London, Jack - Martin Eden

francesca

Well-known member
Ho riconosciuto in questo libro lo stile e le tematiche dei grandi romanzi dell’Ottocento, specialmente nella contrapposizione continua fra la classe sociale borghese, colta, raffinata, chiusa, ottusa e l'emergente classe operaia, volgare, meschina, vivace, piena di voglia di riscatto. E' una contrapposizione che sicuramente mostra il suo tempo, e non descrive più la complessità della nostra società, tanto che mentre leggevo mi sono ritrovata spesso a pensare che London stava riportando una visione della società troppo ristretta e schematica, dimenticandomi che la società in cui ha vissuto lui era probabilmente così.
Martin Eden, il protagonista, è davvero un personaggio che colpisce: incredibile la sua caparbietà, la sua assoluta fiducia non tanto nelle sue capacità, ma nel suo destino, quello di scrivere e di vivere di quello.
Tutti gli altri personaggi non solo non capiscono questo suo intestardirsi, ma addirittura lo avversano in tutti modi, senza però spostarlo di un millimetro.
Martin rimane fedele al suo sogno, fin quando non si realizza. Si realizza in modo quasi casuale, proprio come se lo era immaginato solo che ormai è troppo tardi: nel mantenersi fedele a sé stesso, al suo destino, ha smascherato la falsità dei sentimenti di quelli che lo circondavano o almeno ha constatato la loro debolezza e incapacità di resistere accanto a lui nell’attesa.
Ego smisurato o smisurata grandezza di animo e fede nel proprio destino?
Non saprei dare una risposta, la fine è così amara, senza alcuna speranza, pochissime le figure positive che in qualche modo cercano di riscattarla che terminata la lettura si rimane con un tale senso di desolazione che una sola domanda emerge: valeva la pena?
Di sicuro vale la pena questa lettura, perché Martin Eden è uno dei quei personaggi che non si possono dimenticare.

Francesca
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Indubbiamente non si può non considerare questo libro un capolavoro, sebbene io non sia riuscita a viverlo pienamente come tale. Penso che l’ostacolo maggiore a un pieno apprezzamento sia stato l’eccessivo dilungarsi della narrazione, specie nella prima parte: nonostante gli spunti fossero interessanti e il loro sviluppo impeccabile, l’aver colto subito il “nocciolo della questione” (fra l’altro molto chiaro) mi ha fatto diventare un po’ insofferente di fronte allo sviluppo esclusivamente psicologico della storia. Non che pretendessi chissà quale stravolgimenti nella trama, ma... ecco, avrei magari preferito un centinaio di pagine in meno a favore di una maggiore incisività.

Detto questo, per quanto l’impianto sia tradizionale e il contesto sociale e temporale ben definito, ho sentito alcune tematiche molto più vicine a me, a noi, di quanto non possa far pensare l’epoca della sua composizione.
Non è così facile, ad esempio, definire una linea di demarcazione netta fra "torto" e "ragione" nei due protagonisti, l’impulsivo e ambizioso Martin e l’acculturata, razionale, “borghese” Ruth. Voglio dire: per gran parte del libro Ruth si presenta come una ragazza fine, intelligente, ma anche arrogante, presuntuosa e quasi totalmente priva di un’autentica sensibilità. Eppure... (parlo dal punto di vista prettamente personale) quante volte mi sono trovata a darle ragione! E quante volte, davanti all’ennesima discussione fra i due innamorati, ho pensato che se si fosse ripresentata la stessa situazione qui, oggi, con noi al posto di Ruth o di uno dei suoi parenti, avremmo risposto alle ostinate fantasticherie di Martin nello stesso modo!
Al di là delle considerazioni prettamente economiche e di “status sociale” (e va bene la stima in se stessi, la tenacia e tutto il resto... ma a volte ci vuole anche un po’ di buon senso!), devo ammettere di essermi rispecchiata spesso nelle opinioni di Ruth anche a proposito della definizione di “opera di valore” o meno... persino in questo stesso spesso forum mi è capitato spesso di perorare la mia convinzione che la critica valga più di un’opinione personale! O per meglio dire (non vorrei essere linciata!!!:mrgreen:) che la critica spesso ci offre strumenti di comprensione che da soli non potremmo avere e grazie ai quali acquisiamo una competenza in più o anche solo un punto di vista diverso, per poter apprezzare un’opera o al contrario riconoscerne la pochezza.
Chiaramente, come in qualsiasi cosa, non esiste una verità assoluta, ma ho voluto sottolineare questo aspetto perchè mi sono resa conto che oggi come allora, a più di un secolo di distanza, ci interroghiamo ancora sulle stesse questioni e i temi del “successo”, inteso come ”riconoscimento pubblico”, il quale però (ed è qui la nota dolente, l’assurdo di tutta la questione) influisce poi sul “valore umano” attribuito all’individuo, sono terribilmente e drammaticamente attuali.

C’è da aggiungere che un aspetto molto importante (anche in termini di “spazio”) è quello politico e filosofico, che io purtroppo non ho potuto seguire come avrei voluto perchè mi mancano i presupposti teorici. Ho letto che questo romanzo costituisce una complessa critica all'individualismo, visto da Jack London come la vera causa della tragedia del protagonista, per cui inevitabilmente mi sono chiesta: ma l’autore come si pone rispetto alla filosofia di Martin? Di sicuro la sua resta una feroce critica nei confronti della borghesia ipocrita e opportunista, ma l’individualismo del suo eroe non viene altrettanto criticato? Mi sarebbe piaciuto cogliere meglio queste sfumature che invece mi sono sfuggite e che rendono questo romanzo più complesso e problematico di quanto comunque la semplicità della trama potrebbe far credere.
 
Ultima modifica:

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Ho letto e commentato questo splendido romanzo in GdL
https://www.forumlibri.com/forum/showthread.php?t=24722
Anche se a qualcuno dei miei compagni di viaggio a tratti è sembrato lento, ripetitivo e forse noioso io invece ho trovato la lettura molto rilassante e scorrevole. Anche le parti che sembrano simili tra loro le ho gradite, mi hanno permesso di leggere con più leggerezza :wink:. E poi ho avuto l'opportunità di conoscere un personaggio davvero "puro" che mi resterà per sempre nella mente e nel cuore. Il finale l'avevo previsto e ne sono rimasta soddisfatta.

@ ayu: nella mia edizione, quella Feltrinelli, c'è tutta una parte critica che risponde ai tuoi dubbi sulla posizione socio-politica-filosofica di Jack, prova a recuperarla.
 

Grantenca

Well-known member
Ho letto questo libro dopo aver visto il film del 2019 che non avevo granché apprezzato probabilmente perché non lo avevo compreso del tutto.
Non conoscevo questo autore che, nel mio immaginario, pensavo fosse un autore di libri d’avventura, magari anche per ragazzi. Niente di più sbagliato. Questo è un autore di gran qualità che scrive in modo perfetto e sa descrivere i sentimenti umani, e la loro evoluzione, in modo mirabile. La storia di Martin Eden è affascinante. Nato nei bassifondi di una città della California, con una cultura elementare, da ragazzo è un leader nel suo ambiente, sia per le risse tra bande che nella conquista delle ragazze. Per sbarcare il lunario si imbarca giovanissimo e scopre il mondo, e si tempra di un carattere di ferro per sopravvivere in quel contesto. In quest’ambiente abbastanza primitivo è però sorprendentemente attratto dalla lettura e, quando il caso lo porta a frequentare gente dell’alta borghesia e ad innamorarsi perdutamente di una ragazza che per lui sembra un sogno lontano ma raggiungibile , si rende conto del “gap” culturale che lo allontana da questo ambiente.
E’ la storia di un autodidatta divenuto, nel tempo, un grande scrittore. Con sacrifici inenarrabili, anni di studio “matto e disperatissimo” raggiunge il suo scopo. Proprio ora che ha raggiunto ricchezza, fama e onori c’è però qualcosa che non va.
Non dico altro per non spoilerare.
Dal punto di visto letterario ho trovato praticamente perfetta la prima metà del libro. Nella seconda parte forse qualche situazione ripetuta ma, soprattutto , molte riflessioni filosofiche che, purtroppo per me, non riescono a catturare il mio interesse, ho trovato la lettura un po’ meno coinvolgente, per riprendere decisamente quota nel finale che non ho trovato banale.
 
Alto