recensione personale, possibili spoiler
Anzitutto ringrazio l'autore per aver inviato il suo libro a Elisa, che poi me lo ha gentilmente passato.
Ahimè la recensione molto positiva dell'utente Skitty e il titolo stesso di questo romanzo mi avevano incuriosito (sono stato io, di mia iniziativa, a chiedere a Elisa di inviarmelo) ma le mie aspettative sono state ampiamente deluse.
La recensione che segue è ovviamente soggettiva, non pretende di essere assolutistica, essendo io un semplice lettore e non un critico.
Partiamo dalla trama:
Protagonista è un tredicenne di Napoli(?) che, ispirandosi al personaggio di Tony Montana del film Scarface, impronterà la sua vita di strada a quella filosofia di vita, sprezzante del pericolo e in barba alla legalità, fino ad arrivare a commettere omicidi, furti e pestaggi, passando per riformatori e ospedali psichiatrici.
Il plot non è molto originale, anzi, rasenta in certi punti l'inverosimile o, almeno, è davvero difficile credere che rispecchi la realtà dei nostri giorni. Ci sta che la visione di un film violento condizioni un 13enne già suggestionabile di suo e bisognoso di attenzioni a causa dell'assenteismo della sua famiglia, ma da qui a mettere in atto impunemente nella quotidianità quello che si è visto su pellicola, sinceramente ce ne passa. Invece al nostro "giovanotto" le occasioni a delinquere, facendola puntualmente franca, si presentano a ogni piè sospinto - un portafogli con 600 euro dentro lasciato incustodito sul sedile di un'auto lasciata con la portiera spalancata(!), 76 mila euro in bella vista sulla scena di un crimine che l'assassino non ha evidentemente considerato degni di essere rubati(!) e invece il "nostro" arriva in tempo per infilarseli nello zaino prima che arrivino le volanti, per non parlare dell'uccisione di due poliziotti da parte di un ragazzino di 13 anni che con una facilità sorprendente sfila la pistola a uno dei 2 e li ammazza entrambi(!) o del fatto che ogni colluttazione in cui Rommy si viene a trovare finisca con il suo avversario che si spacca la testa tutte le sante volte(?!). Sorvoliamo sull'assurdità dei due black out/episodi di amnesia passeggera a cui Rommy va incontro, probabile tentativo della sua mente di non affrontare i traumi e il dolore interiore.
Passiamo a tecnica e stile:
L'opera è disseminata di "peccati" di gioventù neanche troppo veniali e ingenuità stilistiche da opera prima che lasciano piuttosto interdetti. Virgole tra soggetto e verbo(!), "va' bene" con l'apostrofo(!) - e non è un refuso, se viene ripetuto 3 volte nel testo - sbiascicare anzichè biascicare (2 volte) eccetera. Per non parlare dell'idiosincrasia, evidentemente, verso i bellissimi pronomi personali della nostra lingua, "egli", lui, essi, MAI USATI, ripeto mai usati. A questi vengono preferiti in maniera reiterata e insistente aggettivi sostantivati o appellativi sgradevoli e stonanti come "il piccoletto", il "piccolo", il giovanotto, il ragazzino. se uno ha 13 anni non può essere 4 "cose" nell'economia del testo. Insomma, il romanzo avrebbe avuto bisogno di un editing pesante.
Non ho gradito l'insistenza di similitudini e metafore che si sforzano di essere evocative e invece sortiscono solo l'effetto di appesantire la lettura. Il testo è poi inframmezzato da riflessioni personali, a mo' di aforismi o massime esistenziali da parte dell'autore, che per il mio gusto personale spezzano il fluire della narrazione.
Aspetti positivi:
sono riuscito a cogliere un unico pregio in questo libro: la morale. La televisione e il cinema possono veramente condizionare e plasmare la mente, questo è condivisibile e da condannare. Anche il fatto che la delinquenza, la violenza siano figlie della società in cui viviamo, che nascano dalle sue viscere e che si allarghino fino a "infettare" gli innocenti per antonomasia, come i bambini, è un concetto che ho apprezzato.
Nel complesso, purtroppo, il mio giudizio rimane negativo.