Domanda forse ingenua sull'analisi critica dei classici

Des Esseintes

Balivo di Averoigne
La penso esattamente come te:vuoi mettere,ad esempio, leggere "L'infinito"di Leopardi come si fa la liceo,cercandoci dentro cose che forse lui neanche pensava e leggerlo stando su un'amaca una sera d'estate lasciando che le parole fluiscano direttamente al cuore senza il filtro dell'analisi critica?

Scusami Precious ma io mi ribello e butto il mio "J'accuse"! (ma non vorrei finire come Zola :D )
E' proprio questo il senso ultimo del post!
Non è il cuore!!! I film, i libri che toccano il cuore sono film/libri "facili", lo loro fruizione è a livello elementare..
Spesso i libri che dissipano le nebbie del cuore e fanno sognare, sono costruiti appositamente in quel modo (qualcuno ha detto "Twilight"/"50 sfumature"?)..
Per trovare "qualcosa di più" in un romanzo, il cuore non serve, è strumento fallace e semplicistico!! :)

Ho appena letto gli interventi nel topic de "L'urlo e il furore", e mi viene da domandarmi: come si può giudicare un romanzo del genere "col cuore"/ coi sentimenti che suscita? Occorre ben altro livello, quello che ricercano il Bach, Ayu e Irene, sennò si avrà la stessa fruizione che potrebbe avere un bambino di 8 anni rispetto ad una fiaba..
Personalmente ho sempre trovato sciocco e insensato dire di un libro "mi ha emozionato", o meglio, lo si può affermare, ma non è un giudizio di merito e comunque presenta connotazioni negative! La mia equazione è: libro emozionante = libro orrido e non sbaglia quasi mai! ;) "Và dove ti porta il cuore"? Emozionante e commuovente, infatti è orrendo, fievole, facile e furbetto..

Ricercare un approccio, non dico studiando millemila testi, ma un tantino più profondo non fa male; anche se una volta ogni tanto, invece della Ward si legge Rabelais, non è che si muore! :D :)
 

Bacci

New member
Io penso che si possano fare tantissimi esempi, anche molto semplici, per spiegare questi pensieri che mi frullano in testa da parecchio tempo, che stanno diventando sempre di più una convinzione e anche un'altra fonte di "angoscia" - per il fatto di rendersi conto di certe cose e non sentirsi all’altezza - pensieri e concetti nati a poco a poco attraverso piccole domande che si insinuano nella mente tra una pagina e l'altra di un libro, esempi anche mutuati da argomenti che con la letteratura hanno poco a che fare.

Spero che questo mio post non venga preso come un atto di chissà quale presunzione, quanto invece come un tentativo di condividere i propri dubbi e pensieri. Un esempio semplicissimo, che è anche il primo che mi è venuto in mente: un meccanico è capace di aggiustare un motore e smontarlo sapendo come e dove intervenire in caso di malfunzionamento per sostituire qualche pezzo, perché conosce a fondo il suo mestiere e sa distinguere a prima vista il motore di una fiat 500 da quello di una mercedes. Immagino che possiamo essere tutti disposti a riconoscere che queste particolari abilità gli arrivino da una lunga esperienza fatta sul campo, composta da decine e decine di motori smontati e rimontati, e anche da qualche errore e insicurezza, commessi soprattutto nei primi tempi. Io credo che anche le basi teoriche possano essergli state d'aiuto, ma non necessariamente una persona che studia il funzionamento di un motore a scoppio poi sa dove mettere le mani quando si trova "sul campo".

E' logico che se io personalmente mi trovassi da un giorno all'altro di fronte a un motore diesel, senza alcuna esperienza precedente, non saprei non solo distinguerlo da uno a benzina, ma nemmeno saprei dire se appartiene a una utilitaria o a una ferrari, se non affidandomi a congetture piuttosto aleatorie e nessuna certezza datami dall’esperienza. Io credo che il principio sia lo stesso quando una persona si mette in gioco leggendo un libro, o ammirando un quadro. Come può giudicare se un libro è bello o brutto se è il primo che legge? Dove può trovare appigli per capire se quella che sta leggendo è una banale sequenza amorosa o ha qualcosa in più da dire, se non ha letto nient'altro prima o se ha letto soltanto un "genere" prima di quel momento? Magari legge twilight e si innamora perdutamente dei personaggi e delle vicende riportate, ma se si ferma alle emozioni provate di primo acchito, bé, secondo me verrà ingannato minimo minimo il 70% delle volte, perché se non conosce le altre tipologie di emozioni che possono dare altri tipi di letture, per forza il primo libro che smuoverà qualcosa in lui verrà considerato il più bello, il più emozionante, pregno di significato, quando magari........... è solo il suo punto di vista di quel momento, viziato dall'inesperienza. Tra l'altro anche per questo credo che le prime letture o visioni lascino una specie di "imprinting".

In tutto questo secondo me la passione gioca un ruolo fondamentale, e la passione per la lettura, o per i motori, può nascere anche da un twilight o dalla catena incastrata di una bicicletta. Sono i primi passi, le prime semplici forme di romanzi e di meccanismi in cui ci imbattiamo, e sta a noi vedere se siamo interessati a metterci d'impegno e farci delle domande su come funzionano per riuscire a smontarli e dare un' occhiata ai loro meccanismi, cercando successivamente motori sempre più complessi sui quali metterci alla prova, esercizi su esercizi di montaggio e smontaggio, che aiutano ad avere dimestichezza con la meccanica. Vorrei anche dire che ovviamente non è per nulla obbligatorio fare tutto ciò, non è obbligatorio per nessuno diventare meccanico e non tutti hanno questa passione, però ci sono in giro molti appassionati di motori che nel nel tempo libero sono capaci di aggiustarsi l’auto, e molti che non sanno nemmeno tirare su la catena alla bicicletta (io, per esempio).

fine prima parte:mrgreen:
 
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Bacci

New member
parte due :mrgreen:

Quello che voglio dire, sperando che non venga frainteso come un discorso snob quando in realtà io per primo sono ad uno stadio veramente misero dell’esperienza di cui sopra che credo necessaria per capire un libro o smontare un motore, è che quando un critico d’arte dice che non vale la pena di perdere tempo a guardare delle croste, o al contrario trova chissà quali assurdi pensieri filosofici dietro a un quadro, quelli che fino a quel momento le guardavano le opere in questione non dovrebbero sentirsi insultati o discriminati (gli insulti sono ben altra cosa secondo me) se non sanno dire esattamente cosa ci sia di vero o falso nel giudizio del critico d'arte, ma semplicemente quello è il punto di vista di qualcuno che forse ha visto meccanismi più complessi e li sa riconoscere perché ha esperienza e studi dalla sua parte, e sa che è inutile continuare a perdere tempo a tirare su questa benedetta catena della mountain bike quando ci si potrebbe dedicare a qualcosa di più complesso e che può appassionare e stimolare di più.

Non per questo chi non segue o condivide il suo pensiero è un ignorante, e deve sentirsi discriminato se legge una critica che stronca il suo pittore preferito, ma secondo me, se è veramente interessato a quello che guarda, dovrebbe prenderlo come uno stimolo per approfondire la questione e capire con la sua testa se quello che diceva quel critico è giusto o è sbagliato o ci sono vie di mezzo. Spessissimo si sente dire che certi critici attribuiscono significati troppo fantasiosi o completamente inventati a delle opere d’arte o presunte tali. Ma prima di dire che questo dice cavolate solo perché quei significati non li vediamo alla prima occhiata, proviamo a informarci sulla materia contestualizzando il tutto e cercando di capire altri punti di vista. Credo fermamente che questo non possa che far bene in QUALUNQUE CASO, perché quando avremo acquisito qualche nozione e un po’ di conoscenze ed esperienza in più, visto più mostre e letti i cataloghi e fatto paragoni, potremo capire che quel critico era un incompetente, oppure che aveva completamente ragione, ma in ogni caso l’avremo fatto con i nostri mezzi e con la nostra testa, basandoci sullo studio o sull’assidua frequentazione di quell’ambiente che prima giudicavamo ostico o che non capivamo. E in ogni caso questo avrà portato a una piccola crescita personale, di qualunque genere sia.

La verità è che concordo con chi ha detto che “L’arte non è mai immediata, anche se spesso può sembrarlo”. Questo credo valga per libri, quadri, sculture e qualunque altro genere di espressione artistica. Chiunque può scrivere un libro o scolpire un pezzo di marmo, o impugnare de pennelli, ma non per questo automaticamente sta creando arte, e molti dei best seller di tutti i tempi non sono arte (e non sono obbligate ad esserlo, ma capisco che chi cerca altro nelle letture possa rimanere schifato dal successo immeritato di molti libri poco meritevoli a discapito di altri che non si fila nessuno). Io vedo quasi come una missione, anche se la parola è volutamente esagerata, il riuscire a capire cosa è buono e cosa no, per poter evitare anche solo di fare complimenti spropositati a presunti scrittori che non lo meritano, o al contrario per fare un piccolo apprezzamento ad artisti che nessuno considera, e tutto questo anche se nessuno considererà mai me! O meglio, la vedrei come una "missione", perché allo stato attuale delle cose non so distinguere una crosta da un capolavoro, ma mi sto ingegnando per capire come sviluppare il mio senso critico. Direi che mi prendo terribilmente sul serio :D

E’ una analogia che per quanto semplice mi ha portato via decine di righe e forse (anzi, certamente) è attaccabile da molti punti di vista, ma oltre a confondere me stesso per primo, e a non voler illustrare nessuna verità assoluta - ma solo miei pensieri su questi argomenti - spero che sia in qualche modo utile per spiegarmi meglio (sempre che vi interessi il mio punto di vista) su diatribe che spessissimo si ritrovano in occasioni varie ed eventuali, mica solo su questo forum, eh figurarsi! :D
Adesso vediamo, se qualcuno risponderà a questo messaggio, vorrà dire che avrà avuto il buon cuore di arrivare fino in fondo a questo delirio notturno, e per questo lo ringrazio già indipendentemente dagli insulti che mi tirerà dietro :mrgreen:

Potete sempre dirottare il post sul topic "scrivere come cura" se lo riterrete necessario, ma sappiate che mi ferireste mortalmente :mrgreen:
In ogni caso, il tempo è un buon giudice, e farà piazza pulita di questi eccessi :D
 
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ayuthaya

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Sono senza parole... Hai scritto delle cose bellissime, intelligenti e permeate di quella modestia che non è "diplomazia", ma vera apertura di mente (e che, conoscendoti, so che ti è propria)...
Ti ringrazio davvero per questo bellissimo intervento, nel quale mi ritrovo completamente, e grazie ancora per aver aperto questo thread, che trovo davvero interessante, se si riesce a non farlo scivolare nelle solite sterili "contrapposizioni"...!!!
Non vedo l'ora di poter aggiungere qualcosa.. a presto!
 

precious

New member
precious

Scusami Precious ma io mi ribello e butto il mio "J'accuse"! (ma non vorrei finire come Zola :D )
E' proprio questo il senso ultimo del post!
Non è il cuore!!! I film, i libri che toccano il cuore sono film/libri "facili", lo loro fruizione è a livello elementare..
Spesso i libri che dissipano le nebbie del cuore e fanno sognare, sono costruiti appositamente in quel modo (qualcuno ha detto "Twilight"/"50 sfumature"?)..
Per trovare "qualcosa di più" in un romanzo, il cuore non serve, è strumento fallace e semplicistico!! :)

Ho appena letto gli interventi nel topic de "L'urlo e il furore", e mi viene da domandarmi: come si può giudicare un romanzo del genere "col cuore"/ coi sentimenti che suscita? Occorre ben altro livello, quello che ricercano il Bach, Ayu e Irene, sennò si avrà la stessa fruizione che potrebbe avere un bambino di 8 anni rispetto ad una fiaba..
Personalmente ho sempre trovato sciocco e insensato dire di un libro "mi ha emozionato", o meglio, lo si può affermare, ma non è un giudizio di merito e comunque presenta connotazioni negative! La mia equazione è: libro emozionante = libro orrido e non sbaglia quasi mai! ;) "Và dove ti porta il cuore"? Emozionante e commuovente, infatti è orrendo, fievole, facile e furbetto..

Ricercare un approccio, non dico studiando millemila testi, ma un tantino più profondo non fa male; anche se una volta ogni tanto, invece della Ward si legge Rabelais, non è che si muore! :D :)
Io non leggo Tamaro,tantomeno 50 sfumature ecc...Leggo e rileggo i classici anch'io.In base alla tua equazione "L'uomo che ride" o "I Demoni" o "Il maestro e Margherita"(tanto per citare i primi che mi vengono in mente)sarebbero orridi:io non la penso così.
Nessuno vieta di analizzare i libri in maniera scientifica:io ho voluto solo consigliare di lasciarsi un pò andare quando si legge un libro perchè è questo,secondo me, il piacere della lettura.Anche dal punto di vista sociale è utile la lettura col cuore:basti pensare al ruolo dei libri di Dickens nel sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema del lavoro minorile.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Rieccomi qui...
Prima di rispondere, in modo più o meno diretto, agli interventi che mi hanno preceduto, condivido con voi una cosa che ho provato poco fa, mentre attraversavo Piazza San Marco per raggiungere l'ufficio della Soprintendenza che si trova a Palazzo Ducale (sì, lo so... sono una donna fortunata!:mrgreen:)
Premetto che Piazza S.Marco è uno dei luoghi che meno amo di Venezia, però il suo fascino è innegabile...
Mentre passavo davanti alla Biblioteca (progettata da Sansovino, uno dei maggiori architetti che hanno lavorato a Venezia in epoca "classica") mi sono ricordata che su questo stesso edificio avevo fatto un esame molto accurato... Non entro nei dettagli, ma lo scopo del suddetto esame (che era quasi un "laboratorio") era farci capire come certe scelte architettoniche e persino stilistiche fossero il frutto di mille fattori... fattori che nessuno di noi, senza studiarli, potrebbe immaginare...
Il risultato è che, ogni volta che passo davanti alla Biblioteca, penso fra me e me "quanto è bella...!" Proprio perchè conosco la sua genesi, proprio perchè ho avuto l'occasione di scoprire le "ragioni" della sua bellezza (i richiami, i rimandi, le reazioni, gli "imprevisti", le conseguenze... per dirla in una parola: il substrato nel quale questo edificio è nato e di cui si nutre), io in realtà la apprezzo e ne godo -in senso anche emotivo (e qui mi dissocio parzialmente dall' "estremismo" di Des, anche se credo di capire cosa intende) molto di più...

Ancora due esempi, due approcci diversi da questo appena descritto e l'uno opposto all'altro...
Io potrei camminare per Piazza San Marco e lasciarmi coinvolgere dall'atmosfera meravigliosa che la caratterizza, l'affacciarsi di architetture grandiose di cui la Biblioteca Sansoviniana è solo un minuscolo tassello (e neanche il più "eclatante" nella sua bellezza) senza conoscere nulla della Storia (politica, culturale, artistica) che l'ha generata, e ne godrei comunque...
Oppure potrei passeggiare per Venezia con la testa incollata alle pagine di una guida, cercando di estrapolare quante più nozioni possibili nella mera illusione di poter accrescere la mia "cultura", mentre così facendo mi perdo un approccio diretto, spontaneo, "emotivo"...(anzi, forse mi perdo pure il fatto di guardarla e basta!!!)

Qual è l' "approccio" giusto?
è chiaro che non esiste, e che ognuno sceglierà quello che gli è più congeniale... è anche chiaro che non tutti hanno fatto un esame sulla Biblioteca Sansoviniana (o non tutti hanno studiato Picasso, o non tutti conoscono Walser...) e meno male che è così, altrimenti -ripeto- saremmo tutti critici prima che fruitori!
Quello che però volevo dire con questo esempio (ma ce ne sarebbero decine da fare, Picasso che citava all'inizio Bacci ne è uno lampante) è che fra i due "estremi", ovvero leggere affidandoci solo alle nostre emozioni, senza un minimo di "bagaglio" (che non dev'essere per forza un apparato critico in senso stretto, ma potrebbe anche derivare semplicemente da una "colta" esperienza) che ci aiuti a dare il giusto "valore" a ciò che leggiamo e a orientarci nelle scelte future, e leggere come degli automi solo ciò che viene universalmente considerato un capolavoro senza riuscire a gustarne la bellezza, io credo che ci sia una via di mezzo...
Questa via di mezzo è espressa dalla fortuna che io ho avuto di fare un esame su quell'edificio e di poterlo guardare adesso, a distanza di anni, di potermi emozionare ancora di più guardandolo, proprio perchè l'ho studiato, so cosa vedere e conosco il valore di ciò che vedo.

Ripeto, non tutto richiede una conoscenza così approfondita (diventeremmo pazzi), anche perchè nessuno di noi -mi pare- è un critico di professione, però (chiedo venia per l'ulteriore esempio) ricordo la mia doppia lettura de La coscienza di Zeno... La prima volta mi è piaciuto ma non mi ha "sconvolto" più di tanto... la seconda l'ho letta avendola scelta per una mini-tesi su "lo spazio e il tempo in una coscienza malata"... be', che dire? non accontentandomi di "restare in superficie" l'ho apprezzato molto ma molto di più...
 
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Bacci

New member
Direi che hai espresso molto ma molto bene quello che penso anche io :) Di sicuro molto meglio di me :D Vist oche certe sfumature nei lunghi e noiosi messaggi precedenti non sono riuscito a coglierle... :)
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
vorrei aggiungere una considerazione che forse non è ancora stata fatta, sulla quale mi direte se volete ciò che pensate, per riallacciarmi al quesito di Bacci.

è giustissimo -l'ho sostenuto io stesso- che per meglio comprendere un classico si proceda a collaterali approfondimenti su ciò che vi viene trattato e sulla location.
viene da dire però che anche tra i classici vi è una miriade di generi, per cui le ricerche non sono sovente le medesime. possono così risultare frammentarie disomogenee e al limite dispersive, a meno di non organizzarsi in cicli precisi di letture di simile orientamento.
si potrebbe sostenere che più classici si leggono e più si riesce a disporre piastrelle del mosaico della conoscenza...
ma qui mi permetto di manifestare una certa perplessità; sì, perchè se è vero che ciascuna opera fornisce un valido apporto propedeutico al quadro generale, credo che un simile approccio sia in realtà "all'incontrario".

nel senso che alla base di tutto vi deve essere una preparazione -quella sì sempre più da approfondire- su innumerevoli argomenti: storia, filosofia, psicologia, arte, sociologia, linguistica, archeologia, filologia, religioni, matematica, e l'elenco è troppo lungo per esaurirlo qui.
ecco che la maggior parte di noi, intesi come coloro che han condotto una vita con una scolarizzazione di livello comunque "comune" e non altamente specialistico e settoriale, prima di collezionare libri su libri forse dovrebbe prediligere corsi di studio su ciò di cui gioco forza è rispettivamente carente.
in tal modo potrà sì dedicarsi al godimento di tutti i classici che desidera, comprendendoli però molto di più e quindi -qui mi sento di affermarlo- sprecando così molto meno il proprio tempo che in letture alle volte gioco forza poco meno che superficiali o percepite oltre un certo punto ermetiche per mancanza di mezzi; o per il doversi ogni volta interrompere in ricerche.

se si affrontano le cose con metodo e passione, vedrete che non è un deplorevole spreco di tempo e risorse mentali rilassarsi di quando in quando con letture defaticanti; che se uno non è nell'ordine mentale di affrontare una lettura impegnativa significa che non l'avrebbe potuta affrontare in quel momento, per stress, mancanza di concentrazione, stanchezza, e perciò non ruba nell'alternativa magari modaiola e commerciale tempo prezioso per un classico che comunque lì non avrebbe aperto. certo poteva farsi una passeggiata o ascoltare della musica, ma se ad uno piace comunque leggere ...
 
M

maredentro78

Guest
Concordo con Hot,questo tipo di approccio si può allora fare in tutti i campi,nella vita stessa e con le persone,comprendo meglio le persone dò loro più valore,peccato limitarlo ai classici allora!!se è un approccio in cui credete si potrebbe fare con molte cose,e non sono d'accordo con Ayu,tutte le cose anche le più apparentemente semplici possono essere valutate con un approccio profondo e competente.:wink:
Altra cosa che mi premeva scrivere perché la sento molto,se un approccio solo emotivo non è completo non lo è neanche uno critico e asettico davanti a nessuna opera.
Bacci:comunque la discussione è davvero interessante,grazie!
 

Des Esseintes

Balivo di Averoigne
Un esempio semplicissimo, che è anche il primo che mi è venuto in mente: un meccanico è capace di aggiustare un motore e smontarlo sapendo come e dove intervenire in caso di malfunzionamento per sostituire qualche pezzo, perché conosce a fondo il suo mestiere e sa distinguere a prima vista il motore di una fiat 500 da quello di una mercedes. Immagino che possiamo essere tutti disposti a riconoscere che queste particolari abilità gli arrivino da una lunga esperienza fatta sul campo, composta da decine e decine di motori smontati e rimontati, e anche da qualche errore e insicurezza, commessi soprattutto nei primi tempi.

Io credo che il principio sia lo stesso quando una persona si mette in gioco leggendo un libro, o ammirando un quadro. Come può giudicare se un libro è bello o brutto se è il primo che legge? Dove può trovare appigli per capire se quella che sta leggendo è una banale sequenza amorosa o ha qualcosa in più da dire, se non ha letto nient'altro prima o se ha letto soltanto un "genere" prima di quel momento? Magari legge twilight e si innamora perdutamente dei personaggi e delle vicende riportate, ma se si ferma alle emozioni provate di primo acchito, bé, secondo me verrà ingannato minimo minimo il 70% delle volte, perché se non conosce le altre tipologie di emozioni che possono dare altri tipi di letture, per forza il primo libro che smuoverà qualcosa in lui verrà considerato il più bello, il più emozionante, pregno di significato, quando magari........... è solo il suo punto di vista di quel momento, viziato dall'inesperienza. Tra l'altro anche per questo credo che le prime letture o visioni lascino una specie di "imprinting".


Io credo che qui tu abbia toccato un punto fondamentale! :)
E' appunto per questo che non ti devi fidare (prendere con le pinze) dei consigli e delle opinioni dei "giovani" lettori (anagraficamente/numericamente parlando).
Ed è lo stesso motivo per il quale nella tua riflessione è implicita la risposta al tuo quesito iniziale! :mrgreen:
Come riuscirai a cogliere da un libro tutto quello che dovresti?
Risposta: con un minimo di letture "tecniche" e ammassando letture su letture in modo da crearti un'opinione personale.
Poi si può discutere se ciò valga per tutti o meno: certe persone non vogliono e non sono interessate a "cogliere", certe altre, anche dopo millemila libri, non han la capacità di rendersi conto di quanto sia importante o meno quel che han letto! :D

Secondo me il tuo approccio è ottimo, pari tra quelli che dopo aver letto "La solitudine dei numeri primi" magari si è esaltato, ma da quando, successivamente, ha affrontato Camus o Defoe, non vuole leggere altro, poichè ha "capito" quanto fosse infimo il romanzo di Giordano! :mrgreen: (e non è così automatico, certa gente non lo capisce mai! ;) )

Spero di non essere uscito troppo dall'alveo del discorso da te indicato come precipuo! :D (in caso chiedo perdono)
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
se è un approccio in cui credete si potrebbe fare con molte cose,e non sono d'accordo con Ayu,tutte le cose anche le più apparentemente semplici possono essere valutate con un approccio profondo e competente.:wink:

Non ho capito in che senso non sei d'accordo con me... o meglio non capisco a quale mia frase ti riferisci!!! Forse a quando dico che non tutti devono per forza approfondire qualsiasi cosa? Se è così forse mi hai frainteso: era proprio una frase di "rispetto" nei confronti di tutti quelii che vogliono avere un approccio diretto (non mediato, cioè, da un "bagaglio tecnico") nei confronti dei libri, delle opere d'arte, ecc...
Se invece ti riferivi a qualcos'altro, puoi chiarirmi? grazie!
 

Bacci

New member
certe altre, anche dopo millemila libri, non han la capacità di rendersi conto di quanto sia importante o meno quel che han letto! :D

La mia paura è proprio questa, di non riuscire mai ad arrivare al punto di essere in grado di dare un valore a quello che leggo, e invece di farmi influenzare sempre... ma mica solo per i libri...

Inoltre spero veramente che nessuno abbia frainteso quello che ho provato a esprimere, io penso che le emozioni contino molto, ma sento il bisogno di distinguere e capire il perché un libro mi tocchi o meno certe corde, e da lì provare a capire se sono stato ingannato mentre leggevo, da libri che privilegiano le emozioni "facili", giocando sporco, o se effettivamente c'era del buono in quello che mi ha appassionato, fatto emozionare, o qualunque altra cosa. Voglio essere in grado di rendermene conto, e sto provando a iniziare quello che credo sia un cammino lungo e difficile.

Ad esempio ora ho quasi finito La trilogia di New York di Paul Auster, un libro che ho trovato veramente piacevole da leggere, colmo di citazioni (prevalentemente citazioni della letteratura americana, ma non solo) in cui la trama conta veramente poco, quello che conta credo sia l'atto della scrittura in sè, le finzioni, gli inganni, il caso, e in tutto questo i cliché del poliziesco classico presenti in questo libro sono solo uno strumento per dire qualcos'altro, però se adesso doveste chiedermi quali siano i significati precisi che l'autore intendeva esplicare, il messaggio del libro, insomma, mi troverei in difficoltà, né saprei dire se questo è un libro buono o cattivo in assoluto, ma solo che mi ha dato piacere leggerlo perché contiene concetti interessanti e l'ho trovato scritto molto bene, ma potrei anche dire che che ad esempio, sul tema del doppio e dello sdoppiamento della personalità ho trovato finora molto più complesso e appassionante ed evocativo il "Jekyll e Hyde", di Stevenson. Io credo veramente che le due letture abbiano magari davvero poco a che fare, ma credo pure che sia fondamentale avere letto tanto e di tutto per provare a giudicare un libro. In ogni caso cercherò di approfondire anche le tematiche del libro di Auster, per vedere se ne cavo qualcosa in più.

Magari se leggessi prima Joyce o Faulkner capirei meglio certe decostruzioni del romanzo classico che gli scrittori moderni hanno messo in atto, ma queste sono solo supposizioni, di certo non ho nulla, tranne il fatto che prima o poi vorrei approcciarmi anche a queste letture più impegnative, e che ancora prima vorrei costruirmi un bagaglio di letture classiche bello grosso, che facciano da base. Certo è che cogliere nel libro di Auster i riferimenti al Bartleby di Melville, e ad altri autori non può fare che piacere, avendo letto questi libri in precedenza. Io credo che in ogni caso quella che sto cercando di fare sia un ricerca personalissima dal quale non si possono trarre generalizzazioni, e credo che chi vuole debba trovare il proprio modo per approcciarsi alle cose che gli interessano senza pregiudizi o preconcetti, ma solo mettendosi in gioco e assorbire tutti i consigli che ritiene buoni come una spugna, cosa che sto cercando di fare in tutti i modi, e per questo vi ringrazio ancora una volta per tutti i contributi.
 
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elisa

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@ Bacci: "Fino a che punto il lettore medio può permettersi di analizzare in maniera critica uno o più capisaldi della letteratura mondiale?"

ti rispondo con molta sincerità: fino al punto estremo! nessuno scrive per i critici, tutti scrivono per i lettori, noi lettori siamo l'unico e imprescindibile confronto con lo scrittore. La critica letteraria è fuffa, gli scrittori fanno altro. Io sono estrema ed estremista, anarchica fino all'ultima costola, sono io che decido cosa vale e cosa non vale, abolirei la critica e i critici, solo così sarebbe normale leggere i capolavori invece della spazzatura. Ciò che la critica tocca si trasforma in segatura.
:mrgreen:
 

ayuthaya

Moderator
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Mi permetto di rispondere a Elisa (ahahah!!! non credevo che anche tu per altri versi fossi un' "estremista"!!!), precisando che -almeno per quanto mi riguarda- quando parlo del valore della "critica" non intendo affatto (o almeno non solo) il diritto a una "sentenza" irrevocabile su un'opera piuttosto che un'altra...
Se ho interpretato bene quello che ha scritto Bacci fin dal suo primissimo post (in caso contrario correggimi pure!), la "critica" che a lui interessa è quella che gli permette di chiarire aspetti non strettamente letterari che altrimenti gli sfuggirebbero...

Ho cercato di spiegare nei miei post precedenti che questo è anche il mio punto di vista: se ho qualche "conoscenza in più" (se ad esempio sono rimasta talmente folgorata dai libri di Dosto da volermi chiedere chi è, cosa ha fatto nella vita, se si è ispirato a qualcuno o se qualcuno si è ispirato a lui, qual è il contesto storico-politico da cui sono usciti i suoi capolavori...) non potrò fare altro che apprezzare ancora di più l'autore che già mi aveva conquistato ad una prima lettura! Come posso apprezzare pienamente un'opera come I demoni se non so neanche cosa sia il nichilismo e che risvolti abbia avuto nella Russia contemporanea all'autore (oltre al fatto che la vicenda ha preso spunto da un episodio realmente accaduto)? Caso mai mi piacerà lo stesso, però perderò moltissime sfaccettature che la semplice lettura della prefazione e postfazione a una buona edizione mi avrebbero consentito...

Mi permetto di tornare ad ampliare il discorso, facendo nuovamente riferimento all'architettura.

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Quest'opera è famosissima (caso mai non a tutti, ma a chi studia architettura sì): è il National Assembly che si trova a Dakha, in Bangladesh, dell'architetto Louis Kahn. Prima di averla studiata posso dire "che bella"... dopo averla studiata dico "è stupenda". Perchè? Ma perchè so che lavoro straordinario è stato compiuto da Kahn nel progettarla: so tutti i riferimenti all'architettura del luogo, so il perchè della scelta di certi materiali, ecc.ecc.
 

IreneElle

Member
Leggo con grande piacere che la discussione continua con spunti interessanti e anche diversi. Mi piace.
Io credo che sia importante leggere con diletto e avere diletto anche quando si vogliono approfondire aspetti di alcuni libri.
Faccio un esempio pratico proprio di quesi giorni: ho iniziato a leggere per un gdl il romanzo di Fenoglio Il partigiano Johnny, per chi l'avesse letto sa che la scelta linguistica dell'autore è complessa (usa clachi, inglesismi, latinismi, francesismi e spesso lo stesso inglese ed italiano vengono utilizzati da Fenoglio in modo, come dire duttile).
Ebbene questa sua scelta può rendere un pò ostica la lettura e la comprensione del testo e per alcuni partecipanti del gdl il risultato è la scrittura barocca di un autore intellettuale spocchioso.
Io ho l'edizione in cui, a fine opera, c'è un saggio che approfondisce proprio questo aspetto e ho preferito partire da quello. Ecco che, grazie ad una preventiva lettura di questo saggio, ho potuto capire il contesto storico-culturale, la vita e le passioni di Fenoglio e capire i motivi profondi della sua scelta. Fatto questo sicuramente incontrerò delle difficoltà nella lettura, però non mi appariranno più pesanti e riuscirò a dare un giudizio sull'opera più obiettivo, anzi le sue scelte linguistiche, alla luce di tutto, le trovo solo un valore aggiunto.

Spero che come esempio sia calzante!
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
@ Bacci: "Spesso mi sento inadeguato di fronte ad alcuni libri che vengono considerati dei classici imprescindibili della letteratura, perché, in fondo, mi chiedo cosa mai potrò cavare da solo da questa lettura, di non banale, di profondo, che riesca ad andare oltre ai semplici giudizi e alle mie opinioni personali."

Questa è una frase che mi ha colpito perché comune e radicata in una cultura che vede l'individuo inadeguato di fronte al "Sacro" a un "Dio", inadeguatezza ed inferiorità che si traspone a tutto quello che pongo sull'altare, in questo caso il "classico". Nel momento stesso in cui sento la necessità di comprendere "oltre" cercherò di utilizzare i miei strumenti personali per comprendere più appieno e secondo il mio insindacabile giudizio quello a cui voglio arrivare, in un cammino personale di confronto e di arricchimento con quello che ho a disposizione. Io, singolo lettore, ho degli strumenti di comprensione che posso filtrare con la mia personale cultura letteraria, storica, sociale, ecc, con la mia singola esperienza di vita e di relazione, con la mia intelligenza razionale ed emotiva, con la mia capacità di cogliere il ponderabile e l'impondarabile che mi circonda, con la mia capacità di "dare" e di "prendere". In una comunicazione continua e vitale con il libro con cui mi sto confrontando. Solo se muovo e rinnovo pensieri caverò oro dalle pietre altrimenti caverò solo pietre. :mrgreen:

p.s. le tue opinioni personali, e non solo le tue. mi interessano molto più di quelle dei critici se no nessuno di noi sarebbe qui. Pensiamoci su :wink:
 

zanblue

Active member
Fino a che punto il lettore medio può permettersi di analizzare in maniera critica uno o più capisaldi della letteratura mondiale? Spesso mi sento inadeguato di fronte ad alcuni libri che vengono considerati dei classici imprescindibili della letteratura, perché, in fondo, mi chiedo cosa mai potrò cavare da solo da questa lettura, di non banale, di profondo, che riesca ad andare oltre ai semplici giudizi e alle mie opinioni personali.


Anch'io mi sento spesso inadeguata di fronte a certi classici,ma é propio questo che trovo stimolante.IL sentirmi inadeguata,non all'altezza di comprendere, mi induce a fare ricerca.Per esempio:leggere altri libri di quell'autore,studiare il periodo storico in cui li ha scritti,approfondire alcuni riferimenti del libro.Tutto questo fa sì,che leggere un classico,diventi un'interessante scusa per leggere mille altre cose,che forse non avrei mai letto, se quel libro non mi avesse dato l'input.
 
M

maredentro78

Guest
Non ho capito in che senso non sei d'accordo con me... o meglio non capisco a quale mia frase ti riferisci!!! Forse a quando dico che non tutti devono per forza approfondire qualsiasi cosa? Se è così forse mi hai frainteso: era proprio una frase di "rispetto" nei confronti di tutti quelii che vogliono avere un approccio diretto (non mediato, cioè, da un "bagaglio tecnico") nei confronti dei libri, delle opere d'arte, ecc...
Se invece ti riferivi a qualcos'altro, puoi chiarirmi? grazie!

Era esattamente quello che hai capito e mi hai risposto.
Per quanto riguarda l'equilibrio permettimi ayu secondo me prendete la lettura troppo seriamente quindi non credo che siamo d'accordo per me questo "tecnico"va un pò tolto,non c'è voto e neanche esame,io sono per l'equilibrio anche nel numero di libri letti,non ho premura,ansia di collezionare il numero di libri ma accetto di gustarmeli anche dopo 3-4 settimane....poi magari la mia l'impressione è sbagliata!Per me la lettura è piacere e arricchimento e credo che il percorso di affinamento si faccia dopo un pò di tempo con o senza bagaglio tecnico.Ma questo è il mio modo d'essere!Dirò di più anche il parlare di libri se fatto in maniera troppo tecnica esclude molte persone e non sono per l'esclusione,ultimamente sono per l'avvicinamento.:wink::wink:
 
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