Mann, Thomas - La montagna incantata

malafi

Well-known member
Ho quasi timore a dirlo, ma …. lo dico. Questo romanzo non mi è piaciuto tanto, potrei quasi dire che mi ha deluso.
Mann ha la grande capacità di elevare la sua scrittura (ed il lettore) a vette altissime, ma troppo poco spesso l’ha esercitata nel romanzo.
Il misto di serenità e rassegnazione positiva che prende Castorp ed altri ospiti della struttura, la sua gita sulla neve, il capitolo in cui descrive la scoperta del grammofono …. ecco questi sono passaggi indimenticabili.
Ma ho trovato il progredire degli eventi negli anni di permanenza di Castorp spesso slegati tra loro e privi di un senso che non fosse quello di usarli come contenitore per le sue dissertazioni erudite.
C’è qualcosa che stona in questo romanzo o meglio: io ho trovato alcune note stonate. Le sedute spiritiche; il duello e la fine di Naphta; la vicenda del compagno di Claudia; l’improvviso nervosismo che prende tutti; ecc…
E, udite udite, non ho trovato particolarmente interessanti neppure le discussioni tra Settembrini e Naphta: troppo erudite. Non dico complicate ed incomprensibili, ma su temi troppo sottili ed alla fine, per me, di poco interesse. Tutto il contrario di Musil, che, per quanto impegnativo, mi ha saputo interessare parola per parola.
Badate, non è che il libro mi abbia preso male. Al contrario; della prima metà ed anche stavo dando un giudizio molto positivo. Poi mi si è spento tra le mani ed ho trovato quasi insopportabile leggerlo fino alla fine: a 30 pagine dalla fine, quando spesso un libro – di qualunque genere sia – ti tiene incollato mi chiedevo: ma dove andrà a parare che dopo 650 pagine ancora pare non volgere al termine e gli eventi non hanno una loro progressione?
Vabbè, un finale c’è, ma non mi ha emozionato, ho trovato anch’esso non troppo in sintonia col clima che si è respirato nella prima parte del romanzo.
 

gamine2612

Together for ever
Ho cominciato a leggerlo in contemporanea con Malafi anche senza aprire un minigruppo, ma l'ho finito molto dopo di lui:??.
Ho avuto degli stop, non riuscivo a prestare la giusta attenzione specialmente nella parte più saggio-filosofica dell'opera.
Finalmente sono riuscita a concluderlo ed al dilà del riconoscimento dell'importanza dei temi e della "notevole impronta" che la lasciato nella storia della letteratura moderna l'ho trovato difficile.
Non avrei il coraggio di rileggerlo come suggerisce alla fine l'autore, non ora perlomeno.
Sinceramente ho apprezzato maggiormente altro di suo come i Buddenbrok.
Se l'autore ci ha messo un bel pò di anni a finirlo(7?)significa forse che per leggerlo serve tutto il tempo e le pause che ad ognuno di noi necessitano.
 

bonadext

Ananke
Devo ammettere che quest'opera non mi ha entusiasmato, è stata una delusione. La montagna incantata viene paragonata a opere come “L'uomo senza qualità” di Musil e “L'Ulisse” di Joyce, ma secondo me non è all'altezza di queste altre opere che sono di ben altro spessore. Inoltre penso che questa “montagna” sia sopravvalutata.

Il romanzo è sviluppato interamente sulle condizioni dei malati di tubercolosi, sulla loro vita in un sanatorio sulle Alpi svizzere e sul senso di isolamento dal resto del mondo. E' un romanzo di formazione in chiave grottesca, anche se in alcune parti mi è sembrato addirittura non-senso, in altre una raccolta enciclopedica anacronistica!
La prima parte è la più interessante, brillante e scorrevole, il pregio di Mann è quello di essere un grande narratore, dove si costruisce la storia del mondo magico di lassù, interessante anche la storia d'amore con Claudia (che poi verrà inspiegabilmente abbandonata dall'autore). Mentre la seconda parte e terribilmente prolissa e irritante come i continui dialoghi “dell'assurdo” tra Naphta e Settembrini, inoltre perde quella continuità che aveva la prima parte. Unica cosa positiva della seconda parte è il capitolo onirico "Neve", forse la vetta del romanzo.

Al di la della tematica della malattia e del tempo, che sono sviluppati bene, il resto l'ho trovato noioso, un guazzabuglio di pensieri e idee buttati alla rinfusa che mi sono sembrate più una presa in giro che pensieri veri e propri dove rifletterci sopra.

Questo libro lo consiglierei solo a chi è interessato ad approfondire la tematica della malattia e le condizioni dei malati, per il resto (a mio parere) si può tranquillamente evitare.

Voto: 3
 
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