ATTENZIONE SPOILER
Il racconto ci viene narrato tramite lettere e diari dei protagonisti, una cosa che da l’impressione di avere con loro un legame particolare avendo noi libero accesso alla loro corrispondenza personale e ai segreti che affidano alla carta. L’esempio più evidente ce l’abbiamo sin dal principio con Jonathan Harker, straniero in terra straniera che finisce nelle grinfie del Conte e affida all’inchiostro tutto il peso della solitudine e della prigionia che lo affliggono.
Nonostante il tema siamo di fronte ad una narrazione pacata caratterizzata dall’eccessiva compostezza dei personaggi, ad eccezione di Dracula la cui lunga e oscura ombra (paradossalmente) si staglia sullo sfondo dell’intero libro influenzando tutto e tutti. Rari sono i suoi interventi in prima persona, spesso veniamo a conoscenza delle sue malefatte solo per sentito dire, ma di certo questo non lo rende meno efficace nel proprio ruolo e anzi gli conferisce un nebbioso alone di mistero che ne migliora l’interpretazione.
Fintanto che Lucy Westerna è oggetto dei desideri del Conte tutto procede a gonfie vele, persino durante la drammatica non-morte della fanciulla a cui l’amato, imbeccato da Van Helsing, pone fine. Insomma, vedere il gruppetto alle prese con “lo fampiro” è intrigante, ma dopo la definitiva dipartita di Lucy e lo scrupoloso trattato di Van Helsing che espone le caratteristiche della creatura che si trovano ad affrontare, la storia sembra diventare un po’ monotona: I protagonisti riempiono di melensi elogi i propri compagni, Mina spacciata per ragazza prodigio e non per ciò che fa ma perché lo fa “pur essendo donna”, la lunga e sempre uguale ricerca delle casse che ogni volta si conclude con Lord Godalming che unge gli ingranaggi con del conio sonante… insomma in questa parte si fa sentire parecchio non solo la mancanza di avventura (di cui abbiamo un piccolo e sfizioso assaggio nell’effrazione a Carfax) quanto l’assenza del vero protagonista, il Conte, un vuoto che il povero Renfield da solo non può colmare. Ma è proprio il folle ormai agonizzante a conferire nuova linfa e ad alimentare l’interesse, raccontando il suo scontro con Dracula, il quale poi appare addirittura in prima persona stravolgendo in maniera irreversibile gli equilibri. Il modo affettato di esprimersi di tutti quanti sembra quasi tenere a freno in qualche modo il ritmo della narrazione, allo stesso tempo però gli conferisce un’aria particolare senza la quale l’atmosfera sarebbe stata ben diversa.
Nell’inseguimento finale non c’è un minimo di adrenalina, tutto dedito al ripetersi di sfortunate coincidenze, malinconie e timori… fortunatamente nell’ultimo scontro si ravviva la situazione in quello che devo ammettere sarà pure un finale prevedibile, ma è un bel finale. Nel complesso ritengo il Dracula di Stoker un buon romanzo, sicuramente una pietra miliare della cultura letteraria ma qualitativamente, almeno secondo me, non è tutto sto capolavoro. Una cosa però bisogna dirla, questo sì che è un vampiro!