Rieccomi qui...
Prima di rispondere, in modo più o meno diretto, agli interventi che mi hanno preceduto, condivido con voi una cosa che ho provato poco fa, mentre attraversavo Piazza San Marco per raggiungere l'ufficio della Soprintendenza che si trova a Palazzo Ducale (sì, lo so... sono una donna fortunata!
)
Premetto che Piazza S.Marco è uno dei luoghi che meno amo di Venezia, però il suo fascino è innegabile...
Mentre passavo davanti alla Biblioteca (progettata da Sansovino, uno dei maggiori architetti che hanno lavorato a Venezia in epoca "classica") mi sono ricordata che su questo stesso edificio avevo fatto un esame molto accurato... Non entro nei dettagli, ma lo scopo del suddetto esame (che era quasi un "laboratorio") era farci capire come certe scelte architettoniche e persino stilistiche fossero il frutto di mille fattori... fattori che nessuno di noi, senza studiarli, potrebbe immaginare...
Il risultato è che, ogni volta che passo davanti alla Biblioteca, penso fra me e me "
quanto è bella...!"
Proprio perchè conosco la sua genesi, proprio perchè ho avuto l'occasione di scoprire le "ragioni" della sua bellezza (i richiami, i rimandi, le reazioni, gli "imprevisti", le conseguenze... per dirla in una parola: il
substrato nel quale questo edificio è nato e di cui si nutre),
io in realtà la apprezzo e ne godo -in senso anche
emotivo (e qui mi dissocio parzialmente dall' "estremismo" di Des, anche se credo di capire cosa intende)
molto di più...
Ancora due esempi, due approcci diversi da questo appena descritto e l'uno opposto all'altro...
Io potrei camminare per Piazza San Marco e lasciarmi coinvolgere dall'atmosfera meravigliosa che la caratterizza, l'affacciarsi di architetture grandiose di cui la Biblioteca Sansoviniana è solo un minuscolo tassello (e neanche il più "eclatante" nella sua bellezza) senza conoscere nulla della Storia (politica, culturale, artistica) che l'ha generata, e
ne godrei comunque...
Oppure potrei passeggiare per Venezia con la testa incollata alle pagine di una guida, cercando di estrapolare quante più nozioni possibili nella mera illusione di poter accrescere la mia "cultura", mentre così facendo mi perdo un approccio diretto, spontaneo, "emotivo"...(anzi, forse mi perdo pure il fatto di guardarla e basta!!!)
Qual è l' "approccio" giusto?
è chiaro che non esiste, e che ognuno sceglierà quello che gli è più congeniale... è anche chiaro che non tutti hanno fatto un esame sulla Biblioteca Sansoviniana (o non tutti hanno studiato Picasso, o non tutti conoscono Walser...) e meno male che è così, altrimenti -ripeto- saremmo tutti critici prima che fruitori!
Quello che però volevo dire con questo esempio (ma ce ne sarebbero decine da fare, Picasso che citava all'inizio Bacci ne è uno lampante) è che fra i due "estremi", ovvero
leggere affidandoci solo alle nostre emozioni, senza un minimo di "bagaglio" (che non dev'essere per forza un apparato critico in senso stretto, ma potrebbe anche derivare semplicemente da una "colta" esperienza)
che ci aiuti a dare il giusto "valore" a ciò che leggiamo e a orientarci nelle scelte future, e
leggere come degli automi solo ciò che viene universalmente considerato un capolavoro senza riuscire a gustarne la bellezza, io credo che ci sia una via di mezzo...
Questa via di mezzo è espressa dalla fortuna che io ho avuto di fare un esame su quell'edificio e di poterlo guardare adesso, a distanza di anni,
di potermi emozionare ancora di più guardandolo, proprio perchè l'ho studiato, so cosa vedere e conosco il valore di ciò che vedo.
Ripeto, non tutto richiede una conoscenza così approfondita (diventeremmo pazzi), anche perchè nessuno di noi -mi pare- è un critico di professione, però (chiedo venia per l'ulteriore esempio) ricordo la mia doppia lettura de
La coscienza di Zeno... La prima volta mi è piaciuto ma non mi ha "sconvolto" più di tanto... la seconda l'ho letta avendola scelta per una mini-tesi su "lo spazio e il tempo in una coscienza malata"... be', che dire? non accontentandomi di "restare in superficie" l'ho apprezzato molto ma molto di più...