Il Nobel Tabucchi non lo vincerà più per evidenti motivi, ma se l’avesse vinto non avrei gridato allo scandalo, anzi se la giuria l’avesse assegnato al nostro autore avrebbe nobilitato un premio ormai sbiadito.
Non compravo libri, compravo e compro fumetti. Li acquisto da una vita. I fumetti sono poesia. La Manaus di Mister No mi è entrata nel cuore come non ha fatto nessun’altra città reale. Il dolore fisico che ho provato quando sono andato in edicola ed ho scoperto che Chemako e Jerry Drake non erano più stampati per scarse vendite, non è descrivibile. Mi son anche detto, che forse era un segno, dovevo crescere e lasciar perdere le nuvole con le parole. Ma poi ho visto Nathan (Never) che mi guardava dal suo scaffale e non ho resistito. Il giorno in cui Nathan morirà, morirò anch’io.
Tutto questo preambolo per dire che i primi soldi che ho speso per dei libri furono per: Il nome della rosa, Ninfa plebea e Sostiene Pereira. Mai soldi furono più ben spesi. La Miluzza di Domenico Rea resta ai miei occhi un essere puro nonostante sia circondata da tanto squallore.
E poi lessi Sostiene Pereira “Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d’estate”, e mi innamorai di Marta “Era bellissima, chiara di carnagione con gli occhi verdi e le braccia tornite”. Un libro che parte lento e silenzioso, quasi indolente come Pereira e senza che te ne accorgi termina con un vorticoso boato “Era meglio affrettarsi, il “Lisboa” sarebbe uscito fra poco e non c’era tempo da perdere, sostiene Pereira”. E’ un libro che parla di libertà. E’ letteratura da studiare nelle scuole.
Se si fosse fermato al solo Sostiene Pereira, sarebbe stato meritevole egualmente del Nobel, ma ha scritto prima e scritto dopo, ha scritto altri capolavori di respiro europeo. Il suo nome è negli albi d’oro di vari premi letterari in compagnia di svariati premi Nobel.
Ecco perché il Nobel a Tabucchi, non avrebbe destato scandalo.
Almeno non in quelli che amano la letteratura e sono scevri da sovrastrutture politiche.