Garcia Marquez, Gabriel - Dell'amore e di altri demoni

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Ho anch'io il dubbio sulla consumazione o meno :mrgreen: Ma non credo sia così importante (però andrò a rileggermi qualche passo :mrgreen:), poiché ciascuno ha un suo personale modo di vivere una passione e di sicuro i due protagonisti l'hanno vissuta intensamente nel senso fisico e non, qualsiasi cosa abbiano fatto...e poi stiamo sempre parlando di un libro d Marquez e di realismo magico :) Io, che amo da morire le "sue" atmosfere, in questi libri sguazzo felice, mi immergo nelle parole, nei colori, negli odori, nei sapori, senza pormi troppe domande. Il libro è scorrevole e sembra leggero, ma è a suo modo un'ironica e nel contempo tragica descrizione delle assurdità del Santo Uffizio; nella tragedia l'autore riesce a ridicolizzare certe credenze e ossessioni, come quella che l'amore puro sia un demone indistruttibile, a sottolineare la mescolanza tra fede e superstizione e la positività dei personaggi dalla mente libera, come il medico Abrenuncio. Ho adorato le atmosfere e i personaggi; Sierva Marìa è quasi selvatica, diventa umana solo nell'amore o quando si trova nell'ambiente degli schiavi in cui è cresciuta, e nel suo continuo mentire e prendersi gioco di tutti è fantastica. Bellissimi anche i personaggi secondari, come la tristissima Bernarda (secondari si fa per dire, visto che è la madre della protagonista) e la presunta matta Dulce Olivia con le sue piogge di uccelli di carta. Non è Cent'anni di solitudine - anche se la parte finale, in cui si descrive così efficacemente il disfacimento totale della famiglia e della casa di Sierva Marìa, me lo ha ricordato - né L'amore ai tempi del colera, ma forse solo perché è troppo breve, peccato :)
 

Lark

Member
Tra Cayetano e Sierva Maria mi è sembrato lui quello imprigionato, senza scampo.
 

Jessamine

Well-known member
Possibili spoiler

Quando leggo Garcia Marquez - ma soprattutto quando leggo il Garcia Marquez più breve - ho sempre l'impressione di trovarmi davanti ad una fiaba, ad un sogno cristallizzato, a qualcosa di impalpabile ed estremamente lontano, e questa cosa non sempre mi soddisfa appieno.
Questo brevissimo romanzo, purtroppo, è uno di questi casi.
"Dell'amore e di altri demoni" narra le vicende di Sierva Marìa, una dodicenne che non ha mai ricevuto la minima attenzione da parte dei genitori e è stata cresciuta dagli schiavi della sua famiglia, apprendendo così lingue, religioni, riti e spiritualità yoruba; la ragazzina viene internata in un convento, perché ritenuta vittima di possessioni demoniache, dove incontrerà un giovane ecclesiastico erudito incaricato di occuparsi del suo esorcismo, e i due cadranno vittime di un demone molto più potente di quello che sembra possedere Sierva Marìa, l'amore: un amore improvviso, irrazionale e irresistibile, che Garcia Marquez cerca di dipingere come puro e quasi "angelicato", ma che comunque mi ha lasciato una vaga sensazione di malessere pensando ai dodici anni di Sierva Marìa rapportati ai trentasei di Cayetano (soprattutto perché, dopo aver letto "Memorie delle mie puttane tristi" mi sembra che questa insistenza sugli amori di uomini fatti per ragazzine a malapena adolescenti sia leggermente disturbante). In mezzo a queste vicende incontriamo personaggi astrusi ma per nulla approfonditi, delle macchiette che mi sembrano essere capitate nel romanzo quasi per sbaglio, senza che abbiano un qualsiasi ruolo: medici scettici con cavalli di cent'anni, marchesi che per dodici anni non degnano la propria figlia di uno sguardo e che scoprono un immenso affetto solo dopo aver fatto rinchiudere la ragazzina in un convento, donne che pagano i propri schiavi per fare sesso con lei e si sfondano lo stomaco a forza di cacao e miele fermentato, e via discorrendo. Tutti personaggi che mi sono sembrati molto curiosi per intrattenere ad una prima lettura, ma dei quali, fra qualche settimana, probabilmente non ricorderò più nulla.
E in tutto questo l'unico personaggio a mio parere veramente interessante, Cayetano, quasi si perde: la sua è la figura dell'uomo di fede, legato da fortissimi vincoli di ubbidienza morali e spirituali ai suoi superiori, che da sempre ha riposto fortissime certezze nel suo destino spirituale, senza nemmeno rendersi conto di quanto tutto questo avrebbe potuto essere vincolante difficile da accettare, poiché non ha mai conosciuto alternative. L'incontro con un essere terrorizzato come Sierva Marìa lo getta in uno stato di confusione terribile, perché nonostante gli avvertimenti dei suoi superiori riesce a guardare oltre il pregiudizio che vorrebbe questa ragazzina sola e spaventata posseduta da un demonio, e questo sguardo privo di pregiudizio lo porterà a conoscere passioni che non avrebbe mai nemmeno immaginato, passioni che lo portano molto vicino a rinnegare quella che è stata tutta la sua vita, o per lo meno a metterne in dubbio i valori. Eppure tutto questo viene condensato in poche pagine, passando quasi in secondo piano, e secondo me, in questo modo, il romanzo perde tanta della forza che avrebbe potuto avere.
Insomma, questo romanzo mi è scivolato addosso proprio come un sogno, confuso, pieno di incertezze, con qualche visione folgorante che mi re do conto avrebbe potuto avere una forza molto incisiva, se solo fosse stata approfondita maggiormente. E, proprio come un sogno, pochi giorni dopo averlo terminato comincio già a vederlo sbiadire nella mia mente, e temo che fra poco mi rimarrà ben poco di questo romanzo, se non una sensazione di abbozzo ed incompletezza.
 

harry.haller

New member
Concordo pienamente con quanto detto da te, Jessamine, romanzo che risulta pieno di potenziale ma in definitiva incompleto, probabilmente a causa di un'eccessiva "fiabizzazione" o superficialità nel trattare l'argomento trattato,Marquez può fare di più.
 

Pimpa

New member
dell'amore e di altri demoni

Senza ombra di dubbio un buon libro , seppur non paragonabile al capolavoro Cent 'anni di solitudine...
 

Loulou

New member
García Márquez, Gabriel - Dell'amore e di altri demoni - 2

Sierva María de Todos los Ángeles è una dodicenne dai capelli rossi, irruenta e piena di vita. Figlia di un inetto marchese e di una anaffettiva contrabbandiera, trova conforto e stimolo nella compagnia della servitù africana, più vicina al suo spirito focoso e istintivo. Quando un giorno viene morsa da un cane rabbioso, i genitori sospettano abbia contratto la malattia: come si spiegherebbero altrimenti i sintomi di aggressività e ribellione che la ragazzina comincia a manifestare? Ma secondo l'opinione del controverso, stravagante medico Abrenuncio de sa Pereira Cao, l'origine dei suoi comportamenti sarebbe di altra natura. Nessuno sembra capire davvero Sierva María, e i dottori da strapazzo provano tutte le cure possibili nel tentativo di guarire la sua "rabbia". Esorcisti e medici non risolvono nulla e la situazione peggiora, tanto che si sospetta che Sierva María sia posseduta dal demonio. Così su ordine del Vescovo la ragazza viene rinchiusa in un convento, nella speranza di liberarla dallo spirito maligno. Qui viene sottoposta a maltrattamenti e trattata come un animale, ma la sua prigionia viene interrotta dalle visite di padre Cayetano, giovane prete inviato dal Vescovo con il compito di occuparsi del caso.

Per il suo racconto Gabriel García Márquez trae ispirazione da una leggenda, che vede come protagonista una bambina negli anni dell'Inquisizione, deceduta a causa del morso di un cane rabbioso, e venerata nei Caraibi dopo la morte.
Il mondo dei racconti di Márquez è un mondo a metà tra la meraviglia e il dolore, tra il sacro e il profano, tra l'umano e il soprannaturale. Mi ha toccato nel profondo perché è un mondo come quello che viviamo nel nostro animo, dove gli elementi magici e spirituali si intrecciano con il vissuto concreto, materiale e spesso povero e crudo di tutti i giorni, creando momenti di stupore per la bellezza che a volte si staglia come un piccolo miracolo davanti ai nostri occhi, spesso contaminata, ma non per questo sempre rovinata, dai limiti umani e terreni.
Márquez ci parla di una realtà dove il senso delle cose appare dall'esterno quasi comicamente evidente, ma dove le persone che la vivono sono troppo cieche e limitate per accorgersene, e confondono il vero con il falso, il bene con il male, e spesso.. i demoni con l'amore.
Abrenuncio, medico slegato da appartenenze rigide e preconcetti, apparentemente strano in realtà coglie la verità delle cose grazie alla sua lettura umana della realtà e della presunta malattia della ragazzina. Dice infatti al marchese, padre di Sierva María: «Nel frattempo,» disse Abrenuncio «suonatele musica, riempite la casa di fiori, fate cantare gli uccelli, portatela a vedere i tramonti sul mare, datele tutto quanto può farla felice.» Si congedò con uno svolazzo del cappello per aria e la sentenza latina di rigore. Ma questa volta la tradusse in onore del marchese: «Non c'è medicina che guarisca quello che non guarisce la felicità». Ed è questa, tra i vari piccoli gioielli preziosi del libro la frase che risuona nella mia mente con più forza.
 
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