stanno magari leggendo ora. Mi piacerebbe annotare alcune considerazioni personali che ho fatto leggendo, e magari confrontarle con le vostre, se vi va!

Ho trovato molto interessanti gli eventi storici riguardanti la Grecia, narrati attraverso le gesta di Alekos. Un uomo davvero fuori dal comune, ammirevole per la sua tenacia ed il suo coraggio, ma spesso ai miei occhi un uomo eccessivo e con le idee molto confuse...

Dal punto di vista socio-politico, sorgono diverse riflessioni riguardo il popolo e la dittatura... Questi fatti danno molto da pensare. Sembra impossibile che possano accadere alcune cose... soprattutto le torture. Quando Alekos si accanisce contro il popolo che non capisce, non partecipa ed ha paura, mi rendo conto che è spesso così, in ogni società ed in ogni ambito. Ma a volte è un passaggio obbligato... difficile giudicare un poveruomo che ha famiglia, e se compirà una determinata azione, sa che i propri figli moriranno... certo, bisogna lottare per la libertà, però a volte i freni non sono la pigrizia o la stupidità, ma il rischio di perdere chi si ama... Comunque la Fallaci esprime, per bocca propria o riportando le opinioni di Alekos, diversi concetti e dinamiche sociali che ho trovato molto interessanti.

Invece dal punto di vista dei sentimenti, concentrandosi quindi solo sulla storia d'amore (che non è in primo piano, forse, ma è parte sostanziale del romanzo), devo dire che ho letto la prima parte del libro con una sensazione di rabbia, e di incomprensione, e forse fastidio, perché mi indignavo di come una donna potesse sopportare tutto ciò. Mi sono anche chiesta se non fossero appositamente esasperati questi sentimenti, solo al fine di narrarli romanzati.
Poi, magia, verso la fine trovo scritte sulla pagina esattamente le cose che stavo pensando, uno sfogo della protagonista che si ribella a miliardi di cose che deve sopportare nella vita con lui; non si tratta di qualche difettuccio! Si tratta di maltrattamenti, indifferenza per le esigenze ed i desideri della compagna, disprezzo per le loro vite, irresponsabilità, sprezzo per la famiglia, tradimenti continui...Esplode infine con una domanda che mi girava in testa quasi dall'inizio del romanzo: “Tanto rompere il cuore di una donna, squarciare il ventre di un'altra, sono inezie di fronte alla Storia e alla Rivoluzione , no?” Cioè, continuo a chiedermi ancora adesso, un uomo può essere un eroe ed un valoroso, essere considerato virtuoso, quando non riesce neanche a portare rispetto alla propria compagna? Essere una bella persona, da portare ad esempio, non parte dalle proprie relazioni con le persone più vicine, per poi estendersi alla società, allo Stato, eccetera?
Finalmente lei se ne va: ritrova la propria dignità ed in nome di questa, decide di non sottostare a quelle imposizioni angoscianti.
Quindi sono ripiombata dello sconforto, quando lei cede e torna da lui.... Soprattutto dopo che, da attenta auto analisi, lei ammette di non essere attratta fisicamente da lui, di non provare gelosia, e di disprezzare i precedentemente detti caratteri disumani... Però lo ama. E difatti, non appena lui ha bisogno, lei torna ad aiutarlo, e a sottoporsi di nuovo a centinaia di soprusi... (perché per me tradire e mettere anche in pericolo costante, appositamente, la vita dell'altro, sono soprusi).
Ecco, dopo questa lettura, sto riflettendo un po' sul concetto di amore, che evidentemente può assumere significati totalmente diversi per le persone. E può essere molto intenso in alcuni casi, e assumere forme particolari, laddove magari per me sarebbe inconcepibile...
Voto 5, senza indugi.
 
P

~ Patrizia ~

Guest
Molti forum-amici hanno letto questo libro, e molti lo stanno magari leggendo ora. Mi piacerebbe annotare alcune considerazioni personali che ho fatto leggendo, e magari confrontarle con le vostre, se vi va!
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“Tanto rompere il cuore di una donna, squarciare il ventre di un'altra, sono inezie di fronte alla Storia e alla Rivoluzione , no?” Cioè, continuo a chiedermi ancora adesso, un uomo può essere un eroe ed un valoroso, essere considerato virtuoso, quando non riesce neanche a portare rispetto alla propria compagna? Essere una bella persona, da portare ad esempio, non parte dalle proprie relazioni con le persone più vicine, per poi estendersi alla società, allo Stato, eccetera?
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Ecco, dopo questa lettura, sto riflettendo un po' sul concetto di amore, che evidentemente può assumere significati totalmente diversi per le persone. E può essere molto intenso in alcuni casi, e assumere forme particolari, laddove magari per me sarebbe inconcepibile...

L'amore è comunque un sentimento violento.
Inteso letteralmente, non solo nella sua accezione simbolica, più bella e poetica.
Può essere scambio, rispetto e sublimazione nella complicità, ma anche il possedere la parte più intima di un'altra persona, in modo assoluto e totale, mente e corpo.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Trovo un po' difficile fare la recensione di questo libro, soprattutto perchè ho letto tanti bellissimi commenti che dicono già tutto... mi limiterò alla mia personale opinione, a quello che mi ha lasciato.
In qualche modo anch'io per gran parte del libro ho provato la sensazione di affrontare i due temi (quello dell'amore e quello più propriamente politico) come qualcosa di distinto, e questo soprattutto perchè in tutta la prima parte ho fatto fatica a "sentire" l'amore della Fallaci per questo eroe solitario incompreso da tutti, e soprattutto da lei stessa. Mi sono chiesta: lei lo segue, asseconda le sue follie, dimentica se stessa per lui (e nel libro si sente che dimentica se stessa, al punto che io l'ho percepito come una "mancanza" della Fallaci in quanto scrittrice)... ma lo ama? Lo ama davvero? o ama quello che secondo lei lui rappresenta?
In effetti c'è un punto, che io ho trovato sublime, in cui lei ha il coraggio di guardare dentro se stessa e di chiedersi tutte queste cose, e allora -solo allora, forse- capisce di amarlo davvero. Di amare lui, Alekos, non l'ideale che lui rappresenta, ma "un uomo"... come tanti e come nessuno. E' così difficile essere "solo" un uomo in una società come questa. Ed é per questo, forse, che è così difficile amare un personaggio del genere, anche per noi, mentre leggiamo la sua vita e inevitabilmente ci chiediamo "ma perchè? per chi? distruggere la propria vita e quella dei propri cari in nome di cosa?". Lo si può amare solo da morto, come lui stesso si rendeva conto quando era ancora in vita... e credo che la stessa Fallaci lo abbia compreso davvero solo dopo morto. Questo libro è la lettera d'amore più bella, più vera, quella che ci mostra senza fronzoli e senza falsi sentimentalismi che un uomo non è un eroe. E' un uomo. Ed è la cosa più difficile di tutte.
Questo libro è tanto, ma tanto amaro. E vero. A volte, mentre leggevo, provavo come una vertigine, al pensiero che -se davvero così stanno le cose (e stanno così, in qualsiasi tempo e in qualsiasi epoca, le cose sono e saranno sempre così)- è talmente difficile essere se stessi, non essere pecore...

Ecco... qualsiasi altra cosa io possa aggiungere sarebbe superflua...
 
Ultima modifica:

velmez

Active member
della Fallaci ho letto (in ordine):
- Niente e così sia (bellissimo, incredibilmente reale e crudo!)
- Lettera a un bambino mai nato (uno dei pochissimi libri che hanno cambiato la mia visione della vita)
e ora Un Uomo...
non riesco a definirlo un romanzo, io lo prendo lettera per lettera come storia vera e questo mi angoscia non poco...
innanzitutto da subito ho dovuto ammettere la mia totale ignoranza sull'argomento (e devo dire che anche genitori viventi negli anni 70 non ne sapevano nulla, io sono dell'87 ma questa non è una giustificazione) ...insomma tutta la mia adolescenza passata a leggere i diari del Che poteva essere, non di poco, arricchita!
e poi mi fa una tale impressione: la Fallaci, con il suo stile di scrittura, mi sembra che mi parli come se mi fosse accanto, come se fosse qui ora a raccontare e nutro per lei un'ammirazione profondissima! ammirazione che già nutrivo con i primi due libri e che con questo è salita ancora di un po'...
ammirazione per la sua sensibilità, il suo essere donna, il suo essere umana, con i suoi difetti, con la sua forza ma soprattutto con il suo coraggio di seguire l'istinto e non farsi condizionare (se non dall'amore, come dimostra e scrive in questo racconto). Mi è piaciuto moltissimo il modo in cui ha descritto il suo amore, il suo trasporto per una persona incredibilmente imperfetta, ma VERA, una persona che ancora sogna, è ingenua e lotta per i suoi ideali, come non amare un uomo così? anche se scontroso, ribelle e a tutto e a tutti, lunatico e impulsivo, ma grande calcolatore... un pazzo, che della pazzia ha la bontà dell'ingenuo e la cattiveria dell'egoismo... bellissima la sua descrizione dei sentimenti che quest'uomo le suscita!
mi sto facendo trascinare dall'entusiasmo...

una cosa non mi torna, però, e mi tormenta non poco: per chi ha letto Lettera a un bambino mai nato (di cui Alekos è il padre) in quel libro l'aborto avveniva durante un viaggio che la Fallaci si ostina a fare nonostante le controindicazioni mediche... in Un uomo, invece, sembrerebbe che l'aborto avvenga in seguito a un calcio che lui le tira in un momento di agitazione... dato che la sua scrittura mi ha portato a considerare reale ogni sua parola... qualcuno da sirmi quale si ala versione corretta??

un'altra cosa, sempre dovuta al fatto, che mi viene spontaneo credere a tutto quello che dice... ma questo Alekos era un sensitivo o che? tutti sogni, i suoi comportamenti, avvenimenti "strani" sembrano costantemente presagire il suo destino... d'altra parte lei non mi sembra il tipo di donna così seducibile dalle superstizioni... queste cose le trovo inquietanti!
 

Valuzza Baguette

New member
Stupendo,triste,doloroso,un urlo nel silenzio quello della Fallaci,quel silenzio colpevole che voleva offuscare la brillantezza di Panagulis,scomodo e messo a tacere perchè nonostante tutto non avrebbe mai mollato e avrebbe lottato incessantemente contro tutto e tutti per quegli ideali che lo rendono un eroe moderno.
toccante,emozionante,molto bella anche la parte dove si parla del loro amore ossessivo,straziantemente dolce il modo in cui lei ce lo racconta.
bellissimo.
 

bouvard

Well-known member
Leggere un libro della Fallaci per me significa fare una sorta di “violenza” su me stessa, in quanto devo quasi costringermi a leggerla, la cosa non sarebbe tanto strana se i suoi libri non mi piacessero o mi deludessero, ma è sempre successo il contrario, nonostante ogni volta sia partita prevenuta, alla fine mi sono sempre dovuta ricredere ed ammettere che i miei dubbi, le mie titubanze erano ingiustificate. Erano anni che tenevo Un Uomo nella mia libreria, anni che di tanto in tanto lo guardavo e consideravo di leggerlo, anni che lo rimettevo ogni volta a posto. Ripeto non c’è una ragione particolare che non mi faccia amare questa scrittrice, anzi Lettera ad un bambino mai nato l’ho adorato e letto due volte, eppure non riesco mai a decidere facilmente di leggere un suo libro. Un uomo mi ha lasciato dentro sensazioni contrastanti: ammirazione, dolore, rabbia, ma anche incomprensione. Alcune pagine – quelle dell’amore verso Panagulis – penso siano semplicemente pagine di poesia, ma altri punti mi hanno lasciata interdetta, sono d’accordo con Elisa quando scrive che è un libro che va letto in fretta per non doversi chiedere quanto ci sia di “costruito”. In alcuni punti questo si avverte di più – o almeno io l’ho avvertito di più, ma potrebbe benissimo essere frutto del mio essere prevenuta – non solo per il “contenuto”, quanto anche per la forma, frasi che ritornano, interi pezzi ripetuti.
Nonostante tutto resta sempre un libro da leggere. Consigliato.
 

isola74

Lonely member
Dopo La rabbia e l'orgoglio -che non ho apprezzato- ho voluto ri-cominciare con la Fallaci scegliendo il libro che più di tutti ha avuto recensioni positive.
Che dire? sicuramente ho fatto bene a darle un'altra occasione, sa scrivere e sa descrivere bene i sentimenti, anche se con taglio "giornalistico", e lo dico come un complimento:D
Per quanto riguarda il libro, concordo in pieno con ayu... il nucleo centrale è il percorso che lei fa dal vedere Alekos da eroe, a semplice uomo, e poi uomo amato .... quanto è difficile riuscire a vedere l'uomo al di là di tutti gli orpelli della vita e delle scelte che fa.... molte persone non ci riescono mai...

Se fosse vero amore non spetta a nessuno dirlo... forse ci sono persone che non sono destinate a stare insieme pur amandosi...

Ho apprezzato anche l'aspetto storico- politico del libro che mi ha fatto conoscere meglio una realtà saputa solo di striscio...



-Citazioni-


Gli esseri umani son ben bizzarri: finche ti aspetti qualcosa da loro non ti danno nulla, quando non ti aspetti più nulla ti danno tutto.
Tutto? Be', a volte un'ingiuria e una sigaretta sono tutto.

Non è forse vero che gli esseri umani non cambiano, che cambiano solo gli scenari da cui il miraggio ci abbaglia? Da millenni inseguiamo il miraggio piangendo, morendo, e poi ci ritroviamo sempre al medesimo punto.

Ti amavo, perdio. Ti amavo al punto di non poter sopportare l’idea di ferirti pur essendo ferita, di tradirti pur essendo tradita, e amandoti amavo i tuoi difetti, le tue colpe, i tuoi errori, le tue bugie, le tue bruttezze, le tue miserie, le tue volgarità, le tue contraddizioni, il tuo corpo con le spalle troppo tonde, le sue braccia troppo corte, le sue mani troppo tozze, le sue unghie strappate


Dire che il popolo è sempre vittima, sempre innocente, è un'ipocrisia e una menzogna e un insulto alla dignità di ogni uomo, di ogni donna, di ogni persona. Un popolo è fatto di uomini, donne, persone, ciascuna di queste persone ha il dovere di scegliere, di decidere per se stessa; e non si cessa di scegliere, di decidere, perché non si è né generali né ricchi né potenti.

Il coraggio è fatto di paura.

Non si fa il proprio dovere perché qualcuno ci dica grazie, lo si fa per principio, per se stessi, per la propria dignità

L’abitudine è la più infame delle malattie perché ci fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, qualsiasi morte.

Ammesso che le tue accuse fossero esatte, cosa aveva combinato in fondo costui? S'era dimostrato debole: non è mica obbligatorio nascere eroi.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Ti amavo, perdio. Ti amavo al punto di non poter sopportare l’idea di ferirti pur essendo ferita, di tradirti pur essendo tradita, e amandoti amavo i tuoi difetti, le tue colpe, i tuoi errori, le tue bugie, le tue bruttezze, le tue miserie, le tue volgarità, le tue contraddizioni, il tuo corpo con le spalle troppo tonde, le sue braccia troppo corte, le sue mani troppo tozze, le sue unghie strappate


Quanto è vero quello che scrive la Fallaci, quanto l'ho sentito dentro di me questo amore, forse è questa la cifra di chi ama che chi è amato non può capire.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Non pensavo che questo libro potesse piacermi e catturarmi così tanto.
“Un uomo” è il racconto minuzioso, intimo e plateale della storia di Alekos Panagulis, l’uomo che attentò alla vita di Papadopulos, “Il tiranno” nel novembre 1968 e fallì. Dopo una condanna a morte non eseguita, cinque anni di reclusione tra evasioni, bravate, sfide e resistenze inesauribili, Panagulis viene graziato con sua somma indignazione e, uscito dal carcere, incontra Oriana Fallaci, colei che sarà la sua compagna, l’unica compagna possibile per la sua lotta senza tempo e senza quartiere. Testardo, istrionico, astuto, intelligente, un autentico Don Chisciotte, Panagulis non smetterà mai di lottare per la libertà scontrandosi con il mondo intero, anche con quel popolo in nome del quale si spenderà ogni giorno. E proprio questa lotta lo condurrà ad una profonda solitudine e ad una morte annunciata e prorogata per troppo tempo, eppure giunta troppo presto a portarsi via un uomo dal coraggio infinito. Spregiudicato, folle, temerario, Panagulis è un uomo in eterna lotta con gli altri, con l’autorità, il sistema, la corruzione, ma anche con se stesso, troppo spesso vittima delle sue idee, delle sue convinzioni portate allo stremo, del suo egoismo che in più di un’occasione gli allontanerà chi gli vuol bene. Il libro dal titolo “Un uomo” nel quale la Fallaci racconta la sua storia di eroe che non cede è una sua consegna: fu lui a chiederle in più occasioni di scriverlo dopo la sua morte perché ciò che gli era accaduto e ciò per cui aveva lottato non venisse dimenticato. E’ scritto in una forma particolare, non come una biografia fredda ed asettica, ma come un memoriale in forma di lettera, come dimostra la seconda persona singolare (l’autrice scrivendo si rivolge ad Alekos). Una lettera-memoriale, dunque, scritta in forma circolare: il racconto si apre e si chiude con la scena agghiacciante del funerale di Panagulis, con la folla granitica che scandisce quel “Tzi, tzi tzi” (vive, vive, vive), proprio quella folla che mentre era in vita lo aveva ignorato e non lo aveva capito abbandonandolo al suo destino. Un libro impegnativo e crudo, che a tratti trasuda rabbia, amarezza, senso di colpa. Un libro che cattura dalla prima pagina e che tiene incollati alla vicenda, perfettamente comprensibile, nella sua forza anche da chi non conosce la storia greca di quegli anni.
Un romanzo contro le ideologie vuote, contro la rassegnazione, contro la cecità di chi vede solo ciò che gli mostra l’interesse e di chi non vede neppure ciò che è sotto il suo naso perché vedere, parlare, raccontare, schierarsi è troppo difficile. Una lettura consigliata a tutti perché non si muore solo lottando, ma anche standosene fermi ai margini nascondendo la testa sotto la sabbia dell’indifferenza.
 

Tanny

Well-known member
Questo è uno dei pochi libri in cui ho ritrovato dei concetti a me molto cari, le descrizioni del periodo della prigionia ed il lato che potrei definire "umano" della vicenda narrata sono estremamente belle e rendono questo romanzo un capolavoro, ma la parte che sinceramente mi ha coinvolto di più è la componente politica, l'immagine stessa dell'uomo che non scende a compromessi e che porta avanti i suoi ideali nonostante le avversità e conscio del fatto di spingersi verso il baratro a causa di delle proprie scelte vale da sola l'intero libro; un Don Chisciotte moderno ma senza l'ombra della pazzia a guidare la sua mano, bensì un incredibile ed incrollabile coerenza nelle proprie ideologie e nelle proprie scelte, indipendentemente dalle proprie debolezze; ne servirebbero di più di persone di questo genere.

Voto 5/5 assolutamente meritato
 

francesca

Well-known member
Mi rimane difficile fare la recensione di questo libro dopo averne lette così tante tutte assolutamente positive.
Sono arrivata alla fine di questa lettura piuttosto annoiata e stanca.
Non so se è perché come altri hanno detto, questo è un libro che va letto tutto di un fiato e solo così si può evitare di notarne i difetti e l’artificiosità: e io invece ce ne ho messo di tempo per leggerlo.
Comunque non l’ho trovato artificioso, né costruito. Ho semplicemente trovato le ultime due parti francamente noiose.
Iniziamo dai pregi: la Fallaci mi ha colpito tantissimo per il suo stile, lucido, asciutto, vigoroso, come mi aspettavo che fosse per quel poco che la conoscevo. Quello che però mi ha sorpreso è stata una vena poetica e tenera che non avrei immaginato in lei.
Poesia che ho incontrato subito nel primo capitolo, nella descrizione di questa piova in cui si è trasformato il popolo che con i suoi tentacoli avvolge tutta la città e il corpo ormai senza vita di Alekos, scandendo quel grido ormai tardo, ma pieno di rabbia e di desiderio di riscatto: ZI, ZI, ZI….
Ho apprezzato tantissimo la parte in cui racconta il suo incontro con Panagulis, e il prologo all’incontro con la descrizione di tutti gli altri perseguitati in altri regimi che lei ha conosciuto.
E in molti altri punti mi sono fermata colpita da questa capacità poetica, per esempio nell’episodio della perdita del bambino, o anche nelle ultime pagine quando ormai Alekos accetta di andare incontro al suo destino.
La prima parte, quella della prigionia e delle torture l’ho trovata meravigliosa, di un equilibrio impeccabile, perché la descrizione delle torture non è mai fine a se stessa, non è mai semplice compiacimento o riscatto per chi le ha subite, ma aiuta a capire la grandiosità di questo eroe solitario.
E’ la parte finale che mi si è trascinata stancamente.
Ammetto che la mia ignoranza su tutta quella vicenda storica è abissale, e questo libro è stata la prima volta in cui ho preso coscienza della tragicità della storia moderna greca.
Per cui ho perso più volte il filo nel cercare di ricostruire la situazione politica dopo la caduta di Papadopoulos.
Riconosco il pregio alla Fallaci di esser riuscita ad intrecciare mirabilmente il piano pubblico e storico della vicenda con quello personale e intimo, con un equilibrio perfetto.
Ma alla fine mi sembrava che ogni pagine fosse la ripetizione di quella precedente, in cui si ribadiva un concetto fondamentale: l’impossibilità di definire veramente questo “uomo”.
Un uomo condannato alla solitudine e all’incomprensione, un eroe solitario, le cui ragioni di lotta e resistenza alla fine sfuggono, annegate nel pessimismo che regna in ogni momento del libro. Il popolo non solo volta le spalle a questi eroi, non solo non li capisce, ma nemmeno ne sente il bisogno, se non come icone da ammirare dopo la loro morte.
E’ bello che la Fallaci abbia intitolato questo libro semplicemente “Un uomo”: un libro che racconta di un personaggio così straordinario, non solo nella sua grandiosità, ma anche nelle sue piccolezza e meschinità, ha un titolo così semplice e ordinario, perché l’uomo è così, capace di cose immensamente grandi e di abissi di brutalità inimmaginabili.
Ho capito che questo titolo viene dalla poesia di Kipling, la riporto perché sì Alekos è stato tutto questo:

Se saprai mantenere la testa quando tutti intorno a te
la perdono, e te ne fanno colpa.
Se saprai avere fiducia in te stesso quando tutti ne dubitano,
tenendo però considerazione anche del loro dubbio.
Se saprai aspettare senza stancarti di aspettare,
O essendo calunniato, non rispondere con calunnia,
O essendo odiato, non dare spazio all'odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo saggio;

Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone;
Se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo,
Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina
E trattare allo stesso modo questi due impostori.
Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto
Distorte dai furfanti per abbindolare gli sciocchi,
O a guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con i tuoi logori arnesi.

Se saprai fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce,
E perdere, e ricominciare di nuovo dal principio
senza mai far parola della tua perdita.
Se saprai serrare il tuo cuore, tendini e nervi
nel servire il tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tenere duro quando in te non c'è più nulla
Se non la Volontà che dice loro: "Tenete duro!"

Se saprai parlare alle folle senza perdere la tua virtù,
O passeggiare con i Re, rimanendo te stesso,
Se né i nemici né gli amici più cari potranno ferirti,
Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo.
Se saprai riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,
Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa,
E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!

Ma a me alla fine del libro rimane il dubbio che anche nel libro viene più o meno velatamente espresso: ok essere straordinari, ok essere la Terra, ma a che pro? Per cosa? Per quale scopo? Tutte le idee, le azioni, le poesie, le lacrime, la solitudine di chi come Panagulis lotta per la libertà di un popolo che non sembra sicuro di volerla veramente, sono fiori meravigliosi che appaiono miracolosamente nel deserto per poche ore e che rimarranno sempre nella memoria di chi li ha visti e nei loro racconti o semi che il tempo farà germogliare?


Francesca
 

malafi

Well-known member
La Fallaci ha una prosa di rara intensità. Fatico a trovare dei paragoni in Italia, ed all'estero mi verrebbe di andare su nomi che quasi mi vergogno a scrivere.
Molto indovinata anche la tecnica del 'tu narrativo', gli conferisce ulteriore intensità.
Ottima scrittrice, e non lo scopro io.

Ma anche a me, per quanto sostenuto dalla sua scrittura, la seconda metà del romanzo - dove diventa romanzo storico/politico - ha preso assai meno.
Non che sia venuta meno la tecnica e l'intensità, è proprio che ha sollevato meno il mio interesse, benchè anch'io (che all'epoca ero adolescente) ne fossi totalmente all'oscuro.

Voto, per me, 4/5
 
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