Decalogo 2 - Non nominare il nome di Dio invano
Il marito di Dorota, un valente alpinista, sta morendo in ospedale, lei è incinta del suo amante e chiede al medico che cura il marito se morirà o meno, da questo dipende la decisione se abortire o no.
Il secondo capitolo del Decalogo, qui è la certezza del dubbio, quella della donna e quella del medico, sono ad un bivio, la decisione dipende dall'altro, da quello che è il suo vissuto interiore che lo farà decidere per una risposta o per un'altra. Kieslwoski non ha bisogno di molti mezzi per creare un film che è un giallo dell'animo umano, che si interroga sulle grandi scelte che ogni persona si trova a fare e su che basi queste scelte verranno fatte. L'ambientazione è sempre quella dei casermoni di una periferia indifferente alle vicende umane, potrebbe trovarsi in qualsiasi parte del mondo, le persone che li popolano sono professionisti, artisti, gente colta e benestante, che non ha necessità se non quelle che gli detta la propria coscienza. Anche qui, come nel primo film c'è un "angelo", un personaggio reale, testimone muto dei nostri destini. Gli attori protagonisti hanno un'intensità recitativa fatta non solo di parole e di gesti, ma anche di sguardi e soprattutto di silenzi. E' un cinema bello come una sinfonia e profondo come una poesia. Ci si dimentica difficilmente di un cinema così.