Il libro del futuro

Mizar

Alfaheimr
Mi piace mi piace, non mi servono i riferimenti, le so da me queste cose. :wink:
E' solo che sono stata fuorviata da questa tua frase "Infatti con la parabola avremmo il problema di spiegare (scientifico-positivstico-socialmente) il significato del punto di minimo e del coefficiente angolare [che risulterebbe un y=k,b,f,g...o h]."
In cui non si capisce cosa intendi per coefficiente angolare e cosa intendi per quella y)
Come cosa intendo ? Secondo te, la tg in punto di min (o di max, per a<0) che tipo di retta può mai essere? Oviamente sarà una parallela all'asse delle ascisse. Ergo: y=k. Il coeff. ang è, in questo caso, come saprai, nullo


Mentre è vero che il coefficiente a della parabola "determina" la convessità, com'è vero che le rette tangenti la "descrivono".
:
Esattamente
 

Dory

Reef Member
Come cosa intendo ? Secondo te, la tg in punto di min (o di max, per a<0) che tipo di retta può mai essere? Oviamente sarà una parallela all'asse delle ascisse. Ergo: y=k. Il coeff. ang è, in questo caso, come saprai, nullo

Dov'è la parola "tangente" in quella frase? La posso dedurre come ho fatto, ma non vedevo la relazione. Non capivo di cosa stessi parlando.
Inizialmente ho pensato proprio che ti riferissi alla convessità, che quando si parla di coefficiente angolare si può solo pensare alle rette tangenti in ogni punto alla curva, perché il coefficiente che la determina, come hai detto anche tu, non è un coefficiente angolare.

Mentre invece poi ho capito che ti riferivi non alla convessità della curva ma all'inclinazione della funzione, e allora tutti i tasselli sono tornati al loro posto. Non ci avevo pensato prima all'inclinazione perché nella parabola che ti suggerivo di usare era già definita, era già nulla. Pensavo infatti ad una parabola con asse parallelo e coincidente alle ordinate e quindi di inclinazione nulla.

Usare una parabola con una diversa inclinazione oppure con asse non coincidente all'asse y non ha senso perché verrebbe meno la separazione tra eventi negativi e positivi. Con la posizione del punto di minimo in (0,1) abbiamo come risultato che anche una persona a cui non succedono né cose positive né negative ha la potenzialità di produrre un'opera d'arte di valore uno, che è il valore minimo ma è pur sempre un valore.
Nella mia curva lo zero non è comtemplato proprio per dare all'uomo quella capacità creativa di partenza, che per quanto possa essere di scarso valore artistico ha pur sempre un minimo valore.

Tu Mizar questo so che non lo condividi, allora aggiungiamo una parabola identica speculare a questa nella parte di piano con y negative per dire che esistono anche gli incapaci che come risultasto della loro enorme gioia o sofferenza producono ugualmente schifezze. :mrgreen::mrgreen:
 
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Mizar

Alfaheimr
Dov'è la parola "tangente" in quella frase? La posso dedurre come ho fatto, ma non vedevo la relazione. Non capivo di cosa stessi parlando.
C'era scritto: "Ti sbagli: il coefficiente angolare in tangente [etc]"


Mentre invece poi ho capito che ti riferivi non alla convessità della curva ma all'inclinazione della funzione, e allora tutti i tasselli sono tornati al loro posto. Non ci avevo pensato prima all'inclinazione perché nella parabola che ti suggerivo di usare era già definita, era già nulla. Pensavo infatti ad una parabola con asse parallelo e coincidente alle ordinate e quindi di inclinazione nulla.:
Infatti, quando parlavo di studio del coeff. an. mi riferivo ad una speculazione sul significato della corrispondenza con lo zero per quel punto di minimo.


Usare una parabola con una diversa inclinazione oppure con asse non coincidente all'asse y non ha senso perché verrebbe meno la separazione tra eventi negativi e positivi. Con la posizione del punto di minimo in (0,1) abbiamo come risultato che anche una persona a cui non succedono né cose positive né negative ha la potenzialità di produrre un'opera d'arte di valore uno, che è il valore minimo ma è pur sempre un valore. .:
Infatti, come ho spiegato, non era questo l'intento. Semplicemente, in min, la derivata della funzione è uguale a zero. Volevo ragionare-ironizzare su ciò.



Tu Mizar questo so che non lo condividi, allora aggiungiamo una parabola identica speculare a questa nella parte di piano con y negative per dire che esistono anche gli incapaci che come risultasto della loro enorme gioia o sofferenza producono ugualmente schifezze. :mrgreen::mrgreen:
:?
 

asiul

New member
luisa, sei un'insensibile ! Devi osservare e studiare la curva ed il coefficiente angolare !
Non capisci proprio che si è solo detto che presumibilmente, probabilmente, speciosamente, proporzionalmente, verosimilarissimamente, tendenzialmente... è così.

Fa sempre piacere quando si ricevono delle spiegazioni così pazienti!!!

Insomma, speculare sulle sofferenze altrui può sempre aiutare (Malthus, Bentham, Lombroso etc.). Solo così possiam:

1. capire perché non capiamo (spesso) i libri ""impegnati"" del secondo novecento
2. dare una spiegazione positivistico-razional-percentualistico-statistico-nichilista-a-perdere del fenomeno umano-meccanico del "Genio"
3. confortare noi stessi in merito a ciò
4. meditare sulla condizione dei ccciovani d'oggi relegandoli in posizione asintotale sull'orlo del famigerato -8
5. dimenticare ciò che oggi riesce più difficile: il saper apprezzare un'opera d'arte
Non credo di aver mai sostenuto il contario?!:?Ho semplicemente chiesto, non essendo d'accordo con alcune affermazioni di nicole(credo) o meglio non avendole capite se poteva chiarirmi alcuni punti.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
speriamo solo che il libro del futuro non lo scrivano Mizar e Dory che chi ci capisce qualcosa è bravo :mrgreen:
 

Mizar

Alfaheimr
Fa sempre piacere quando si ricevono delle spiegazioni così pazienti!!!


Non credo di aver mai sostenuto il contario?!:?Ho semplicemente chiesto, non essendo d'accordo con alcune affermazioni di nicole(credo) o meglio non avendole capite se poteva chiarirmi alcuni punti.
LuiS, scherzavo !:wink::wink:
Ero ironico ed ammiccante

speriamo solo che il libro del futuro non lo scrivano Mizar e Dory che chi ci capisce qualcosa è bravo :mrgreen:
Infatti :mrgreen:
 

Zefiro

da sudovest
Per Zefiro:

1. Se tu pensi che un'opera (...)

Allora, dico io, c’era scritto “per Zefiro” nel post di Dory, cos’è Mizar non sai leggere? :??
Scherzi a parte, l’anticipazione di Mizar la quoto tutta: avrei risposto in buona sostanza in modo pressoché identico. Per integrare Dory, provo ad aggiungere/chiarire qualcosa di quel che penso sulla questione.

By Dory: “Se tu pensi che un'opera d'arte scaturisca dal nulla solo perché l'uomo è strutturato in un certo modo allora saremmo tutti artisti. Ma non mi pare proprio che tu abbia detto questo, quindi non la pensiamo affatto in modo così diverso come tu hai detto”. Mai detto infatti. Credo d’aver scritto svariate volte ormai che senza una “storia” non c’è verso di avere alcunché. Che le opere d’arte non scaturiscano dal nulla credo sia di tutta evidenza.

By Dory: “Per quanto riguarda le opere su commissione ho sbagliato ad esprimere un'opinione personale su certe opere di artisti da te citati perché questo ha fortemente fuorviato da quello che volevo dire e che era un discorso in generale e non in particolare sulle suddette opere. Quello che volevo dire è questo: commissionare un'opera ad un bravissimo artista non mi sembra, logicamente parlando, una garanzia che ne esca fuori un capolavoro. Oppure tutte le opere su commissione della storia sono capolavori? Io questo non lo so”.

Io invece penso di saperlo. Sicuramente no. Intendo dire cioè che il fatto che un’opera sia commissionata NON garantisce sulla qualità della stessa. In verità io usavo l’esempio delle committenze in un contesto ben preciso, in cui l’argomento in discussione era se un “ambiente difficile” fosse discriminante o in qualche modo facilitativo alla genesi di un grande capolavoro. Bene, credo che la "difficoltà" di un contesto non sia un elemento discriminante. Come osservavo, opere d’arte possono nascere da contesti difficili certamente, ma anche armonici e “FINANCHE” da committenze. Per la precisione scrivevo: “Il grande capolavoro può scaturire come esito di un conflitto certo, ma anche come prodotto di una armonia (…) e finanche -voglio estremizzare ma così è- da produzioni su commissione del potente, magari con finalità ideologche, con le conseguenti prosaicissime retribuzioni in solido (…)” Come nota Mizar, citando il caso di Bach, : “ Egli ha composto tante belle cose ma anche tante ciofecade. Ciò vale sia per le opere nate spontaneamente, sia per le commissionate: non c'è alcuna differenza”. Proprio così: non c’è alcuna differenza.

By Dory. “Volevo dire che la semplice commissione produce un esercizio dell'artista, mentre esercizio non è se l'artista ci mette del suo, cioè delle sue esperienze del suo vissuto della sua personalità, si one dei problemi su come rendere meglio una certa cosa, fa delle ricerche, etc. Che mi pare la maggior parte dei casi o no? “

Oh beh.. questo chiarisce di molto, almeno a me quel che intendevi dire, ed è una angolazione su cui personally mi sento di convenire osservando però che il sussistere o meno di una committenza non è affatto preclusivo al “metterci del suo”. Quel mi ha trovato discorde infatti è il passo in cui scrivevi: “(…) Premesso che queste ultime (si parlava delle opere su commessa) per quanto formalmente ed esteticamente belle possano essere, non mi dicono gran che (naturalmente non posso conoscerle tutte) perché le trovo un puro esercizio e non mi trasmettono nulla (ma questa è un'opinione del tutto personale quindi vale quel che vale)”. La lettura di questo passo nella mia testa (ammetterai che per come era scritto un po’ si prestava a questa interpretazione si? :) ) ha suonato pressappoco così: se c’è una committenza allora al massimo si ha qualcosa di esteticamente bello ma nulla di più di un puro esercizio splendidamente eseguito. Il che, ove fosse, chiunque lo dica, esperto o non esperto, e qualunque caveat di alleggerimento ci si metta intorno credo sia fondamentalmente falso.

Ricapitolando dunque, in pillole quel che penso è che:
-Il contesto è l’occasione; senza contesto non accade nulla tantomeno l’atto artistico
-Per parlare di grande capolavoro bisogna che l’atto artistico interagisca profondamente con le strutture costitutive dell’uomo altrimenti è qualcosa che vale al momento e per alcuni, e non per tutti e per sempre. E qui, a mio parere, c’è lo snodo principale se si parla di “grandi capolavori”. Era quel che tentavo di dire parlando di una "questione di struttura".
- Ci vuole la capacità di tradurre in arte (l’artista, il genio)
- E’ irrilevante il fatto che il contesto sia difficile o conflittuale, con ciò intendendo che non è preclusivo (anzi) ma non è discriminante. Il contesto può essere di contro anche armonico, o allineato, o per fini di interesse.

Ok… direi che ci sta bene un Raffaello a questo punto… (niente quadri, il cioccolatino intendo) vuoi uno? :wink:
 
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Dory

Reef Member
Ricapitolando dunque, in pillole quel che penso � che:
1-Il contesto � l�occasione; senza contesto non accade nulla tantomeno l�atto artistico
2-Per parlare di grande capolavoro bisogna che l�atto artistico interagisca profondamente con le strutture costitutive dell�uomo altrimenti � qualcosa che vale al momento e per alcuni, e non per tutti e per sempre. E qui, a mio parere, c�� lo snodo principale se si parla di �grandi capolavori�. Era quel che tentavo di dire parlando di una "questione di struttura".
3- Ci vuole la capacit� di tradurre in arte (l�artista, il genio)
4- E� irrilevante il fatto che il contesto sia difficile o conflittuale, con ci� intendendo che non � preclusivo (anzi) ma non � discriminante. Il contesto pu� essere di contro anche armonico, o allineato, o per fini di interesse.

Ok� direi che ci sta bene un Raffaello a questo punto� (niente quadri, il cioccolatino intendo) vuoi uno? :wink:

Grazie accetto volentieri il Raffaello. :mrgreen:
1-E' lo stesso che dico anc'io.
2-D'accordo in parte: vedi punto 4 :mrgreen:
3-Certamente..
4-Qui credo ancora che tu non abbia capito cosa intendo per "conflitto". Avevo già scritto che ho usato questa parola in modo improprio. Per "conflittuale" non intendo necessariamente una tragedia occorsa all'artista, qualcosa di negativo, ma un qualcosa che lo spinga a porsi una domanda, un problema da risolvere. Ad esempio per Carvaggio potrebbe essere il modo di rendere e usare la luce nei suoi dipinti.
Forse non riesco proprio a spiegarmi bene su questo punto.
Questa curiosità questo tendere ad approfondire certe questioni per te probabilmente è solo strutturale (se ho capito bene), invece per me è anche accidentale, nel senso che episodi anche insignificanti della vita possono portarti ad accendere quella lampadina. E questi episodi causano la rottura dell'equilibrio di cui parlo sempre. :wink:


 

Gian

New member
Per le opere:
L'Orlando Furioso
Molte opere di Pierre de Ronsard
La quasi totalità della opera drammatica Shakespeariana (una roba da nulla...ma forse non "all'altezza" di Dario Fo :mrgreen:)
Le tragedie greche che, pur non essendo propriamente commissionate, erano portate in concorso seguendo rigidi schemi dati
Molte liriche greche

Anche Shakespeare?!? questa non la sapevo, mi sembra un pò strano...
 

Zefiro

da sudovest
teatro di stato

Anche Shakespeare?!? questa non la sapevo, mi sembra un pò strano...

Di più Gian. In fatto di allineamento politico e scelta di finanziatori Shakespeare era il top. :mrgreen:

Ricordi di liceo, posso essere impreciso ma non credo di sbagliare molto nella sostanza. Shakespeare era socio di minoranza della compagnia teatrale per la quale scriveva. Il nome della compagnia era tutto un programma: “I servi di Lord Chamberlain”, tanto perché non ci fossero incertezze su chi metteva mano al portafoglio per il quantum. Col tempo fece carriera, scelse un azionariato di maggior rango e, sempre per amor di chiarezza, cambiò il nome della compagnia nel più pregiato “I servi del Re”. Non committenze occasionali quindi: si era organizzato così. :wink:
 
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Mizar

Alfaheimr
Di più Gian. In fatto di allineamento politico e scelta di finanziatori Shakespeare era il top. :mrgreen:

Ricordi di liceo, posso essere impreciso ma non credo di sbagliare molto nella sostanza. Shakespeare era socio di minoranza della compagnia teatrale per la quale scriveva. Il nome della compagnia era tutto un programma: “I servi di Lord Chamberlain”, tanto perché non ci fossero incertezze su chi metteva mano al portafoglio per il quantum. Col tempo fece carriera, scelse un azionariato di maggior rango e, sempre per amor di chiarezza, cambiò il nome della compagnia nel più pregiato “I servi del Re”. Non committenze occasionali quindi: si era organizzato così. :wink:
Gugleilmino era un marpioncello, diciamocela tutta. Oltre ad essere uno dei più grandi geni dell'occidente è stato anche, da buon uomo dell'occaso, un ottimo commerciante.
La sua vita è un pò una ironica, superiore risposta a tutti i buontemponi puzzolenti che parlano ancora di insanabili confliggenze tra mondo del'arte e mentalità imprenditoriale.
 

asiul

New member
Gugleilmino era un marpioncello, diciamocela tutta. Oltre ad essere uno dei più grandi geni dell'occidente è stato anche, da buon uomo dell'occaso, un ottimo commerciante.
La sua vita è un pò una ironica, superiore risposta a tutti i buontemponi puzzolenti che parlano ancora di insanabili confliggenze tra mondo del'arte e mentalità imprenditoriale.

Già! L'importante è che la mentalità imprenditoriale o meglio dell'imprenditore che non comprende un H di arte non pretenda di dire la sua all'artista sulla realizzazione dell'Opera.
Non credi?:wink:
 

Gian

New member
però non capisco bene cosa vuol dire committente in questo caso, nel caso di Shakespeare apunto.
Lui aveva una compagnia teatrale, aveva un tatro dove si esibiva e scriveva le opere per rappresentarle, poi è logico ce si scrive per guadagnare, guadagnava con i biglietti venduti, poi penso sia normale che per fare alcuni lavori ci volesse il finanziamento di qualcuno, è come se si parlasse di un produttore, però non intendo con questo lavoro per committenza, nessuno gli diceva cosa scrivere e quando scriverlo e come scriverlo...
 

Mizar

Alfaheimr
però non capisco bene cosa vuol dire committente in questo caso, nel caso di Shakespeare apunto.
Lui aveva una compagnia teatrale, aveva un tatro dove si esibiva e scriveva le opere per rappresentarle, poi è logico ce si scrive per guadagnare, guadagnava con i biglietti venduti, poi penso sia normale che per fare alcuni lavori ci volesse il finanziamento di qualcuno, è come se si parlasse di un produttore, però non intendo con questo lavoro per committenza, nessuno gli diceva cosa scrivere e quando scriverlo e come scriverlo...
Ma quello che intende lei...non è committenza. E'un possbile, cavilloso contratto d'opera.:mrgreen: Quando si parla di committenza non ci si riferisce, di solto, a così stringenti vincoli ("come scrivere"...:?:??). Al nostro bardo, le opere venivano "commisionate" e dovevano esser pronte, credo, per certe date.

Già! L'importante è che la mentalità imprenditoriale o meglio dell'imprenditore che non comprende un H di arte non pretenda di dire la sua all'artista sulla realizzazione dell'Opera.
Non credi?:wink:

Ecco.
Ne approfitto per dire che...è accaduto anche questo.
Penso al celebre caso di Sostakovic con la Quinta. Ne è uscito comunque un capolavoro...potere dell'arte.
 
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