Come ho già detto, ritengo l'amore quasi un predicato dell'essere umano e non riesco ad immaginare membro dela nostra razza che non abbia provato, per un attimo, amore. Quindi, da un punto di vista puramente cherubinico, per me non c'è questione.
Altro è intendere l'incipit del thread nel senso della eventualità di una o più esperienze d'amore con altri esseri umani che (almeno) sappiano della nostra esistenza e con i quali - consapevomente (per entrambi) - vi sia stato del contatto umano oltre uno scambio di sguardi, oltre il disprezzo o la candida indifferenza
Questa sarebbe altra cosa e sarebbe chiedere, forse, altro.
Credo che tutto ciò di cui sopra sia una delle più felici, divertenti, rischiose, colorate, varie esperienze si possan fare e ritengo sia 'peccato' che alcuni vi rinunzino :W
Tuttavia - essendo questa particolare forma d'amore null'altro se non uno specchio - non direi che chi non l'abbia mai sperimetato
OO) non 'possa parlarne".
La gran parte delle entità raziocinanti di questo IV Pianeta ritiene Dante uno dei più grandi creatori. Dante è stato, prima d'ogni altra cosa, poeta d'amore. Difficile immaginare versi versati maggiormente in materia amorosa di quelli della
Vita Nova o del
Paradiso. Eppure...siam proprio sicuri della verità storica della esperienza amorosa di Dante? Siam proprio sicuri, leggendo feticisticamente la
Vita, che Beatrice non sia stata forse renitente e sbeffeggiante nei confronti del Nostro?
Personalmente, credo che la Beatrice che tutti conosciamo si sia tanto interessata al Poeta quanto Mizar si interessa di musica leggera. Credo anche (ebbene sì!) che Dante non abbia mai saggiato ciò di cui ho scritto poco sopra: ciò mi suggeriscono i fini intagli dei sonetti e delle terzine. Ciò mi suggeriscono, in particolare, alcuni tra i più famosi versi del cosmo:
Amor che...
...mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona
Amor condusse noi ad una morte
Ciò che mi ha sempre colpito è ciò che accade al Dante peregrino imediatamente dopo. Francesca ha, fin ora, detto della indicibilità dell'amore: infatti narra solo di come amor "prese" e della successiva morte. Dell'intercursum, tace.Dante, infinitamente quanto infinite son le nostre letture...
china' il'viso e tanto il tenni basso
fin che il poeta mi disse "Che pense?"
ed infine, quasi si fosse trattenuto, domanda della genesi, del sorgere di amore, della "radice"
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!
...
Ma dimmi: al tempo d'i dolci sospiri,
a che e come concedette amore che conosceste i dubbiosi disiri
Dante china lo sguardo, Date vuol sapere, Dante è, per alcuni momenti, silenzioso. Questo è il dantesco solco di una felicità insperata e vanamente proclamata nella sua necesità -
ch'ha nullo amato amar perdona tanto più ci
commuove); una felicità ch'Egli non ebbe mai, che non potè mai conoscere.
questi, che mai da me non fia diviso
Con quale dolore il più grande scrittore mai esistito possa aver forgiato questo impossibile verso, con quale frustrazione, con quale mortalità e vulnerabilità, rimane un mistero...forse Il mistero di ogni opera d'arte.
Non dimenticherò che i due amanti, prima della morte, erano uniti (
non fia diviso) nella lettura.
Allora, cosa è l'opera d'arte?