Bacci
New member
Prendo spunto da recenti dibattiti letti in giro per la rete, per chiedere opinioni a voi riguardo un tema che trovo da sempre molto interessante e stimolante.
Fino a che punto il lettore medio può permettersi di analizzare in maniera critica uno o più capisaldi della letteratura mondiale? Spesso mi sento inadeguato di fronte ad alcuni libri che vengono considerati dei classici imprescindibili della letteratura, perché, in fondo, mi chiedo cosa mai potrò cavare da solo da questa lettura, di non banale, di profondo, che riesca ad andare oltre ai semplici giudizi e alle mie opinioni personali. Nell'attimo in cui mi accingo a leggere un classico per la prima volta, per un momento sono l'ultima persona sulla terra a farlo, di milioni e milioni che l'hanno fatto prima di me. Cosa mai potrò trarre, senza alcun appiglio, da un timore reverenziale come questo? Da un libro tutti noi possiamo trarre sensazioni piacevoli che vadano a toccare delle corde nascoste dei nostri sentimenti, che ci riportino alla mente dei bei ricordi, che ci incantino per qualche svariato motivo o semplicemente ci facciano trascorrere qualche ora in piacevole serenità. Ma questi non sono parametri oggettivi per giudicare il valore di un testo, quel valore che ha fatto sì che dopo qualche secolo questo sia ancora diffuso e riconosciuto come opera d'arte e noi tutti ancora oggi qui a leggerlo. Quali sono i parametri che ci possono aiutare a capire il valore reale di un libro? Lo stile della prosa, la sintassi, la grammatica, oppure il modo in cui vengono raccontati gli eventi, o la trama stessa, sono parametri più oggettivi? E se sì, quali sono i metodi per giudicarli?
Un aiuto verso un primo timido approccio a questa discussione mi viene da quello che è stato il percorso dei miei studi. Ho frequentato l'accademia di belle arti perché appassionato d'arte, e perché non mi accontentavo di fermarmi al semplice giudizio estetico che può suscitare un quadro. Faccio un esempio banale e semplificato, e forse anche irrispettoso nei confronti di questi grandi artisti: parlando con persone, leggendo opinioni, insomma frequentando la vita di tutti i giorni, è più facile trovare persone che apprezzino i quadri degli impressionisti rispetto a quelli di Picasso, e spero di non peccare di presunzione dicendo che spesso si tende ad apprezzare un dipinto solo prendendo come riferimento la rappresentazione del reale, che è uno dei parametri più immediati da analizzare, quando dietro c'è molto di più, e questo di più comprende la ricerca estetica dell’artista, la filosofia di riferimento, la sintesi formale e coloristica… ma anche la vita del pittore, i rapporti di potere, il contesto storico-sociale, le annesse polemiche, tematiche e contenuti, contestazioni, polemiche e scuole artistiche e di pensiero, rapporti tra quelle locali e internazionali… Per quei grandi artisti ogni quadro era un tassello fondamentale per portare avanti un discorso pittorico che durava una vita, fatta di sacrifici e sperimentazioni continue e di un continuo mettersi in gioco per portare avanti le proprie idee rivoluzionarie quando tutto il resto del mondo gli remava contro. Ed è per questo che vengono ricordati oggi. C’è così tanto da valutare, soppesare, contestualizzare che un semplice "mi piace" "o non mi piace", di fronte a un dipinto, perde completamente di valore.
Per la letteratura credo proprio che sia lo stesso. E spero di non essermi già risposto da solo, annullando il senso di questo topic, con quanto ho tentato di esprimere qui sopra. Quello che volevo chiedervi in sintesi, è se anche voi provate questo disagio, questo senso di oppressione e allo stesso tempo questa urgenza di informarsi e di comprendere, questa difficoltà a formulare un giudizio dopo aver letto un libro, o se siete certi della vostra cultura e vi sentite in grado di affrontare qualunque tipo di libro senza remore. Secondo voi quanto una solida formazione è fondamentale e decisiva per dedicarsi a questo tipo di attività, e credete che sia possibile raggiungere un profondo livello di conoscenza della materia da autodidatta, potendo contare solo sulla propria voglia di imparare, un po' di sana curiosità e qualche soldino da spendere in libri ogni tanto? A volte, non potendo dedicare tutto il tempo che vorrei alla lettura e allo studio (non avendo mai frequentato corsi su questi argomenti) mi prende un profondo scoramento e mi viene da pensare che piuttosto che leggere 30 libri in un anno dovrei leggerne due soli e dedicarmi di più agli approfondimenti. Ma il tempo è poco e l’urgenza di leggere cose nuove mi allontana da questi propositi, per cui rimango con questa sensazione di sconforto mista al disagio, di sprecare il mio tempo potendo comprendere solo una porzione irrisoria di quanto gli autori di ciò che sto leggendo volevano esprimere. Quali sono le vostre idee in proposito? Quali sono i parametri oggettivi per giudicare un libro di valore? Siete sicuri della vostra conoscenza della materia tanto da non farvi mai questi problemi o avete anche voi ansie paure e frustrazioni? Mi faccio troppe domande? Il fatto è che a volte provo a prendere le cose con più spensieratezza, ma questi dubbi piano piano tornano sempre a galla, per cui le considero questioni non risolte Rispondete con pensieri in libertà, se vi sentite, sono interessatissimo alle vostre opinioni
Fino a che punto il lettore medio può permettersi di analizzare in maniera critica uno o più capisaldi della letteratura mondiale? Spesso mi sento inadeguato di fronte ad alcuni libri che vengono considerati dei classici imprescindibili della letteratura, perché, in fondo, mi chiedo cosa mai potrò cavare da solo da questa lettura, di non banale, di profondo, che riesca ad andare oltre ai semplici giudizi e alle mie opinioni personali. Nell'attimo in cui mi accingo a leggere un classico per la prima volta, per un momento sono l'ultima persona sulla terra a farlo, di milioni e milioni che l'hanno fatto prima di me. Cosa mai potrò trarre, senza alcun appiglio, da un timore reverenziale come questo? Da un libro tutti noi possiamo trarre sensazioni piacevoli che vadano a toccare delle corde nascoste dei nostri sentimenti, che ci riportino alla mente dei bei ricordi, che ci incantino per qualche svariato motivo o semplicemente ci facciano trascorrere qualche ora in piacevole serenità. Ma questi non sono parametri oggettivi per giudicare il valore di un testo, quel valore che ha fatto sì che dopo qualche secolo questo sia ancora diffuso e riconosciuto come opera d'arte e noi tutti ancora oggi qui a leggerlo. Quali sono i parametri che ci possono aiutare a capire il valore reale di un libro? Lo stile della prosa, la sintassi, la grammatica, oppure il modo in cui vengono raccontati gli eventi, o la trama stessa, sono parametri più oggettivi? E se sì, quali sono i metodi per giudicarli?
Un aiuto verso un primo timido approccio a questa discussione mi viene da quello che è stato il percorso dei miei studi. Ho frequentato l'accademia di belle arti perché appassionato d'arte, e perché non mi accontentavo di fermarmi al semplice giudizio estetico che può suscitare un quadro. Faccio un esempio banale e semplificato, e forse anche irrispettoso nei confronti di questi grandi artisti: parlando con persone, leggendo opinioni, insomma frequentando la vita di tutti i giorni, è più facile trovare persone che apprezzino i quadri degli impressionisti rispetto a quelli di Picasso, e spero di non peccare di presunzione dicendo che spesso si tende ad apprezzare un dipinto solo prendendo come riferimento la rappresentazione del reale, che è uno dei parametri più immediati da analizzare, quando dietro c'è molto di più, e questo di più comprende la ricerca estetica dell’artista, la filosofia di riferimento, la sintesi formale e coloristica… ma anche la vita del pittore, i rapporti di potere, il contesto storico-sociale, le annesse polemiche, tematiche e contenuti, contestazioni, polemiche e scuole artistiche e di pensiero, rapporti tra quelle locali e internazionali… Per quei grandi artisti ogni quadro era un tassello fondamentale per portare avanti un discorso pittorico che durava una vita, fatta di sacrifici e sperimentazioni continue e di un continuo mettersi in gioco per portare avanti le proprie idee rivoluzionarie quando tutto il resto del mondo gli remava contro. Ed è per questo che vengono ricordati oggi. C’è così tanto da valutare, soppesare, contestualizzare che un semplice "mi piace" "o non mi piace", di fronte a un dipinto, perde completamente di valore.
Per la letteratura credo proprio che sia lo stesso. E spero di non essermi già risposto da solo, annullando il senso di questo topic, con quanto ho tentato di esprimere qui sopra. Quello che volevo chiedervi in sintesi, è se anche voi provate questo disagio, questo senso di oppressione e allo stesso tempo questa urgenza di informarsi e di comprendere, questa difficoltà a formulare un giudizio dopo aver letto un libro, o se siete certi della vostra cultura e vi sentite in grado di affrontare qualunque tipo di libro senza remore. Secondo voi quanto una solida formazione è fondamentale e decisiva per dedicarsi a questo tipo di attività, e credete che sia possibile raggiungere un profondo livello di conoscenza della materia da autodidatta, potendo contare solo sulla propria voglia di imparare, un po' di sana curiosità e qualche soldino da spendere in libri ogni tanto? A volte, non potendo dedicare tutto il tempo che vorrei alla lettura e allo studio (non avendo mai frequentato corsi su questi argomenti) mi prende un profondo scoramento e mi viene da pensare che piuttosto che leggere 30 libri in un anno dovrei leggerne due soli e dedicarmi di più agli approfondimenti. Ma il tempo è poco e l’urgenza di leggere cose nuove mi allontana da questi propositi, per cui rimango con questa sensazione di sconforto mista al disagio, di sprecare il mio tempo potendo comprendere solo una porzione irrisoria di quanto gli autori di ciò che sto leggendo volevano esprimere. Quali sono le vostre idee in proposito? Quali sono i parametri oggettivi per giudicare un libro di valore? Siete sicuri della vostra conoscenza della materia tanto da non farvi mai questi problemi o avete anche voi ansie paure e frustrazioni? Mi faccio troppe domande? Il fatto è che a volte provo a prendere le cose con più spensieratezza, ma questi dubbi piano piano tornano sempre a galla, per cui le considero questioni non risolte Rispondete con pensieri in libertà, se vi sentite, sono interessatissimo alle vostre opinioni
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