De Luca, Erri - Il peso della farfalla

P

~ Patrizia ~

Guest
:) Ciao Sergio,
grazie per aver chiarito il tuo pensiero.
Così motivato è degno del massimo rispetto.
La tua stroncatura, estremamente severa, imponeva una spiegazione.

La mia opinione:
il valore di questo libricino, a mio modesto parere, sta proprio nello stile che, pur presentando qualche concessione grammaticale di troppo, è duttile e si presta a più chiavi di lettura.

Rifletterò su quanto hai detto.
 

sergio Rufo

New member
Francesca, pero', questo racconto vuole essere e diventare morale; vuole pontificare un valore, a mio dire, immorale profondamente.
In quelle poche pagine che non vogliono essere un trattato sulla natura, si fa di peggio: si beatifica una sorta di " redenzione" come senso di tutta l'esistenza.

Insomma: ci si imbroglia e si vuole imbrogliare come le peggiori canaglie.
 

sergio Rufo

New member
ciao patrizia.
Non pensavo - e mai avrei immaginato - che un mio parere su questo libricino scatenasse tutta una sorta di " difesa" a favore di questa novella.
Ho espresso solo la mia chiave di lettura che non vuole essere l'unica possibile ma semplicemente lontanissima ( che dio ce ne scampi!) per quanto mi riguarda dal sentimento che quella novella vuole esprimere.
A me e' sembrato un sentimento " decadente", una specie di malattia che indebolisce la fierezza di essere quello che si e'.
 
Al contrario di tutte le lodi lette sopra ( sto' tipo qua' piace a tutti) io non so quale sia la critica che piu' si addica a quello che ho letto: forse...banale, scontato, melenso, sdolcinato, insussistente, inconsistente, evanescente. In poche parole, la classica fiabetta moral/esistenziale dalla quale, bene che vada, si puo' cavare un sorrisetto di commiserazione non tanto per il camoscio ( re!) e nemmeno tanto per il cacciatore , ma proprio per l'autore.

Guarda Sergio, io mi schiarisco dalla "tua" parte, e quella di El_tipo.... cosi almenno non ti sentirai più tanto solo.... :) hai detto in due parole stessa cosa che avevo io in mente quando ho letto questo libricino.... solo unica diferenza è che io l'ho letto nel formato ebook, e cosi ho risparmiato quelli 7.5 euro che gl'altri hanno spesso...:YY
Neanche io ho letto altri suoi testi, ma dopo aver letto questo, ci penserò due volte prima di prendere qualche altro suo (non è detto che non lo farò, ma che mi ci vorrà un po' di tempo per smaltire la delussione => la delussione anche per il "plaggio", perchè è impossibile che ci sia anche uno chi avesse letto questo racconto, che non è stato sfiorato dal pensiero "mi suona un po' familiare la storia" )
 
P

~ Patrizia ~

Guest
A me e' sembrato un sentimento " decadente", una specie di malattia che indebolisce la fierezza di essere quello che si e'.

Ci stiamo arrischiando in terreno scivoloso, io già sono in difficoltà...
Ora mi chiedo e ti chiedo: qual è la fierezza umana?

la delussione anche per il "plaggio", perchè è impossibile che ci sia anche uno chi avesse letto questo racconto, che non è stato sfiorato dal pensiero "mi suona un po' familiare la storia" )

Non ho visto il plagio, anche Luisa fa riferimento al già detto... io non ci arrivo, mi aiutate?
Gli argomenti, i temi? Ma da quanti sono già stati trattati...
Tutto ciò non è sufficiente per parlare di plagio...:?
 
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Minerva

New member
Non si capisce bene la sottile distinzione tra chi agisce per natura e chi agisce per volonta' di primeggiare contro natura.
Sembra quasi, dicendo questo, che l'uomo non agisca per natura, ma per qualcosa d'altro.
Oppure che l'uomo sia estraneo alla natura stessa non riconoscendone le regole.
Ma come? se proprio la natura e' la piu' severa maestra della crudelta'? Non esiste in natura un fenomeno che non appaia assolutamente incurante di quel concetto morale chiamato virtu' che falsifica ogni nostro agire umano.
Una virtu' non e' mai innata: se fosse innata perderebbe il suo requisito piu' importante per poterla definire appunto tale: la rinuncia ad esercitare un diritto naturale.
Per spiegarmi: l'essere buono significa esercitare la scelta, per fare un esempio, di non aggredire uno piu' debole di noi. Ma se lo siamo noi nei confronti di un altro, non aggredirlo significa solo non esserne capaci.
Non siamo piu' virtuosi, dunque.

La volonta' di primeggiare dell'uomo e' - quindi - un fatto assolutamente naturale.
Volere sostenere il contrario, significa piu' o meno, disconoscere l'uomo in quanto tale per disegnarlo su un modello umano possibile ma non come l'unico vero.
Per quale razza di motivo e' lecito immaginare che una tigre non sappia distinguere il proprio io da quello di chi sta sbranando per istinto?
Bisognerebbe chiederlo a chi fu sbranato. La tigre se ne rende conto benissimo, per istinto appunto, di non essere la stessa cosa che sta divorando.
Come l'uomo nel momento di esercitare la propria aggressione contro un animale.
Solo la morale interviene, come sempre, ad inficiare questa scelta come cattiva e poco leale.

Gli animali sono spinti dall’istinto (dalla natura), anche e soprattutto quando agiscono con crudeltà, tra di loro e verso chi li attacca; è la legge della sopravvivenza. L’essere umano non è dotato solo di istinto ma anche di raziocinio ed il suo agire non è sempre legato alla sopravvivenza ma a tante altre motivazioni. La caccia, quando non è finalizzata alla sopravvivenza, è uno sport assolutamente contro natura. Nel racconto, l’animale si difende, mentre il cacciatore è mosso dal desiderio di portare a casa il suo trofeo: non un camoscio qualsiasi, bensì il re; per dimostrare di essere il migliore dei cacciatori.
Del resto, Sergio, io non ho detto che la volontà di primeggiare dell’essere umano sia contro natura; ho parlato di “brama di primeggiare sfidando la natura” e ho aggiunto che l’animale agisce secondo natura semplicemente perché si difende.
Quindi, se nel mio precedente post hai voluto leggere, tra le righe, la locuzione “contro natura”, questa è da riferirsi alla caccia e non al desiderio di primeggiare.
 

asiul

New member
Non ho visto il plagio, anche Luisa fa riferimento al già detto... io non ci arrivo, mi aiutate?
Gli argomenti, i temi? Ma da quanti sono già stati trattati...
Tutto ciò non è sufficiente per parlare di plagio...:?


Beh, no. Per quanto mi riguarda non mi riferivo ad un plagio.Anche se leggendo alcune critiche a questo romanzo, non è la prima volta che ne sento parlare.
Con qualcosa di già letto, intendevo l'assenza di originalità.
La storia della "lotta" o il confronto tra la natura e l'animale uomo non è certo nuovo in letteratura.
E De Luca l'ha trattato come altri.Con lo stesso metodo.
Sai Patrizia, un po' mi ha ricordato il vecchio e il mare. Però leggerò certamente qualcos'altro di questo scrittore, perchè in alcuni passaggi m'è piaciuto il suo stile
 
P

~ Patrizia ~

Guest
:) In tal senso mi trovi pienamente d'accordo.

Anch'io del resto, nei post precedenti, ho sottolineato la piacevolezza dello stile; che per me, fa comunque la differenza.

De Luca mi ha coinvolta, e di solito, questo mi basta.

Grazie Luisa
 

asiul

New member
:) In tal senso mi trovi pienamente d'accordo.

Anch'io del resto, nei post precedenti, ho sottolineato la piacevolezza dello stile; che per me, fa comunque la differenza.

De Luca mi ha coinvolta, e di solito, questo mi basta.

Grazie Luisa

apro OT_ grazie a te, mi hai dato modo di spiegare la mia affermazione_ chiudo OT :D
 
Non ho visto il plagio, anche Luisa fa riferimento al già detto... io non ci arrivo, mi aiutate?
Gli argomenti, i temi? Ma da quanti sono già stati trattati...
Tutto ciò non è sufficiente per parlare di plagio...:?
Ciao Patrizia,
Avevo messo la parola plagio tra le virgolette, proprio perchè non è un plagio vero e proprio, ma non è neanche tanto lontano.... nel mio commento che ho scritto per uno dei ultimi gruppi di lettura che aveva questo libro come tema, ho scritto che mi sembra un dejavu, e ho nominato il Moby Dick (è stato un mio errore, ho scambiato il titolo con quello del Vecchio e il mare - un errore provocato dalla mia ignoranza: non ho letto nessuno di questi due libri, e mi ricordavo vagamente la trama di questi due).
In ogni caso, ripetto: non si tratta del vero plagio, ma tanto meno si può vantare della originalità.... siccome, non ho trovato il racconto originale, e visto che non mi abbia colpito neanche il suo linguaggio "poetico", che, oltre tutto, anche questo non è la sua novità, anche questo è già stato usato dagl'altri.... ho calato forse un po' la mano, ma neanche poi tanto.... credo. :)
 
P

~ Patrizia ~

Guest
mi ci vorrà un po' di tempo per smaltire la delussione => la delussione anche per il "plaggio", perchè è impossibile che ci sia anche uno chi avesse letto questo racconto, che non è stato sfiorato dal pensiero "mi suona un po' familiare la storia" )

non ho letto nessuno di questi due libri, e mi ricordavo vagamente la trama di questi due).

Ciao Nicole :),
io non voglio convincere nessuno, ma parlare di plagio (anche se tra virgolette), perché la trama di un libro assomiglia a quella di due libri non ancora letti...

Comunque, de gustibus non disputandum :D:

Io confermo, convinta, il mio commento scritto domenica, parola per parola :).
 
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alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Riporto il mio commento del GdL
Non mi è piaciuto come Il giorno prima della felicità, che ho letto in tempi recenti.
Troppo breve per coinvolgermi seriamente, tuttavia la scrittura di De Luca, inutile ripeterlo, è quanto di più poetico e delicato si possa immaginare e toccante nel descrivere questi due esseri a loro modo entrambi solitari e spietati, ma uniti da un filo più o meno invisibile (la farfalla?) nella vita come nel momento della resa.
La figura della donna, così di passaggio, sottolinea agli occhi del lettore l'ombrosità dell'uomo, non predisposto per i legami ma sensibile al minimo accenno di un contatto, al quale non è avvezzo.
Un libro un po' "fuggevole", ma che infonde tenerezza.
 
Ciao Nicole :),
io non voglio convincere nessuno,
Ci mancerebbe altro.... ed altretanto sarei rimasta molto delusa se tu fossi stata convinta dal mio punto di vista.... siamo qui solo per scambiarci i nostri punti di vista riguardo i libri letti.... :)
Proseguendo in questo tono, cerco di spiegare meglio il mio punto:

ma parlare di plagio (anche se tra virgolette), perché la trama di un libro assomiglia a quella di due libri non ancora letti...
Mi permetto di usare la parola plagio (anche se alcuni libri non sono stati letti di persona, possono essere rimasti ben impressi nella mente dal tempi di scuola), proprio pechè in tutti due romanzetti si parla dell'elogio della forza e della perseveranza, ma anche del rispetto per la natura e del risentimento per l’uccisione di un animale in fondo simile a cacciatore/pescatore, forte e solo. E questo già, secondo me, è suficiente....
Ma c'è anche un'altro libro che è stato nominato in causa, ed è “La Forza della Natura” di Luisa Mandrino, pubblicato da Cda & Vivalda Editori nel 2002..... ti lascio il link della pagina: http://www.giornalettismo.com/archives/45214/quel-libro-luca-tanto-somiglia/

Detto tutto ciò, non vorei forzare le opinioni diverse dalle mie, ma altretanto rimango ferma sulle mie: il racconto non mi è piaciuto proprio perchè non mi hanno mai toccate più di tanto queste storie strapalacrimose, semplicemente non rientra nel mio genere di lettura....fino ora.... :)
 
P

~ Patrizia ~

Guest
:)Nicole, di fronte a questo articolo non posso che genuflettermi: non conoscevo né la scrittrice né il libro.

Sono stupita e amareggiata per un autore che ha tutte le qualità per distinguersi e farcela da solo.

Che peccato.
 

skitty

Cat Member
Ci mancerebbe altro.... ed altretanto sarei rimasta molto delusa se tu fossi stata convinta dal mio punto di vista.... siamo qui solo per scambiarci i nostri punti di vista riguardo i libri letti.... :)
Proseguendo in questo tono, cerco di spiegare meglio il mio punto:


Mi permetto di usare la parola plagio (anche se alcuni libri non sono stati letti di persona, possono essere rimasti ben impressi nella mente dal tempi di scuola), proprio pechè in tutti due romanzetti si parla dell'elogio della forza e della perseveranza, ma anche del rispetto per la natura e del risentimento per l’uccisione di un animale in fondo simile a cacciatore/pescatore, forte e solo. E questo già, secondo me, è suficiente....
Ma c'è anche un'altro libro che è stato nominato in causa, ed è “La Forza della Natura” di Luisa Mandrino, pubblicato da Cda & Vivalda Editori nel 2002..... ti lascio il link della pagina: http://www.giornalettismo.com/archives/45214/quel-libro-luca-tanto-somiglia/

Detto tutto ciò, non vorei forzare le opinioni diverse dalle mie, ma altretanto rimango ferma sulle mie: il racconto non mi è piaciuto proprio perchè non mi hanno mai toccate più di tanto queste storie strapalacrimose, semplicemente non rientra nel mio genere di lettura....fino ora.... :)

o cavoliccho... sono uguali.... :OO

Questo non cambia il fatto che mi sia piaciuto il libro, ma mi cade il mito dell'originalità dell'argomento... :roll:
 

jeanne

New member
Gli animali sono spinti dall’istinto (dalla natura), anche e soprattutto quando agiscono con crudeltà, tra di loro e verso chi li attacca; è la legge della sopravvivenza. L’essere umano non è dotato solo di istinto ma anche di raziocinio ed il suo agire non è sempre legato alla sopravvivenza ma a tante altre motivazioni. La caccia, quando non è finalizzata alla sopravvivenza, è uno sport assolutamente contro natura. Nel racconto, l’animale si difende, mentre il cacciatore è mosso dal desiderio di portare a casa il suo trofeo: non un camoscio qualsiasi, bensì il re; per dimostrare di essere il migliore dei cacciatori.
Del resto, Sergio, io non ho detto che la volontà di primeggiare dell’essere umano sia contro natura; ho parlato di “brama di primeggiare sfidando la natura” e ho aggiunto che l’animale agisce secondo natura semplicemente perché si difende.
Quindi, se nel mio precedente post hai voluto leggere, tra le righe, la locuzione “contro natura”, questa è da riferirsi alla caccia e non al desiderio di primeggiare.
Sono assolutamente d'accordo con quello che dici, Minerva!
D'altronde, non sapevo niente dell'eventuale plagio, ora mi informerò.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
da Il Gazzettino

LA "QUERELLE" CON FRANCO MIOTTO

De Luca: «Quella storia
viene dalla mia esperienza»

Lo scrittore si spiega: «Non ho letto
il libro della Mandrino, l’avrei citato»

Venerdì 15 Gennaio 2010,
È appena rientrato dalla Spagna. E non sa nulla dei j’accuse che girano in questi giorni sui blog. Erri De Luca, annoverato fra gli scrittori di punta della narrativa italiana e non solo, non ha ancora letto l’articolo del Gazzettino in cui l’alpinista bellunese Franco Miotto sostiene che le vicende narrate nel libro “Il peso della farfalla” (Feltrinelli) troppo assomiglino a quelle biografiche raccolte da Luisa Mandrino nelle pagine di “La forza della Natura” (Cda & Vivalda). Tanto da far gridare al “calco”.
«Non ho nulla da dire, non lo considero un problema, può esserlo per altri ma non è mio» si schiva De Luca. Che poi si fa riassumere la questione e, per nulla toccato, risponde alle domande di fila: «Non ho letto il libro della Mandrino. Se prendo informazioni da un altro testo lo cito sempre volentieri, lo avrei fatto pure in questo caso. Che alcuni passi riguardassero Miotto, che non mi pare di conoscere, l’ho saputo ora».
Lo scrittore napoletano va giù chiaro sul ruolo che nella cultura di tutti i tempi ha ricoperto la tradizione orale: «Ho ascoltato e nei racconti, di cui non ho preso appunti, i protagonisti erano uomini senza nome, cognome ed indirizzo. Anche la Bibbia è stata tramandata oralmente, prima di essere scritta. Così girano tante storie di cacciatori e camosci morti». Gli viene in mente, a tal proposito, di aver ricevuto di recente una mail da una guida alpina svizzera che gli comunica di aver recuperato un vecchio cacciatore trovato morto, in fondo ad un vallone, con un camoscio sulle spalle.
Nel libro “Il peso della farfalla” De Luca narra appunto le vicende in cui si intrecciano le vite di un uomo e di un camoscio: «Non esiste l’esclusiva per queste storie che provengono dalla mia frequentazione di bestie e persone di montagna». Montagna che vuol dire Alpi, ma anche Dolomiti bellunesi visto che due anni fa, per dirne una, Erri De Luca ha scalato in giornata la parete nord dell’Agner. Insomma di re dei camosci ne ha conosciuti molti. Come ci sono molti montanari o bracconieri che amano raccontare l’impresa «mettendoci qualche balla che, alla fine, fa parte della magnifica macchina del narrare».
Accuse tutte rispedite al mittente. Con un'aggiunta: «Paradossalmente – chiude De Luca – pensavo di scrivere la variante montanara de “Il vecchio e il mare”».
 
Certamente.... non poteva rispondere diversamente.... :roll:

Però, anche qui, in questa replica, ci sono alcune discrepanze (insignificante per un lettore, ma per una difesa poco convincenti perchè si contrastano):

- "Quella storia viene dalla mia esperienza" => esperienza personale
e
- "Ho ascoltato e nei racconti, di cui non ho preso appunti, i protagonisti erano uomini senza nome, cognome ed indirizzo." => esperienza indiretta

:?
 
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