seguito:
Secondo Tito Livio, nella sua "Storia di Roma", il secondo re di Roma, Numa Pompilio, fu testimone personale della caduta dal cielo di uno di questi "scudi volanti" e che lo avesse annoverato tra gli oggetti di culto delle pratiche religiose che stava promuovendo.Tali oggetti furono osservati anche in futuro nei cieli non solo di Roma, ma per tutto l’Impero.
A confermare al tesi dello storico Tito Livio ecco altri illustri storiografi dell’epoca romana.
Cicerone, nel suo "De Divinatione", nel Capitolo 43, parla di quando «...il sole splendette nella notte, con grandi rumori nel cielo e il cielo sembrava esplodere e stupefacenti sfere vi apparvero...»
Plinio il Vecchio, nelle "Historiae Naturales", nei capitoli 25 e 36, racconta di "Clipeus Ardens" visti sfrecciare nel cielo dell'antica Roma.
Giulio Ossequente, nel "De Prodigiis" narra di avvistamenti, effettuati sia di giorno che di notte, riguardanti "Scudi di fuoco", "torce", "più soli", più lune", "ruote luminose" ecc., apparsi su Roma e su altri luoghi. Dal "De Prodigiis", il disegno di due Soli che apparvero su Alba nel 204 a. C.
Esiste la cronaca di identici avvistamenti anche nelle opere di Plutarco, Eschilo e Valerio Massimo.
Nel suo trattato di scienze naturali, Seneca racconta, con numerose osservazioni, di inspiegabili "travi luminose" che comparivano all'improvviso nei cieli delle città antiche. Le "travi" rimanevano immobili per giorni, per poi sparire all'improvviso, così come erano arrivate.
Senofonte, nel suo "Anabasi", fa una classifica degli oggetti volanti avvistati in base alla loro forma; li descrive nelle forme a conchiglia, piatti, a campana, triangolari.
Alessandro Magno e il suo esercito, essendo abili nell’ambito della guerra, paragonarono a grandi scudi di argento scintillante quella che potrebbe essere un incursione UFO del 329 a.C., che sorprese l’esercito greco mentre attraversava il fiume Jaxartes, in India.
Persino Aristotele trovò l’occasione di parlarne, paragonandoli ai dischi lanciati dai lanciatori di disco dell’antica Grecia.
E’ interessante notare come la descrizione usata per descrivere questi fenomeni si adatti perfettamente alle conoscenze dei posti e dei tempi dove tali avvistamenti avevano atto.
Nell’era delle scoperte e delle esplorazioni, i corpi che viaggiavano nel cielo assunsero, agli occhi degli osservatori, forme simili a navi e più tardi, dopo l’invenzione della mongolfiera, gli oggetti volanti furono descritti, in Francia, come scintillanti palloni di fuoco.Nel Vermont del XIX secolo, gli osservatori dediti alla tessitura chiamarono ciò che vedevano un fuso aereo.
Insomma gli osservatori di tutti i tempi hanno sempre avuto la tendenza a definire gli oggetti in movimento nel cielo con i termini che salivano più spontaneamente alle loro labbra.
Corrado Lychostene, nel suo libro "Prodigiorum ac Ostentorum Chronicon", stampato a Basilea nell'anno 1557, ci descrive gli avvistamenti di oggetti strani che solcavano il cielo nel Medio Evo e nel Rinascimento.
Oltre a croci greche e cristiane, nel libro si descrive il passaggio nel cielo d'Arabia, nell'anno 1479, di un oggetto definito "trave". Accanto alla notizia è stampato anche il disegno di tale “trave", che è identica ad un moderno missile.Eccone un’immagine:
Nel 1290, un enorme oggetto circolare di colore argenteo sorvolò lentamente l'Abbazia benedettina di Amplefort, in Inghilterra, sotto gli occhi terrorizzati dei monaci che interruppero le loro preghiere già iniziate nella cappella, per accorrere a vedere il prodigio.
Benvenuto Cellini (1500-1571) nella sua autobiografia descrive lo strano fenomeno di cui fu testimone lui stesso assieme a un suo compagno di viaggio. I due stavano ritornando da Roma, a cavallo, verso Firenze, quando giunsero su una collina da cui si vedeva la città. Poterono così vedere una enorme "trave luminosa" stagliarsi nel cielo sopra Firenze.
Gli abitanti di Norimberga, il 14 aprile 1561, furono testimoni di un fenomeno inspiegabile. Nel cielo della città comparvero numerosissimi oggetti cilindrici che rimasero immobili, in alto. Subito dopo, dall'interno degli oggetti cilindrici uscirono moltissimi altri oggetti, a forma di sfera e di disco, che si misero a compiere evoluzioni nel cielo.
Nel cielo di Basilea, in Svizzera, il 7 agosto 1566, apparvero numerosi oggetti di forma sferica e di colore chiaro e scuro. Gli oggetti si affrontarono in una specie di combattimento aereo, davanti agli abitanti della città che, con lo sguardo rivolto al cielo, osservavano la scena.
Sorvoliamo, solamente per motivi di spazio, all’innumerevole casistica ufologia che pare permeavi tutta la tematica biblica, citando solo a mò di appunti il rapimento di Enoch, la visione di Ezechiele,la stessa ascesa al cielo di Ezechiele, la caduta di Gerico , il tramutarsi in una statua di sale della moglie di Lot e tanti altri ancora.
Così come rimando ad altri articoli sul sito ACAM (vedi “I misteri dell’Antica India”) le disquisizioni sui Vimana dell’India protostorica e sulle probabili catastrofi nucleari di Mohenjo Daro e Harappa.
Cosa ancora più interessante è quando questi presunti avvistamenti ufologici del passato sembrano dar vita a dei veri e propri movimenti religiosi e di pensiero che condizionarono sia il presente che il futuro delle popolazioni venute a contatto di tali fenomeni, di qualunque natura siano essi stati.
Infatti molte antiche tradizioni religiose, in varie parti del mondo e per diversi popoli antichi, parlano di dei discesi dal cielo a governare e istruire l’umanità, divinità dotate di grandi poteri ed eccezionali mezzi.
È il caso del mito dell’uomo-pesce Oannes, della tradizione sumera, il quale sarebbe sceso dal cielo a bordo di una "enorme perla luccicante", per portare la conoscenza agli uomini. Si tenga presenta a questo proposito un dato estremamente interessante: la civiltà sumera, di fatto la più antica del mondo, si sviluppò repentinamente, quasi da un giorno all'altro.
Nelle Ande riscontriamo il mito della donna-pesce ( o donna tapiro, a secondo delle tradizioni) Orejona,anch’essa discesa dal cielo nei pressi del lago Titicaca, e al cielo ritornata, dopo aver compiuto il suo compito.Vorremmo poi dimenticare i Nefilim biblici o i Kjappas di alcune culture nipponiche, o lo strano Bep Kororoti, strano essere dall’ambigua tenuta (una tuta spaziale?), dalla cui mani scaturivano fulmini e che discese in Amazzonia presso la tribù di indios Kajappos?
Insomma potremmo citare molti altri esempi, ma non è la lunghezza dell’elenco che definirebbe l’importanza dell’argomento o la sua veridicità.
"La ragione ci trae in inganno più spesso della natura."
L. de C. de V. Vauvenargues
Piuttosto è interessante notare come queste tradizioni religiose siano nate attraverso la sicura interferenza di un qualcosa che dovette almeno sembrare meritevole di catalizzare l’attenzione di quei antichi osservatori.
Da cosa nasce il bisogno interiore di quei popoli di divinizzare quei strani fenomeni? E ne abbiamo un riscontro documentato ai giorni nostri di una possibile coercizione di pensiero di fronte ad avvenimenti che hanno per lo meno dello strano?
Ebbene tutti queste antiche nascite di movimenti di pensiero religioso hanno un riscontro in una fenomenologia molto documentata e ben studiata: i culti cargo.