Cominciamo dal travaglio per rendere l'idea dell'impegno necessario a completare il Dramma di Victor Hugo. Cominciato ormai tre anni fa, ad inizio Università, letto quasi fino alla metà della Parte Seconda e poi abbandonato per lungo tempo, fino a due settimane fa, quando ho deciso di riprenderlo e terminarlo.
E' un'opera monumentale, letta, nella mia personale esperienza, subito dopo Guerra e Pace (Sì, negli ultimi cinque anni ho letto questi due libri!
), il che, forse a torto, mi ha portato a confrontare in alcuni punti e in alcune circostanze le due opere. Non foss'altro per una da ambo le parti dettagliata descrizione di Waterloo, da ambo le parti, in qualche modo, gloriosa e per un finale così simile da meravigliare considerando i principi primi tanto diversi dai quali gli autori partono. Da una parte le Ragioni della Storia, dall'altra le Ragioni del Fatto, da una parte il Fato, dall'altra l'Uomo. Chiusa digressione.
I Miserabili di Victor Hugo è un'opera maestosa, dicevo, che merita il tempo che richiede. Al netto di 1212 Pagine nell'"Edizioni Crescere", poche di queste risultano essere in sovrapprezzo. Per certi versi, l'interruzione di oltre due anni tra la lettura di ciò che ormai considero una sorta di Prefazione e lo Svolgimento e la Conclusione del Dramma ha avuto l'effetto di immedesimarmi ulteriormente nel racconto. Esso si svolge in un arco temporale piuttosto ambio, di circa quarant'anni. Ciò mi ha permesso quasi di avvertire realisticamente la crescita dei personaggi, di ritrovarli naturalmente più anziani e non artificiosamente a causa del racconto. Scrivo ciò perchè si spieghi la ragione per cui citerò esclusivamente delle digressioni inerenti la Seconda Parte dell'Opera (Da metà della Parte Seconda di Cinque, per intenderci.): La Digressione sui Conventi; la Digressione sulle Fogne di Parigi; la Digressione sul Gergo, sul Fondo Sociale, sulle Sommosse e le Barricate. Di questi, solo la terza potrebbe essere additata come estremamente difficoltosa e superflua, almeno per il tecnicismo che la pervade. Ve ne sono anche altre, ma nessuna di queste mi è sembrata inopportuna. Dunque, se pure il Dramma viene interrotto, ciò non avviene per mezzo di fastidiose pubblicità, ma attraverso interessanti documentari su circostanze e fatti non solo inerenti la storia, ma anche e soprattutto semplicemente interessanti e scritti bene.
L'eccesso di poesia si sposa bene con i Francesi pare (In realtà, affermazione molto deficitaria: Prima di Hugo, solo il Primo Libro di Proust.), ma lì dove vi è la Luce anche gli eccessi si smussano e si conformano alla bellezza complessiva. Il punto di partenza sono i Miserabili, vero. Ma pare poi tutti possano rivelarsi tali, dal Borghese al Re, dal Galeotto al Barone, dal Repubblicano al Contadino. Non vi è distinzione nella vera vita, ognuno con il proprio fato e le proprie azioni può ridursi, può ritrovarsi, può farsi miserabile. Ed allora sì che questo è un Dramma, perchè anche nel Finale che pare un'aurora vi si nasconde l'oscurità o viceversa. la realtà viene dipinta nuda e cruda, ce lo si propone in vari punti del Romanzo, non si esclude ciò che è nero a favore di un falso bianco. E quasi tutto, in realtà, è nero. Vi è salvezza, l'Amore, più e più volte tratteggiato meravigliosamente, vagheggiato, adorato e apertamente addditato come ciò oltre il quale non vi è ulteriore gioia meritevole di esser scoperta. Vi è salvezza, nella Giustizia (Non nella giustizia di Javert, per quanto valida, per quanto l'Ispettore Javert, assieme alla Famiglia Thénardier, rappresenti sì l'antagonismo nell'opera, ma lo rappresentano nella complessità tale per cui divengono uomini e, come tali, sempre un po' almeno biasimabili.), ma nella Giustizia, come per Cristo, vi è la Sofferenza, l'Agonia, la Pena. Salvo poi poter sperare, nell'attimo supremo, non una ricompensa, ma un sorriso, un barlume di Giustizia. Vi è salvezza, ma è sempre come a metà, come la vita, indicibilmente avvinta tra la luce e l'ombra. Verso la prima tendono i protagonisti del Dramma, l'autore, tendiamo noi, ma l'oscurità è un attimo fatale che v'è, sempre. E poi non vi è salvezza alcuna, ma lì dove non la si desidera. Nella nobiltà nella sua accezione più celeste risiede la pace, se non la salvezza, nel momento della morte.
Il retro dell'"Edizioni Crescere" termina con "I Miserabili è il più grande romanzo della speranza.". E io sono daccordo. La speranza è il motore del Dramma e dei suoi attori. Mario, Gillenormand, Cosette, Valjen, Thénardier, Javert. Le loro storie, le loro attenuanti, le loro colpe, le loro ingiustizie e le loro giustizie, il loro destino, quello di molti altri non peggio, non meglio di loro, Gavroche, Enjolras, Combeferre.. Hugo tocca, guarda, studia e dipinge una moltitudine di anime e circostanze differenti nel modo più meticoloso possibile. Il risultato è un'opera decisiva. Nelle sue accuse, nelle sue volontà, il Progresso, la Luce, la Giustizia. Nelle sue accuse si fondano i miserabili, nel Progresso addita la scomparsa di tali e tante atrocità.
Al momento giusto, nell'ora giusta, I Miserabili sono un Dramma che merita di essere vissuto.
Ei dorme. Sebben strana fosse stata con lui la sorte,
Vivea. L'angel suo sparve, ed egli venne a morte.
Così, semplicemente, la vita sua finì,
Come la notte scende, quando tramonta il dì.
VOTO: 10