Convivenza VS Matrimonio

mame

The Fool on the Hill
Sono assolutamente per la convivenza preventiva. E' la cosa più bella, quando si sta insieme. Le piccole cose di ogni giorno, la colazione, i turni per la doccia, la serata sul divano. Se funziona quella, con tolleranza e pazienza, c'è già un buon 70% nei pro. Poi ci si sposa anche. :D
 

Evy

Member SuperNova
quando ero piccola, sognavo un matrimonio in pompa magna...
Poi,dopo l'avvento delle convivenze,mi son detta:ma quale modo migliore per far rodaggio?? perchè magari uno litiga e poi torna a casa propria,e si rivede dopo un giorno o due, sbollita l'arrabiatura...o comunque sia si conosce meglio il proprio partner senza aver fatto il grande passo del matrimonio...
io mi dico sempre un pò di mesi di convivenza per vedere come va,e poi se mai il matrimonio...in chiesa o in comune? direi in chiesa, ma se lui non è dello stesso parere,mi va bene anche in comune...
ma dato che mi avvio allo status di zitellaggio,questi problemi non me li pongo minimamente :mrgreen:
 
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Evy

Member SuperNova
Sono assolutamente per la convivenza preventiva. E' la cosa più bella, quando si sta insieme. Le piccole cose di ogni giorno, la colazione, i turni per la doccia, la serata sul divano. Se funziona quella, con tolleranza e pazienza, c'è già un buon 70% nei pro. Poi ci si sposa anche. :D

ecco, in poche parole quello che volevo dire io :wink: :)
 

Sir

New member
Ben venga la convivenza, assolutamente.
Ognuno ha la più completa libertà di scelta, se ti cerchi i guai poi starà a te risolverli, finita lì; ma quando finiscono in mezzo altre persone, senza colpa, la faccenda si complica.Credo perciò che il suo maggior pregio sia che possa aiutare a prevenire i danni che potremmo infliggere ad altri individui innocenti, come mettere al mondo un figlio che prima ancora di nascere si troverà diviso tra i due genitori.
Niente di risolutivo s'intende, anche le coppie più affiatate per qualsivoglia motivo possono cedere, ma "collaudarsi" può essere d'aiuto, se non altro a maturare quel rispetto necessario per mantenere i propri impegni nei confronti degli altri.

Credo poi che la convivenza possa tranquillamente venire incontro ai vari dettami morali e/o religiosi che una persona può seguire. Non ha niente di promiscuo, se è mossa da un affetto profondo e si basa su un patto del tutto simile a quello matrimoniale, solo più elastico; anziché impegnarmi ad amarti e assisterti sempre, mi impegno a fare il massimo per il bene di entrambi ed a non prenderti in giro qualora le cose non andassero come sperato.
 

gisa

New member
oggigiorno, secondo me, è da folli sposarsi senza aver prima convissuto per almeno un paio d'anni. Oggi la donna è diversa da quella da ieri, quindi non tace quando l'uomo sbaglia nei suoi confronti (cosa che invece hanno sempre fatto le nostre mamme e nonne!), si lamenta se non si sente amata, fugge se viene tradita, e consente sempre meno di essere picchiata. Siamo diversi nella mentalità, perché oggi vogliamo a tutti i costi essere felici, cosa che, invece, le donne di ieri, non chiedevano perché pensavano di non averne il diritto! Quindi sì alla convivenza per capire se l'uomo che ci promette amore vive per renderci felici e non per renderci cameriere! :ad:
 

Biancaneve

New member
Considero la convivenza come un modo per conoscersi meglio, un banco di prova. La condizione necessaria per attuarla è l'indipendenza. Se le due persone che compongono la coppia sono indipendenti, non solo economicamente ma anche psicologicamente e se c'è amore sincero, puro, allora è possibile realizzare una convivenza. Il matrimonio invece è un passo successivo per creare una famiglia e avere dei figli.
 

Apart

New member
Ho letto tutti i vari interventi, e credo che il mio non aggiunga nulla di nuovo a quanto fin'ora detto. Tuttavia, credo sia importante distinguere fra: passaggio convivenza-matrimonio civile e passaggio convivenza-matrimonio religioso. Tralasciando per un attimo gli aspetti giuridici (senza sottovalutarne l'importanza) è bene precisare che il primo passaggio nulla aggiunge all'amore dei due coniugi, dove l'unione viene legittimata davanti allo Stato. Nel secondo caso, invece, l'amore fra i due coniugi (che credono in Dio, non si può rpescindere da ciò) viene legittimato davanti a Dio. Quindi ciò significa entrare nell'orizzonte di senso voluto da Dio. Non è più soltanto amore fra due coniugi, ma è amore che implica la "presenza" di Dio, è amore benedetto da Dio, che trascende l'uomo. Non va poi dimenticato che il matrimonio è un sacramento a tutti gli effetti. Con queste mie considerazioni non voglio comunque dire che un matrimonio non celebrato davanti a Dio valga meno. Però c'è una bella differenza fra matrimonio civile e matrimonio religioso, e fra passaggio convivenza-matrimonio civile e convivenza-matrimonio religioso. E una differente portata.
 
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isola74

Lonely member
oggigiorno, secondo me, è da folli sposarsi senza aver prima convissuto per almeno un paio d'anni. Oggi la donna è diversa da quella da ieri, quindi non tace quando l'uomo sbaglia nei suoi confronti (cosa che invece hanno sempre fatto le nostre mamme e nonne!), si lamenta se non si sente amata, fugge se viene tradita, e consente sempre meno di essere picchiata. Siamo diversi nella mentalità, perché oggi vogliamo a tutti i costi essere felici, cosa che, invece, le donne di ieri, non chiedevano perché pensavano di non averne il diritto! Quindi sì alla convivenza per capire se l'uomo che ci promette amore vive per renderci felici e non per renderci cameriere! :ad:


questo vuol dire che se i 2 anni di convivenza vanno bene, tutto filerà liscio dopo???? e puoi sposarti tranquillamente senza temere di essere folle?????:mrgreen::mrgreen:
 

mame

The Fool on the Hill
questo vuol dire che se i 2 anni di convivenza vanno bene, tutto filerà liscio dopo???? e puoi sposarti tranquillamente senza temere di essere folle?????:mrgreen::mrgreen:

Ho visto divorziare gente dopo cinquant'anni di matrimonio, che al posto del giudice li avrei mandati dove non batte il sole. L'esito di un matrimonio non si può controllare. Si è in due e non si potrà mai controllare il percorso dell'altro. Le persone non possono essere manipolate né tenute sotto una campana di vetro. Non ci sono garanzie se non la disponibilità a essere pazienti e tolleranti. Poi, si sta nella grande mano di Dio, come diceva Macduff.
 

darida

Well-known member
Io l'ho gia' detto ma lo ribadisco per le nuove leve :mrgreen:
Quale che sia la vostra scelta,matrimonio, convivenza,singolaggio, comune...lasciate pure con calma e la dovuta ponderatezza il nido, bimbi belli,e fate in modo che il viaggio sia di sola andata :wink: :)
 

isola74

Lonely member
Ho visto divorziare gente dopo cinquant'anni di matrimonio, che al posto del giudice li avrei mandati dove non batte il sole. L'esito di un matrimonio non si può controllare. Si è in due e non si potrà mai controllare il percorso dell'altro. Le persone non possono essere manipolate né tenute sotto una campana di vetro. Non ci sono garanzie se non la disponibilità a essere pazienti e tolleranti. Poi, si sta nella grande mano di Dio, come diceva Macduff.

sono perfettamente d'accordo, è solo che mi sembra di capire dalle risposte del forum che la convivenza sia vista (almeno nella maggior parte dei casi) come un valido banco di prova pre-matrimoniale, e questo è un po' incongruente: o sei per l'una o per l'altro....:??:??
 

mame

The Fool on the Hill
sono perfettamente d'accordo, è solo che mi sembra di capire dalle risposte del forum che la convivenza sia vista (almeno nella maggior parte dei casi) come un valido banco di prova pre-matrimoniale, e questo è un po' incongruente: o sei per l'una o per l'altro....:??:??

No, non proprio. Io sono per la convivenza prima del matrimonio perché si comincia a instaurare una quotidianità "a incastro". Si comincia ad amalgamare abitudini preesistenti e a farle quadrare come in un puzzle. Ciò che porta al matrimonio è il desiderio di creare un'unità familiare, di fronte allo stato o di fronte a Dio, secondo il proprio credere. Il punto è che la fine del percorso è sempre un punto interrogativo.
 

Zefiro

da sudovest
Un “ti voglio bene”, o perfino un “ti amo” detto all’istante ti-con-zero col massimo del trasporto, della sincerità e della profondità di cui si è capaci, nessuno può garantirlo dopo cinquant’anni, dopo dieci, dopo due mesi e finanche dopo cinque minuti. Neanche quando siamo noi stessi a dirlo. Per altre vie misteriosissime fatte di passione, di condivisione, di sesso, di quotidiana consuetudine, di affetto, di familiarità, di momenti belli oppure difficilissimi vissuti insieme e (non ultima!) di complicità, passa il perdurare di un rapporto.

Fatta salva la scelta personalissima di ciascuno nell’organizzarsi come crede, come più sembra consono alla sua natura, al suo sentire nonché a quello della persona amata, non credo ci siano ricette possibili che aggiungano nemmeno un epsilon piccolo così alle certezze che vorremmo avere, alla sete (desiderio? Speranza?) di “per sempre” che sempre impregna l’incipit di un rapporto profondo e vero. Vorremo che non finisse mai.

Da questo punto di vista, aumentare la probabilità del perdurare, o meglio, di un felice perdurare, la convivenza preventiva, o quella permanente, o lo sposarsi in qualsiasi forma lo si faccia, in tutta franchezza credo siano delle invarianti.

A volte una storia importante finisce malissimo nonostante (il meglio di) noi.
Oppure dura con felicità vera, per sempre, nonostante (il peggio di) noi. E questo è sorprendente davvero.
 

mame

The Fool on the Hill
Da questo punto di vista, aumentare la probabilità del perdurare, o meglio, di un felice perdurare, la convivenza preventiva, o quella permanente, o lo sposarsi in qualsiasi forma lo si faccia, in tutta franchezza credo siano delle invarianti.

Esatto. Serve solo a evitare, laddove possibile, che un rapporto finisca per una scoreggina sotto le coperte. Ma non dà nessuna garanzia sui cambiamenti interiori.
 

asiul

New member
Mi domando se sia davvero importante l'una o l'altra delle forme. Perché è di forma che stiamo parlando. Ognuno sceglie quella che vuole è il modo di viverla che conta.
Pensare che la convivenza sia meno impegnativa o un trampolino di lancio per qualcos'altro, mah! Non la penso così.

Quanto al matrimonio è solo un "contratto". Tant'è che bisogna ricorrere ad un giudice per scioglierlo.
La religiosità della cerimonia non da niente di più a questo accordo rispetto a quello civile. Il valore gli è attribuito dalle persone che credono in Dio. La promessa (impossibile come promessa) è solo tra due persone.
Nel momento in cui si promette in teoria si è convinti di ciò che si fa e si dice, ma la vita è troppo imprevedibile per esserne certi.

Tante sono le ragioni che ci spingono a prometterci all'altro, ma non siamo in grado in realtà di promettere null'altro che la speranza di restare sempre assieme. La volontà non basta. Ci sono troppi fattori che regolano un rapporto. A volte una storia finisce prima che ce ne rendiamo conto. Per questo la "forma" (matrimonio o convivenza) che ha portato due individui a stare insieme è una pura formalità che non da alcuna "garanzia".

Non c'è alcun punto di arrivo, ma solo (forse) uno di partenza.
 
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darida

Well-known member
Un “ti voglio bene”, o perfino un “ti amo” detto all’istante ti-con-zero col massimo del trasporto, della sincerità e della profondità di cui si è capaci, nessuno può garantirlo dopo cinquant’anni, dopo dieci, dopo due mesi e finanche dopo cinque minuti. Neanche quando siamo noi stessi a dirlo. Per altre vie misteriosissime fatte di passione, di condivisione, di sesso, di quotidiana consuetudine, di affetto, di familiarità, di momenti belli oppure difficilissimi vissuti insieme e (non ultima!) di complicità, passa il perdurare di un rapporto.

Fatta salva la scelta personalissima di ciascuno nell’organizzarsi come crede, come più sembra consono alla sua natura, al suo sentire nonché a quello della persona amata, non credo ci siano ricette possibili che aggiungano nemmeno un epsilon piccolo così alle certezze che vorremmo avere, alla sete (desiderio? Speranza?) di “per sempre” che sempre impregna l’incipit di un rapporto profondo e vero. Vorremo che non finisse mai.

Da questo punto di vista, aumentare la probabilità del perdurare, o meglio, di un felice perdurare, la convivenza preventiva, o quella permanente, o lo sposarsi in qualsiasi forma lo si faccia, in tutta franchezza credo siano delle invarianti.

A volte una storia importante finisce malissimo nonostante (il meglio di) noi.
Oppure dura con felicità vera, per sempre, nonostante (il peggio di) noi. E questo è sorprendente davvero.

Che belle parole :D
Ho letto tutto e per due volte, con te a volte mi faccio uno sconticino :mrgreen: ma non questa volta :wink:
 

Brethil

Owl Member
Fatta salva la scelta personalissima di ciascuno nell’organizzarsi come crede, come più sembra consono alla sua natura, al suo sentire nonché a quello della persona amata, non credo ci siano ricette possibili che aggiungano nemmeno un epsilon piccolo così alle certezze che vorremmo avere, alla sete (desiderio? Speranza?) di “per sempre” che sempre impregna l’incipit di un rapporto profondo e vero. Vorremo che non finisse mai.


Non ho mai vissuto un incipit di rapporto all'insegna della speranza o della sete di eternità, sarò normale? :? :mrgreen:
 

Apart

New member
Un “ti voglio bene”, o perfino un “ti amo” detto all’istante ti-con-zero col massimo del trasporto, della sincerità e della profondità di cui si è capaci, nessuno può garantirlo dopo cinquant’anni, dopo dieci, dopo due mesi e finanche dopo cinque minuti. Neanche quando siamo noi stessi a dirlo. Per altre vie misteriosissime fatte di passione, di condivisione, di sesso, di quotidiana consuetudine, di affetto, di familiarità, di momenti belli oppure difficilissimi vissuti insieme e (non ultima!) di complicità, passa il perdurare di un rapporto.

Fatta salva la scelta personalissima di ciascuno nell’organizzarsi come crede, come più sembra consono alla sua natura, al suo sentire nonché a quello della persona amata, non credo ci siano ricette possibili che aggiungano nemmeno un epsilon piccolo così alle certezze che vorremmo avere, alla sete (desiderio? Speranza?) di “per sempre” che sempre impregna l’incipit di un rapporto profondo e vero. Vorremo che non finisse mai.

Da questo punto di vista, aumentare la probabilità del perdurare, o meglio, di un felice perdurare, la convivenza preventiva, o quella permanente, o lo sposarsi in qualsiasi forma lo si faccia, in tutta franchezza credo siano delle invarianti.

A volte una storia importante finisce malissimo nonostante (il meglio di) noi.
Oppure dura con felicità vera, per sempre, nonostante (il peggio di) noi. E questo è sorprendente davvero.

Complimenti anche da parte mia, Zef. Mi sei proprio piaciuto. Questo tuo intervento è da incorniciare. :wink:
 

isola74

Lonely member
Pensare che la convivenza sia meno impegnativa o un trampolino di lancio per qualcos'altro, mah! Non la penso così.

Quanto al matrimonio è solo un "contratto". Tant'è che bisogna ricorrere ad un giudice per scioglierlo.
.............

già questo lo rende più "impegnativo" della convivenza, no???

La religiosità della cerimonia non da niente di più a questo accordo rispetto a quello civile. Il valore gli è attribuito dalle persone che credono in Dio. La promessa (impossibile come promessa) è solo tra due persone.

il matrimonio religioso è un sacramento e non è solo la promessa tra due persone ( in caso contrario basterebbe quello civile..), è la promessa dinanzi a Dio che con la Sua benedizione conferisce alla cerimonia un valore in più rispetto all'accordo civile...ovviamente questo vale per chi ci crede:wink:
 
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