Flaubert, Gustave - L'educazione sentimentale

LowleafClod

e invece no
Una lettura confortante e non. E' stato uno dei pochi libri che avevo quasi paura di finire:). Eppure non lo definirei assolutamente freddo, piatto o impersonale, anzi, è vero che è come la vita reale, ci possiamo immergere in lunghe riflessioni, per poi venire interrotti delle nostre fantasie dall'incessante scorrere degli eventi. Siamo nella condizione di fare scelte continuamente, e a volte non possiamo fare l'unica che invece vorremmo. Il fatto di non riuscire a raggiungere uno scopo, non ci impedisce di provarci, ci illudiamo fino in fondo e la colpa è solo nostra, dobbiamo prenderci ogni responsabilità, aspettarci qualsiasi finale, anche se negativo.
Mi ha lasciato persino una parte in tensione, come se pure io che leggevo mi aspettassi qualche cosa di più dopo tutte quelle vicende. Se però fosse finito in un'altro modo, con una bella fine o anche solo con qualche soddisfazione in più, mi sarei sentita meno parte del mondo descritto nel romanzo (descrizione di un mondo vero). Eppure ci ho sperato fino alla fine a qualche momento culminante!
Non è che sia la fine di ogni speranza questo libro. Sarà perché per me sembra già molto provare delle sensazioni come quelle di Frederic per la signora Arnoux.
L'ho preso più che altro come una consapevolezza in più di come possono andare le cose, anche se il finale non è ''certo'' in niente:)
 

Valuzza Baguette

New member
Che dire...sto iniziando ora ad approcciar i a questo autore e il suo stile,la sua potenza evocativa mi affascinano molto.
Non ci sono particolari colpi di scena,ma colpisce per la precisione con cui ci vengono mostrati la doppiezza e la debolezza umana(Arnoux e le sue amanti,Moreau impassibile davanti alla morte del figlio).
Io l'ho trovato veramente molto bello e sicuramente leggerò altre opere.
 

Grantenca

Well-known member
Che dire di questo libro, oltre 400 pagine non precisamente scorrevoli e quindi, effettivamente, "un mattone"? E' un grande affresco della Parigi del 1850 visto con gli occhi della ricca borghesia (e/o) della piccola nobiltà. Tra arrivisti, truffatori, cortigiane, cacciatori di dote, pseudo artisti, studenti ambiziosi, potenti banchieri, ricchi possidenti, ingenui idealisti, amanti della bella vita, succedono avvenimenti politici che dovrebbero sovvertire l'ordine costituito, e ognuno di questi reagisce a modo suo, secondo la propria convenienza e il lettore alla fine si rende conto che, alla fine, ben poco cambia. E' questo secondo me il pregio maggiore del libro.
Per quanto riguarda i personaggi, che sono molti, secondo me, non "escono" dalle pagine. Il protagonista principale Frédéric Moreau è stato allevato dalla ambiziosa madre con un ottima educazione, tenendolo sempre all'oscuro della reale situazione patrimoniale (non certo brillante) della famiglia.
Una volta tornato a casa dalla luccicante Parigi scopre di essere "povero" una realtà che lo manda in depressione, ma ha la "sfortuna" che questo stato di cose dura poco tempo perché una eredità di uno zio paterno lo fa diventare effettivamente "ricco". Ma è un buono a nulla, ingenuo e presupponente che, fra amori impossibili e manie di grandezza riesce piano piano a dilapidare gran parte delle sue sostanze. Non riesce a capire fra che gli è effettivamente "amico" e chi lo detesta, fra le donne che lo amano e quelle che lo sfruttano. L'unico personaggio effettivamente positivo del romanzo è l'avvenente signora Arnoux che sembra l'unico personaggio "reale" con i piedi per terra, che sacrifica un grande amore per i figli.
Ripeto, per me il valore maggiore del libro che, naturalmente, è scritto benissimo, è proprio la descrizione ambientale della Parigi di quel periodo.
 
Alto