Conoscendo già a grandi linee la vicenda narrata avevo preferito non leggere questo libro, dando per scontato che non mi avrebbe rivelato nulla di più interessante di quanto sapevo già. Mi sbagliavo. Consiglio a tutti di non fare il mio stesso errore. Un libro spesso dice molto di più del sentito dire. Lo Stevenson che immaginavo io, da racconti per bambini, lascia il posto a un grande scrittore, dallo stile narrativo semplice, scorrevole, impeccabile; abile nel creare tensione nel lettore fino all'ultimo, consegnandogli quella buona dose d'inquietudine che lo lascerà per lungo tempo riflettere. Qual è il messaggio del libro? Ormai dovremmo saperlo tutti, nulla di nuovo: in ognuno di noi si nasconde una parte cattiva, rappresentata nel libro dal signor Hyde. Ma c'è dell'altro, che soltanto un attento lettore può afferrare: Sandro Veronesi, nella prefazione al libro, chiarisce che lo sdoppiamento che si verifica, dividendo il dottor Jekyll da mister Hyde, non produce due parti nettamente separate, contrapposte (una buona e una cattiva), ma il verificarsi del dominio di una parte sull'altra, dove anche quella apparentemente assente c'è, rimane conservata. Quando il protagonista è il dottor Jekyll, c'è anche dentro di sè un po' del signor Hyde; quando è il signor Hyde, c'è anche dentro di sè un po' del dottor Jekyll. E' questo quindi il messaggio forte, sconvolgente del libro: non c'è una netta divisibilità fra le due parti, fra bene e male. C'è un tutt'uno, una sola creatura, in cui a volte è il bene a dominare, altre volte è il male. Non a caso, alla fine del romanzo, sarà il bene, ancora sopravvissuto nella creatura maligna, a spingere il protagonista a togliersi la vita. Grande romanzo, dunque, capace di consegnarci un personaggio che è ormai entrato nell'immaginario (letterario) collettivo. Non è forse ciò a fare di un romanzo un classico della letteratura?