Per Zefiro:
1. Se tu pensi che un'opera (...)
Allora, dico io, c’era scritto “per Zefiro” nel post di Dory, cos’è Mizar non sai leggere? :??
Scherzi a parte, l’anticipazione di Mizar la quoto tutta: avrei risposto in buona sostanza in modo pressoché identico. Per integrare Dory, provo ad aggiungere/chiarire qualcosa di quel che penso sulla questione.
By Dory: “Se tu pensi che un'opera d'arte scaturisca dal nulla solo perché l'uomo è strutturato in un certo modo allora saremmo tutti artisti. Ma non mi pare proprio che tu abbia detto questo, quindi non la pensiamo affatto in modo così diverso come tu hai detto”. Mai detto infatti. Credo d’aver scritto svariate volte ormai che senza una “storia” non c’è verso di avere alcunché. Che le opere d’arte non scaturiscano dal nulla credo sia di tutta evidenza.
By Dory: “Per quanto riguarda le opere su commissione ho sbagliato ad esprimere un'opinione personale su certe opere di artisti da te citati perché questo ha fortemente fuorviato da quello che volevo dire e che era un discorso in generale e non in particolare sulle suddette opere. Quello che volevo dire è questo: commissionare un'opera ad un bravissimo artista non mi sembra, logicamente parlando, una garanzia che ne esca fuori un capolavoro. Oppure tutte le opere su commissione della storia sono capolavori? Io questo non lo so”.
Io invece penso di saperlo. Sicuramente no. Intendo dire cioè che il fatto che un’opera sia commissionata NON garantisce sulla qualità della stessa. In verità io usavo l’esempio delle committenze in un contesto ben preciso, in cui l’argomento in discussione era se un “ambiente difficile” fosse discriminante o in qualche modo facilitativo alla genesi di un grande capolavoro. Bene, credo che la "difficoltà" di un contesto non sia un elemento discriminante. Come osservavo, opere d’arte possono nascere da contesti difficili certamente, ma anche armonici e “FINANCHE” da committenze. Per la precisione scrivevo: “Il grande capolavoro può scaturire come esito di un conflitto certo, ma anche come prodotto di una armonia (…) e finanche -voglio estremizzare ma così è- da produzioni su commissione del potente, magari con finalità ideologche, con le conseguenti prosaicissime retribuzioni in solido (…)” Come nota Mizar, citando il caso di Bach, : “ Egli ha composto tante belle cose ma anche tante ciofecade. Ciò vale sia per le opere nate spontaneamente, sia per le commissionate: non c'è alcuna differenza”. Proprio così: non c’è alcuna differenza.
By Dory. “Volevo dire che la semplice commissione produce un esercizio dell'artista, mentre esercizio non è se l'artista ci mette del suo, cioè delle sue esperienze del suo vissuto della sua personalità, si one dei problemi su come rendere meglio una certa cosa, fa delle ricerche, etc. Che mi pare la maggior parte dei casi o no? “
Oh beh.. questo chiarisce di molto, almeno a me quel che intendevi dire, ed è una angolazione su cui personally mi sento di convenire osservando però che il sussistere o meno di una committenza non è affatto preclusivo al “metterci del suo”. Quel mi ha trovato discorde infatti è il passo in cui scrivevi: “(…) Premesso che queste ultime (si parlava delle opere su commessa) per quanto formalmente ed esteticamente belle possano essere, non mi dicono gran che (naturalmente non posso conoscerle tutte) perché le trovo un puro esercizio e non mi trasmettono nulla (ma questa è un'opinione del tutto personale quindi vale quel che vale)”. La lettura di questo passo nella mia testa (ammetterai che per come era scritto un po’ si prestava a questa interpretazione si?
) ha suonato pressappoco così: se c’è una committenza allora al massimo si ha qualcosa di esteticamente bello ma nulla di più di un puro esercizio splendidamente eseguito. Il che, ove fosse, chiunque lo dica, esperto o non esperto, e qualunque caveat di alleggerimento ci si metta intorno credo sia fondamentalmente falso.
Ricapitolando dunque, in pillole quel che penso è che:
-Il contesto è l’occasione; senza contesto non accade nulla tantomeno l’atto artistico
-Per parlare di grande capolavoro bisogna che l’atto artistico interagisca profondamente con le strutture costitutive dell’uomo altrimenti è qualcosa che vale al momento e per alcuni, e non per tutti e per sempre. E qui, a mio parere, c’è lo snodo principale se si parla di “grandi capolavori”. Era quel che tentavo di dire parlando di una "questione di struttura".
- Ci vuole la capacità di tradurre in arte (l’artista, il genio)
- E’ irrilevante il fatto che il contesto sia difficile o conflittuale, con ciò intendendo che non è preclusivo (anzi) ma non è discriminante. Il contesto può essere di contro anche armonico, o allineato, o per fini di interesse.
Ok… direi che ci sta bene un Raffaello a questo punto… (niente quadri, il cioccolatino intendo) vuoi uno? :wink: