Si lascia leggere come una favoletta molto piacevole, con uno stile molto lineare e chiaro, con dei personaggi dalla semplicità talvolta quasi buffa. Ma se si considera l’abilità dell’autore nel toccare concetti umanamente basilari addirittura attraverso una favola, sapendone mantenere la semplicità tanto che si potrebbe leggerla tranquillamente ad un bambino, diviene un capolavoro contro il totalitarismo e la superficialità delle masse. Molti infatti sono i temi che l’autore mostra mettendo in evidenza peculiarità del comportamento umano nella società che sono tristemente attuali, e che lo saranno sempre fino a quando non si raggiungerà una maturità che finora nella storia non si è quasi mai vista. La morale della favola infatti, come precisata dallo stesso Orwell, è che qualsiasi rivoluzione violenta non porterà benefici fin tanto che non avrà, come elemento primario, l’attenzione delle masse verso il comportamento dei propri leader, e la capacità di rimuoverli una volta che questi hanno ultimato il loro compito, onde evitare che i capi della rivoluzione diventino a loro volta dei dittatori. Tocca anche altri temi importanti, come la breve memoria di cui certi popoli sembrano soffrire, che permette a chi comanda di modificare il passato e quindi la percezione del presente o della persona che mistifica i fatti; il controllo dell’informazione che sposta l’opinione pubblica dove più conviene; la pericolosità di smettere di pensare a quei diritti umani che hanno portato alla rivoluzione perché troppo impegnati nella lotta quotidiana per sopravvivere o per racimolare beni materiali, o di percepire la politica come una cosa astratta, che riguarda altri e non il destino dei singoli.
Mi è piaciuta molto e fa riflettere parecchio. Dovrebbero farla studiare a scuola.