lillo
Remember
Da qualche tempo ragionando tra me e me ho iniziato a considerare il fatto che l'economia non è più al servizio dell'uomo, ma è l'uomo al servizio dell'economia. La teoria liberista ha sempre più scavato un solco tra l'uomo ed il bisogno di incrementare continuamente i profitti di aziende e stati, al punto che il taglio dei costi fissi (leggi lavoratori) è diventato un obbligo nei momenti di crisi economica. La grave crisi del 2007-2008 ne è un classico esempio.
Io che non sono assolutamente un economista ho ragionato sul fatto che nuove visioni economiche debbano essere possibili.
Girando per il web ho trovato questo sito dedicato all'economista Paolo Sylos Labini, morto pochi anni orsono. Molto interessante il Manifesto pubblicato; cerco di riassumerlo.
Molto interessanti ho trovato le proposte di lavoro e di studio presentate nel Manifesto; ve le riporto integralmente perchè chiare ed incisive (almeno per me).
Insomma sono stato assolutamente felice di poter leggere che, non solo un ignorante come me, ma anche fior di economisti sono convinti del fatto che bisognerebbe recitare un bel De Profundis alle teorie economiche liberiste che ancora dominano la nostra vita.
Per chi fosse interessato a leggere il Manifesto integralmente
http://www.syloslabini.info/online/?page_id=864
Io che non sono assolutamente un economista ho ragionato sul fatto che nuove visioni economiche debbano essere possibili.
Girando per il web ho trovato questo sito dedicato all'economista Paolo Sylos Labini, morto pochi anni orsono. Molto interessante il Manifesto pubblicato; cerco di riassumerlo.
- La teoria dominante è in crisi. Le teorie dominanti hanno partecipato alla edificazione del regime di accumulazione liberista, favorendo la finanziarizzazione dell’economia, la liberalizzazione dei mercati finanziari, il deterioramento delle tutele e delle condizioni di lavoro, un drastico peggioramento nella distribuzione dei redditi e l’aggravarsi dei problemi di domanda.
- E’ urgente riaprire il dibattito economico. Occorre respingere l’idea – una giustificazione di comodo per tanti economisti e commentatori economici mainstream – che esista una sola verità nella scienza economica.... Le concentrazioni di potere (nelle università, nei centri di ricerca nazionali e internazionali, nelle istituzioni economiche nazionali e internazionali, nei media), come quelle che hanno favorito nella fase più recente l’accettazione acritica del fondamentalismo liberista, debbono essere combattute.
- Un’economia al servizio delle persone.L’obiettivo della ricerca (economica) dovrebbe consistere nella comprensione della realtà sociale che ci circonda, come premessa per scelte politiche dirette a migliorare la condizione di vita delle persone e il bene comune.
- Un metodo non più fine a se stesso: A questo fine va indirizzato l’utilizzo delle tecniche disponibili, dall’analisi storiografica a quella econometrica, dall’analisi delle istituzioni alla costruzione di modelli matematici, senza preclusione verso alcuna tecnica.
Molto interessanti ho trovato le proposte di lavoro e di studio presentate nel Manifesto; ve le riporto integralmente perchè chiare ed incisive (almeno per me).
- Una nuova agenda: Vengono suggeriti cinque temi su cui promuovere studi e iniziative:
a. Mercato, stato e società. Dopo decenni in cui il mercato e la sua presunta “mano invisibile” hanno invaso gli spazi dell’azione pubblica e delle relazioni sociali, è necessario pensare nuove forme di integrazione tra mercato, stato e società, con attenzione per i temi della democrazia, della giustizia, dell’etica, in un quadro di sostenibilità ambientale dello sviluppo;
b. Una globalizzazione dal volto umano. Dopo una mondializzazione dei mercati trainata dalla finanza e priva di regole, è necessario pensare a un’integrazione internazionale tra i popoli che sia democraticamente governata, che alimenti i flussi di conoscenze e di persone accanto a quelli di merci, e che promuova la cooperazione sociale anziché la feroce competizione globale.
c. Un nuovo umanesimo del lavoro. E’ necessario ripensare il ruolo del lavoro nelle società moderne, come fonte di reddito dignitoso per tutti, di conoscenze, di relazioni sociali e come strumento di formazione ed emancipazione civile dei cittadini.
d. La riduzione delle disuguaglianze. Le differenze di reddito e di potere, tra paesi e – al loro interno – tra gruppi sociali e persone sono cresciute in modo inaccettabile ed è necessario quindi pensare ad un modello di organizzazione delle relazioni che punti realmente a ridurre le disuguaglianze sociali, territoriali, tra uomini e donne e tra le singole persone. Questo è necessario anche per individuare una credibile via d’uscita dalla crisi, che richiede un rilancio dei consumi individuali e collettivi e degli investimenti pubblici, e l’emergere di una nuova domanda da parte di paesi e gruppi che in passato erano rimasti al margine dello sviluppo e del benessere sociale.
Senza tali cambiamenti il rischio concreto è che si punti a ripristinare il regime di accumulazione neoliberista fondato sulla speculazione finanziaria, e che si alimentino per questa via crisi ulteriori ed ancora più gravi dell’attuale.
e. Uno sviluppo più equilibrato. Va favorita la transizione da una crescita quantitativa senza limiti verso uno sviluppo più equilibrato basato sulla qualità. Occorre impegnarsi per costruire degli indici alternativi al prodotto interno lordo che è inservibile e fuorviante dal momento che non riesce a rappresentare diverse attività economiche, i costi ambientali e il reale benessere della popolazione.
Insomma sono stato assolutamente felice di poter leggere che, non solo un ignorante come me, ma anche fior di economisti sono convinti del fatto che bisognerebbe recitare un bel De Profundis alle teorie economiche liberiste che ancora dominano la nostra vita.
Per chi fosse interessato a leggere il Manifesto integralmente
http://www.syloslabini.info/online/?page_id=864