malafi
Well-known member
In questi giorni in cui è si è svolta la conferenza sul clima di Parigi, non ho potuto fare a meno di fare le mie considerazioni.
Considerazioni che sarebbero lunghissime e che ci porterebbero fuori strada, ma una lista di ‘non sopporto quelli che’ mi sento di farla:
- credono che preoccuparsi del pianeta sia di sinistra, inquinare sia di destra
- fanno campagna elettorale puntando su temi che andrebbero trattati con tutt’altro rispetto
- confondono climatologia e meteorologia
- credono che vi siano lobbies ed interessi economici solo dietro alla dirt economy e non anche alla green economy
- non sanno che i cambiamenti climatici si misurano nell’arco di millenni e non di decenni
- non comprendono che la risonanza mediatica degli eventi fa percepire e conoscere cose che fino a 50 anni fa erano note nell’arco di 10 km dall’evento
- non si ricordano che famosi enti governativi taroccarono i dati per sostenere la tesi del global warming di origine antropica
- non sanno che nel Medio Evo vi furono un paio di secoli chiamati ‘optimum climaticum’ con temperature sensibilmente superiori a quelle odierne
- non sanno che sempre nel secondo millennio c’è stata una PEG (piccola era glaciale)
- non si ricordano (anche solo stando in Italia) che gli anni 70 furono nevosissimi, tra la fine degli 80 e l’inizio degli anni 90 abbiamo avuti inverni senza un fiocco di neve e che da allora gli inverni hanno andamenti altalenanti
- non sanno che se in questi giorni fa caldo, è perché ci sono 4 o 5 eventi concomitanti a livello meteorologico che ne giustificano l’entità (e che il Global Warming, se anche c’è, non c’entra una cippa)
- non sanno che dati significativi e scientifici e tra loro paragonabili li abbiamo da così pochi anni, da non rendere possibile esprimere giudizi
- si sentono depositari di verità assolute ed inconfutabili, quando il buon senso indicherebbe una sospensione del giudizio e, al più, l’applicazione di un sano principio di precauzione (che non fa mai male)
- sono certi che la CO2 sia il peggiore dei mali da combattere, dimenticando che il vero inquinamento (quello che con certezza fa male alla salute) è ben altro
La climatologia, così come tante altre discipline, soffre di bulimia di informazioni nell’epoca di internet. E’ uno dei tanti temi che divide e dove puoi trovare tutto e il contrario di tutto.
Ma come in tutte le cose, c’è una fazione più chiassosa che, forse proprio perché appare in dissonanza rispetto agli interessi dei poteri forti, raccoglie più consensi tra chi si sente duro e puro.
Il mio pensiero, che credo traspaia dai miei non sopporto, è che di fronte ad una comunità scientifica che è tutt’altro che unanimemente concorde sul GW di origine antropica (a differenza di quanto leggete su tutti i quotidiani che sposano le tesi politically correct, che vi fanno credere che non esistono voci dissonanti se non quelle dei petrolieri), bisognerebbe agire con più cautela.
E capire se davvero la CO2 è il nemico più pericoloso da sconfiggere. Più pericoloso della fame e della sete nel mondo? Dell’inquinamento delle grandi metropoli? Delle guerre? Ecc….
Io sospendo il giudizio su questa cosa e tendo a fidarmi dei meteorologi (che seguo con passione): come una rondine non fa primavera, così 0,5 °C in più o 3.000.000 di kmq in meno di ghiaccio non fanno cambiamento climatico. E soprattutto non siamo certi della correlazione tra Co2 e questi fenomeni.
Che ne pensate (senza tirare fuori grafici e contrografici per i quali poi dopo ci si accapiglia a chi trova il grafico più consono alla sua tesi)?
Considerazioni che sarebbero lunghissime e che ci porterebbero fuori strada, ma una lista di ‘non sopporto quelli che’ mi sento di farla:
- credono che preoccuparsi del pianeta sia di sinistra, inquinare sia di destra
- fanno campagna elettorale puntando su temi che andrebbero trattati con tutt’altro rispetto
- confondono climatologia e meteorologia
- credono che vi siano lobbies ed interessi economici solo dietro alla dirt economy e non anche alla green economy
- non sanno che i cambiamenti climatici si misurano nell’arco di millenni e non di decenni
- non comprendono che la risonanza mediatica degli eventi fa percepire e conoscere cose che fino a 50 anni fa erano note nell’arco di 10 km dall’evento
- non si ricordano che famosi enti governativi taroccarono i dati per sostenere la tesi del global warming di origine antropica
- non sanno che nel Medio Evo vi furono un paio di secoli chiamati ‘optimum climaticum’ con temperature sensibilmente superiori a quelle odierne
- non sanno che sempre nel secondo millennio c’è stata una PEG (piccola era glaciale)
- non si ricordano (anche solo stando in Italia) che gli anni 70 furono nevosissimi, tra la fine degli 80 e l’inizio degli anni 90 abbiamo avuti inverni senza un fiocco di neve e che da allora gli inverni hanno andamenti altalenanti
- non sanno che se in questi giorni fa caldo, è perché ci sono 4 o 5 eventi concomitanti a livello meteorologico che ne giustificano l’entità (e che il Global Warming, se anche c’è, non c’entra una cippa)
- non sanno che dati significativi e scientifici e tra loro paragonabili li abbiamo da così pochi anni, da non rendere possibile esprimere giudizi
- si sentono depositari di verità assolute ed inconfutabili, quando il buon senso indicherebbe una sospensione del giudizio e, al più, l’applicazione di un sano principio di precauzione (che non fa mai male)
- sono certi che la CO2 sia il peggiore dei mali da combattere, dimenticando che il vero inquinamento (quello che con certezza fa male alla salute) è ben altro
La climatologia, così come tante altre discipline, soffre di bulimia di informazioni nell’epoca di internet. E’ uno dei tanti temi che divide e dove puoi trovare tutto e il contrario di tutto.
Ma come in tutte le cose, c’è una fazione più chiassosa che, forse proprio perché appare in dissonanza rispetto agli interessi dei poteri forti, raccoglie più consensi tra chi si sente duro e puro.
Il mio pensiero, che credo traspaia dai miei non sopporto, è che di fronte ad una comunità scientifica che è tutt’altro che unanimemente concorde sul GW di origine antropica (a differenza di quanto leggete su tutti i quotidiani che sposano le tesi politically correct, che vi fanno credere che non esistono voci dissonanti se non quelle dei petrolieri), bisognerebbe agire con più cautela.
E capire se davvero la CO2 è il nemico più pericoloso da sconfiggere. Più pericoloso della fame e della sete nel mondo? Dell’inquinamento delle grandi metropoli? Delle guerre? Ecc….
Io sospendo il giudizio su questa cosa e tendo a fidarmi dei meteorologi (che seguo con passione): come una rondine non fa primavera, così 0,5 °C in più o 3.000.000 di kmq in meno di ghiaccio non fanno cambiamento climatico. E soprattutto non siamo certi della correlazione tra Co2 e questi fenomeni.
Che ne pensate (senza tirare fuori grafici e contrografici per i quali poi dopo ci si accapiglia a chi trova il grafico più consono alla sua tesi)?