Ripartiamo agguerriti
non troppo magari
con la prima proposta, che è una poesia dell'amico Hot
Ankhesenamon
E ti guardo, da lontano…
Le tue ancor acerbe forme e diafane,
morbide affusolate quanto ossute,
anoressiche eppur tonde nel microscopico bikini fluo,
ancorché volta così, di profilo, ammiro
Sulla dorata sabbia, magnanima galleggi
che ai calzari tuoi soltanto è doma,
di questa spiaggia incandescente
alla corallina benevolenza prona
A guisa di regina incedi
con lentezza eppur decisa,
moglie di faraone, fiera
tra due ali di adorante plebe
Marmorea come ellenica scultura
il nobile capo al vento oscilli
e dei mortali alla vista fondonsi
dei rossi tuoi capelli l’onde
con del mar di egual colore quelle,
che ad antiche profezie in ossequio,
alla verga del giudeo patriarca
fuggitivo, chete s’inchinaron
Brevemente sosti, eterea
due ombrelloni al mio discosto
e fatalmente cogito, allarmato,
se di cotante luce e radiazioni a fronte,
che fin nostra stella madre umiliando eclissi,
il termico martirio per l’eternità assegnatomi
-in dantesco pianto e stridor di denti immerso-
impaziente alla mia porta già bussando stia
Sul nasino tuo francese sorridendo abbassi
con esperto sbarazzino gesto,
gli occhiali uva a specchio lavorati
e guatandomi da sopra le cangianti lenti
con i verdi occhi tuoi di perla
incuriosita, come ad un bestiario in gita,
infantilmente con quell’altra mano
grazioso un malizioso “ciao” mi mandi
Si ergono le spalle il torace si dilata
a tartaruga si appiattisce il ventre,
turgidi, muscoli che ormai da secoli
più segno di vita alcuno davan …
Ora quello di un attore il viso
di un atletico modello il corpo!
Temendo che il vento lo rapisca
novel tappeto delle mille notti e una
d’istinto trattengo sulla sdraio
il variopinto telo-mar spugnoso al quale
la mia levitazione ai sette cieli, repentina
elargito ha una libertà insperata
Virile cenno di risposta abbozzo
che appena a mezza via però abortisco,
il braccio al fianco trattenuto
dalla benda di ignote essenze intrisa
che imbalsamato già mi avvolge:
patetica obsoleta mummia del passato
a stolidi turisti della storia esposta,
incerto monito contro effimera grandezza
Ma già a mieter sei altre vittime, mai sazia
nuovi forestieri ammaliando, ignari rei:
del dio in terra, l’immortale, i loro avi
il riposo profanaron, sacrilegio!
la letal maledizione per millenni
crudelmente hai, fedele, perpetuato;
finché a sé ti chiamerà, eterni amanti
fratel-consorte in aureo sacello a congiacer
Chi mi scuote per le spalle, chi per nome
schiaffeggiandomi le guance mi richiama
sulla fronte premurosi altri hanno posto
d’acqua fresca una sacca gocciolante;
apro gli occhi… “dov’è andata?”
“chi?”, mi chiedon, “la regina!”
“sì, sarà la faraona”, celian:
“questo è un bel colpo di sole!”
Ma nell’acqua corallina una sirena,
tonda e ossuta in un bikini fluo,
mentre nobile verso i coralli incede
volge il capo: su di me due verdi perle.
E mentre piano dei suoi capelli fondonsi
rosse l’onde con quelle di egual color del mare,
con mistica rassegnazione io comprendo
che per me il terreno tempo è ormai scaduto…
Hot