Cavagna, Daniele - mi siedo in un prato e penso

Daniele Cavagna

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Pioggia e Parole

Quanto mi piace la pioggia… con la pioggia le parole scorrono meglio, sono più sciolte. Con la pioggia mi sento meglio, guardo fuori e mi sembra di sentire l’aria più buona, i pensieri più leggeri e i problemi più sottili. La pioggia è bella perché movimentata, arzilla, scoppiettante e se guardo i tetti rigati dalle mille gocce d’acqua anche le case mi sembrano più belle.

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robertoansioso

New member
Vorrei condividere un pensiero suscitatomi dai recenti fatti di cronaca. Pubblico un estratto.

[...] Non so se sia giusto o sbagliato quello che sta accadendo, anzi, non credo nemmeno più nella giustizia in senso assoluto, ma mi viene una riflessione. Perchè il mondo occidentale, (noi, paladini della giustizia e della democrazia), deve mettere il naso negli affari di paesi che stanno attraversando le loro tappe storiche, fatte anche di lotte, rivoluzioni e repressioni? A scuola ci insegnano la storia con l’obiettivo, così dicono, di permetterci di imparare dagli errori del passato e poi [...]

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Che ne pensate?
Daniele

Complimentoni vivissimi!
 

GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
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recensione personale, possibili spoiler

Anzitutto ringrazio l'autore per aver inviato il suo libro a Elisa, che poi me lo ha gentilmente passato.
Ahimè la recensione molto positiva dell'utente Skitty e il titolo stesso di questo romanzo mi avevano incuriosito (sono stato io, di mia iniziativa, a chiedere a Elisa di inviarmelo) ma le mie aspettative sono state ampiamente deluse.
La recensione che segue è ovviamente soggettiva, non pretende di essere assolutistica, essendo io un semplice lettore e non un critico.

Partiamo dalla trama:
Protagonista è un tredicenne di Napoli(?) che, ispirandosi al personaggio di Tony Montana del film Scarface, impronterà la sua vita di strada a quella filosofia di vita, sprezzante del pericolo e in barba alla legalità, fino ad arrivare a commettere omicidi, furti e pestaggi, passando per riformatori e ospedali psichiatrici.
Il plot non è molto originale, anzi, rasenta in certi punti l'inverosimile o, almeno, è davvero difficile credere che rispecchi la realtà dei nostri giorni. Ci sta che la visione di un film violento condizioni un 13enne già suggestionabile di suo e bisognoso di attenzioni a causa dell'assenteismo della sua famiglia, ma da qui a mettere in atto impunemente nella quotidianità quello che si è visto su pellicola, sinceramente ce ne passa. Invece al nostro "giovanotto" le occasioni a delinquere, facendola puntualmente franca, si presentano a ogni piè sospinto - un portafogli con 600 euro dentro lasciato incustodito sul sedile di un'auto lasciata con la portiera spalancata(!), 76 mila euro in bella vista sulla scena di un crimine che l'assassino non ha evidentemente considerato degni di essere rubati(!) e invece il "nostro" arriva in tempo per infilarseli nello zaino prima che arrivino le volanti, per non parlare dell'uccisione di due poliziotti da parte di un ragazzino di 13 anni che con una facilità sorprendente sfila la pistola a uno dei 2 e li ammazza entrambi(!) o del fatto che ogni colluttazione in cui Rommy si viene a trovare finisca con il suo avversario che si spacca la testa tutte le sante volte(?!). Sorvoliamo sull'assurdità dei due black out/episodi di amnesia passeggera a cui Rommy va incontro, probabile tentativo della sua mente di non affrontare i traumi e il dolore interiore.

Passiamo a tecnica e stile:
L'opera è disseminata di "peccati" di gioventù neanche troppo veniali e ingenuità stilistiche da opera prima che lasciano piuttosto interdetti. Virgole tra soggetto e verbo(!), "va' bene" con l'apostrofo(!) - e non è un refuso, se viene ripetuto 3 volte nel testo - sbiascicare anzichè biascicare (2 volte) eccetera. Per non parlare dell'idiosincrasia, evidentemente, verso i bellissimi pronomi personali della nostra lingua, "egli", lui, essi, MAI USATI, ripeto mai usati. A questi vengono preferiti in maniera reiterata e insistente aggettivi sostantivati o appellativi sgradevoli e stonanti come "il piccoletto", il "piccolo", il giovanotto, il ragazzino. se uno ha 13 anni non può essere 4 "cose" nell'economia del testo. Insomma, il romanzo avrebbe avuto bisogno di un editing pesante.
Non ho gradito l'insistenza di similitudini e metafore che si sforzano di essere evocative e invece sortiscono solo l'effetto di appesantire la lettura. Il testo è poi inframmezzato da riflessioni personali, a mo' di aforismi o massime esistenziali da parte dell'autore, che per il mio gusto personale spezzano il fluire della narrazione.

Aspetti positivi:
sono riuscito a cogliere un unico pregio in questo libro: la morale. La televisione e il cinema possono veramente condizionare e plasmare la mente, questo è condivisibile e da condannare. Anche il fatto che la delinquenza, la violenza siano figlie della società in cui viviamo, che nascano dalle sue viscere e che si allarghino fino a "infettare" gli innocenti per antonomasia, come i bambini, è un concetto che ho apprezzato.
Nel complesso, purtroppo, il mio giudizio rimane negativo.
 

Daniele Cavagna

New member
Beh, che dire, grazie per la recensione. Dura ma si vede la competenza...
Due parole di precisazione: la città non è Napoli (come mai ti è venuta in mente Napoli?) e ho evitato di nominare una qualsiasi città perché volevo che ogni lettore si sentisse partecipe di un problema che è di tutti e non pensasse ad una città lontana centinaia o migliaia di chilometri.
Non credo che un romanzo debba essere verosimile a tutti i costi. Se così fosse credo che gran parte della letteratura mondiale potrebbe essere messa al rogo... Mi rendo conto che un ragazzino di 13 anni che fa certe cose sia forse eccessivo (forse), ma nell'intento complessivo del libro l'esagerazione serve a far emergere una riflessione. E ti assicuro che molte persone mi hanno chiesto se prima di scrivere il libro avessi svolto una sorta di ricerca in qualche periferia per cogliere così realmente la problematica del disagio giovanile. Questione di opinioni e di esperienze personali.
Per quanto riguarda editing ed errori hai pienamente ragione. Io ho affidato il mio scritto alla casa editrice che ha svolto un editing molto molto leggero e io non ho dato molta importanza al risultato. Errore mio.
Grazie ancora per aver dedicato del tempo al mio libro.
Daniele
 

GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
Membro dello Staff
Citi piazza del popolo, famosissima piazza di Napoli, e definisci "guaglioni" i tirapiedi di Frans, mi sembra di ricordare. Comunque Napoli o non napoli poco importa.
Mi dispiace ma la 0111 Edizioni è evidente che non ha messo mano al tuo libro per quanto riguarda un editing anche leggero. Va' bene con l'apostrofo non può sfuggire nemmeno a una lettura superficiale.
Comunque le critiche fanno bene, fanno crescere. In bocca al lupo per il futuro
 
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