Nei libri che leggiamo ricerchiamo la nostra stessa visione del mondo, quel modo di vedere la realtà con gli stessi occhi oppure cerchiamo la differenza dal nostro modo di vedere le cose?
Direi che in un libro si cerca. E basta.
Le nostre posizioni sono spesso aleatorie, infondate, quando non supportate da prove davvero irrefutabili e dalle testimonianze offerteci generosamente dalla Storia; un testo serio tra le mani ha il potere di stravolgere i punti di vista, scardinare concetti, condurre alla formulazione di soluzioni più ampi per contesti più ampi.
Ha ragione M. quando scrive
conviene di più leggere ciò che potrebbe essere esteticamente valido. Ciò dico, considerato che:
-la nostra 'visione del mondo' si compone del veduto stesso e non può se non cambiare dinanzi al nuovo;
- la suddetta visione può prendere, in danza, strade diverse ed inimmaginabili.
Un libro scritto bene può contenere o meno le nostre simpatie, può deliziare od inorridire, di certo esso si fa chiave per ulteriore maturazione; lascia all'ingnegno di muovere nuovi tesi in favore o nuove obiezioni, in ogni caso è crescita.
Iori ha scritto:
In sostanza si hanno due possibilità
si ricercano diversi punti di vista al fine di realizzarsi e concepire meglio un determinato argomento oppure ci si focalizza solo su un aspetto approfondendolo. Nel mio caso, essendo ateo, se mi dessero un libro che tratta, appunto, il Credo Cristiano probabilmente non lo leggerei...
Del tipo la Bibbia?
In quel caso, partendo dal suo pregiudizio (che non mi diverto a giudicare, badi), si perderebbe alcune tra le più portentose lezioni di filosofia, letteratura, antropologia; prescindere dalla Bibbia equivarrebbe a rinunciare alla sua onnipotenza letteraria, alla sua vitalità antropologicamente virile, all'indagine del Verbo che ha trascritto un'etica che lei può approvare o contestare, ma che, ne converrà, daliga oltre misura nella nostra attualità.
Iori ha scritto:
Ora la domanda che mi sorge spontanea è la seguente: e' giusto che io non lo legga perchè non essendo cristiano non concepirei il modo di vedere dell'autore, oppure è sbagliato perchè cosi facendo sprecherei l'opportunità di cogliere differenti punti di vista o aspetti da integrare con i miei già esistenti?
Non si può dire che Gadamer abbia sprecato tempo. :wink:
Ogni sguardo gettato alla pagina è il
suo sguardo, ogni interpretazione è la
sua interpretazione; davvero reputa così importante che il messaggio sia affine o dissimile al suo? Davvero ha rilevanza la nostra opinione personale di fronte al patrimonio dell'umanità? In sincerità non posso essere d'accordo; se un metro di giudizio deve esistere, che sia la validità dell'opera, piuttosto che il nostro "gusto". Le dirò che persino in Leibniz si troveno degli spunti notevoli di riflessioni ed analisi, e la sorprenderà leggere che non sto scherzando [
].
Del resto, molto spesso sono le critiche mosse dai nostri antagonisti, quando fondate, a spingerci a migliorare il nostro sistema, non crede? Guardi alla nostra storia recente, guardi alle glorie dei regimi, scelga quale vuole, non fa differenza: ognuno ha opposto spietata censura, ha veicolato colpevolmente la cultura lungo l'asse della propria ideologia (quando ne fosse esistita una, certo). L'Europa dell'est non conobbe la Commedia prima della caduta del Muro, troppo impregnata di religiosità; la signora Pivano provò le miserie dei carcerati causa la Traduzione. Eccole degli esempi [banali anche] di come sia la totalità delle idee, persino e soprattutto nella loro contraddittorietà la vera ricchezza - del tutto ed assolutamente non unilaterale.