Vladimir
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Bellissima e toccante poesia di una delle figure più belle della letteratura russa del secondo 900. Un uomo che, compresa la mostruosità dello stalinismo, già negli anni 50 cominciò a battersi per la verità nella vita come nella letteratura, compiendo atti di enorme coraggio come pubblicare su Novyj Mir (la più autorevole rivista letteraria sovietica e russa) Solženzcyn, le poesie di Pasternak che fanno da corredo a Il dottor Živago (escluse quelle di ispirazione evangelica), o il critico dissidente Vladimir Lakšin.
Prima della guerra
Prima della guerra, come in segno di sciagura,
perché non semrbasse più facile nella sua novità,
da geli di inaudita rigidezza
furono arsi e distrutti i giardini.
Ed era penoso per il cuore avvilito,
scorgere fra la verzura in rigoglio
gli alberi non risorti a primavera,
che sporgevano neri, invernali.
Sotto la loro corteccia sbucciata come una trave
si vedeva una livida colatura brunastra.
Dappertutto una sorte malefica
aveva colpito i migliori alberi, gli eletti...
Passarono gli anni. Gli alberi stecchiti
sono rinati con forza inattesa,
mettendo vivi rami, verdi foglie...
È finita la guerra. Ma tu piangi, madre.
Prima della guerra
Prima della guerra, come in segno di sciagura,
perché non semrbasse più facile nella sua novità,
da geli di inaudita rigidezza
furono arsi e distrutti i giardini.
Ed era penoso per il cuore avvilito,
scorgere fra la verzura in rigoglio
gli alberi non risorti a primavera,
che sporgevano neri, invernali.
Sotto la loro corteccia sbucciata come una trave
si vedeva una livida colatura brunastra.
Dappertutto una sorte malefica
aveva colpito i migliori alberi, gli eletti...
Passarono gli anni. Gli alberi stecchiti
sono rinati con forza inattesa,
mettendo vivi rami, verdi foglie...
È finita la guerra. Ma tu piangi, madre.
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