Convivenza VS Matrimonio

Leo

New member
purtroppo poi quando si ha un bambino in Italia è vivamente consigliato sposarsi, si è molto più tutelati.:boh:
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
purtroppo poi quando si ha un bambino in Italia è vivamente consigliato sposarsi, si è molto più tutelati.:boh:

io non conosco la tua esperienza ma posso dirti la mia, io ho un figlio senza aver contratto matrimonio e non c'è nessuna differenza di trattamento nei suoi confronti, spesso la mancanza di tutela della coppia di fatto viene a nostro favore perchè non vieni considerato una famiglia e tanti benefici economici o sgravi fiscali ti vengono dati come genitore single, che solitamente sono maggiori rispetto a quelli della coppia riconosciuta. Quando parli di tutela non so a cosa ti riferisci :boh:
 
Al momento per me c'è una differenza abissale tra le due cose. E' solo una questione mentale perchè poi a conti fatti nella quotidianità non cambia quasi nulla, però vedo il matrimonio come una "forzatura", un voler per forza mettere per iscritto qualcosa che, di per sè, non ha bisogno di documenti e cerimonie.
Non so se sono riuscita a spiegarmi :?

Non che sia io. C'è chi queste "forzature" le chiama garanzie. :wink:
 

RosaT.

Leghorn Member
Concordo con Elena (sarà il nome ??? :mrgreen: ), non approvo la motivazione della convivenza come "prova", secondo me avvicinarsi al matrimonio o alla convivenza deve prescidere dalla "prova", la motivazione deve essere la voglia di stare insieme e costruire qualcosa di serio e duraturo. Non sono favorevole o contraria all'una o all'altra ma delle volte sono favorevole o contraria alle motivazioni che spingono ad una scelta piuttosto che ad un'altra.

Per me e per mio marito il matrimonio è stato un passo direi naturale, ad un certo punto ci siamo trovati con parecchi anni di fidanzamento alle spalle (con i nostri alti e bassi) con un lavoro stabile entrambi e con la sensazione di aver bisogno di più spazi nostri ... ed entrambi abbiamo sentito di voler affrontare il passo del matrimonio :mrgreen:
 

nathan

lunga vita agli ultras
rialacciando a quanto ho scritto nell'altro intervento sono convinto che per certe coppie partite in quarta,sposate e altrettanto velocemente separate un perido di convivenza male non avrebbe fatto....specialmente quando di mezzo ci sono dei figli.....
questo ,almeno, è ciò che i diretti interessati dicono...
 

Vladimir

New member
Per me sono esattamente la stessa cosa (convivo con la mia ragazza da quasi tre anni); l'unica differenza è che con il matrimonio c'è un contratto firmato da entrambe le parti, davanti a un pubblico ufficiale.
 

alexyr

New member
Non credo che una famiglia per essere tale necessiti l'imprimatur di un'istituzione,ma se si decide di farlo, bisogna aver presente l'importanza della formalizzazione che si chiede.

Da credente,io vedo il matrimonio come un impegno con il Sacro. Nel senso,vado a dire a Dio "ciao, lo vedi questo tizio? mi impegno ad amarlo qualsiasi cosa succeda". La formula non prevede ripensamenti.

E' per questo che l'istituzione del matrimonio mi spaventa, perchè nn lo vedo solo come un impegno sociale, ma come una scelta che trascende il laico.

Al momento sono per la convivenza quindi,l'importante è voler stare insieme.
 

312T4

New member
..credo che al matrimonio o alla convivenza ci si debba arrivare come naturale conseguenza di una serie di scelte e condizioni che capitano nella vita di tutti noi.

Purtroppo, ai miei occhi, tanta gente vede il matrimonio come un traguardo da raggiungere (spesso a qualsiasi costo), e non come un passo semplice, ovvio e naturale del proprio cammino.
Queste persone, e ne vedo una marea, sono quelle che poi divorziano presto e male, con tristi conseguenze.
Quelli che poi pianificano la convivenza come banco di prova, non hanno tutti i torti. Se si trovano bene sanno che il matrimonio potrà durare più di un anno.. ma il resto della storia è nelle loro mani e nelle loro azioni!

Io non vedo confronto tra queste due scelte poichè le intendo come "evoluzione logica" delle vicende di vita in cui sono coinvolte le persone.
E poichè penso che ogniuno debba, e sappia, scegliere per se stesso, non ho motivo alcuno per dichiarare migliore o peggiore una soluzione piuttosto che un'altra.
 
Non credo che una famiglia per essere tale necessiti l'imprimatur di un'istituzione,ma se si decide di farlo, bisogna aver presente l'importanza della formalizzazione che si chiede.

Da credente,io vedo il matrimonio come un impegno con il Sacro. Nel senso,vado a dire a Dio "ciao, lo vedi questo tizio? mi impegno ad amarlo qualsiasi cosa succeda". La formula non prevede ripensamenti.

E' per questo che l'istituzione del matrimonio mi spaventa, perchè nn lo vedo solo come un impegno sociale, ma come una scelta che trascende il laico.

Al momento sono per la convivenza quindi,l'importante è voler stare insieme.

:mrgreen: Adesso vado nelle polemiche...: hai scritto tre frasi, e ti sei contraddetta per ben tre volte!!!!
1. frase (tradotta nelle parole povere):NON credi che per avere la famiglia sia necessario il matrimonio, ma bisogna FARLO perche te lo consiglia la communità => ci stai dicendo che anche se non siamo convinti, e se non ci crediamo affatto nel matrimonio, lo dobbiamo fare, perchè altrimenti altri ci guarderano male
2.Sei un credente, giusto? Ok. Il matrimonio lo vedi come un impegno con il SACRO? Cioè, con Dio? O con la persona che ami? Poi, se fossi io un credente, non mi permetterei mai di rivolgermi a Dio con le parole che hai usato tu... non mostrano alcun RISPETTO e neanche umiltà che un credente, secondo mio punto di vista dovrebbe avere di fronte un Dio... e se davvero esiste Dio (il che significa "quello che vede tutto, sa tutto, può tutto") allora non c'è bisogno di ANDARE da lui e dirlo: "Io sto con lui", perchè Dio lo sa e vede già, se tu pensi che bisogna andare nel suo tempio e dirli che tu stai con una persona, allora significa che non credi nei suoi "poteri", (da una "noncredente" io pensavo che il sposarsi nella chiesa significa soprattutto chiedere la benedizione di Dio per la mia nuova vita insieme con una persona) poi dici: "....quel tizio...." , sarebbe dire "... non è importante chi sia, il primo passante che mi capita..."
3.Alla fine, sei un credente o no? Come puoi essere un credente e dire che sei per la convivenza?
Non c'ho capito niente da tutto questo... :boh:
 
Ultima modifica:

alexyr

New member
:mrgreen: Adesso vado nelle polemiche...: hai scritto tre frasi, e ti sei contraddetta per ben tre volte!!!!
1. frase (tradotta nelle parole povere):NON credi che per avere la famiglia sia necessario il matrimonio, ma bisogna FARLO perche te lo consiglia la communità => ci stai dicendo che anche se non siamo convinti, e se non ci crediamo affatto nel matrimonio, lo dobbiamo fare, perchè altrimenti altri ci guarderano male
2.Sei un credente, giusto? Ok. Il matrimonio lo vedi come un impegno con il SACRO? Cioè, con Dio? O con la persona che ami? Poi, se fossi io un credente, non mi permetterei mai di rivolgermi a Dio con le parole che hai usato tu... non mostrano alcun RISPETTO e neanche umiltà che un credente, secondo mio punto di vista dovrebbe avere di fronte un Dio... e se davvero esiste Dio (il che significa "quello che vede tutto, sa tutto, può tutto") allora non c'è bisogno di ANDARE da lui e dirlo: "Io sto con lui", perchè Dio lo sa e vede già, se tu pensi che bisogna andare nel suo tempio e dirli che tu stai con una persona, allora significa che non credi nei suoi "poteri", (da una "noncredente" io pensavo che il sposarsi nella chiesa significa soprattutto chiedere la benedizione di Dio per la mia nuova vita insieme con una persona) poi dici: "....quel tizio...." , sarebbe dire "... non è importante chi sia, il primo passante che mi capita..."
3.Alla fine, sei un credente o no? Come puoi essere un credente e dire che sei per la convivenza?
Non c'ho capito niente da tutto questo... :boh:

ciao nicole,amo le polemiche:mrgreen:

1.Non ho detto che lo fai perchè te lo consiglia la comunità,anzi,lungi da me.
Se fai una scelta che comporta formalizzazione,religiosa o meno, questa ha delle conseguenze. Non sei obbligato a farlo,ma se lo fai ti becchi bene e male di quello che tu,autonomamente ,ti sei scelta. Vale per ogni giuramento o impegno solenne,IMHO.

2. Spiacente di suonare irrispettosa,ho solo usato un tono più leggero. Credo che Dio abbia senso dell'umorismo(se no nn avrebbe fatto gli ornitorinchi -cit.).
No,con tizio indicavo un generico uomo della mia vita,non il primo che passa. Lo scopo della frase,evidentemente espresso male, è andare a far consacrare la mia scelta davanti a Dio.

3.essere credente nn significa obbligatoriamente accettare pedissequamente ogni norma che chiesa ci impone. Appunto perchè nn credo che ci si debba sposare per forza, e perchè è una scelta fortemente impegnativa,e nn va fatta solo per rispondere ad impegni "pubblici",ma per motivazioni personali e sentite, penso che la convivenza sia una buona scelta.

Forse nn sarò la migliore praticante del mondo, su questo hai ragione.

E' divertente come una cosa possa sembrare un'altra in base a come la vede chi la legge:mrgreen::mrgreen::mrgreen:
 
Adesso c'ho capito un po' meglio...
Hai ragione, quando dici che a volte quello che è statto espresso può essere compreso nel completamente diverso contesto dal quello come lo abbiamo pensato noi, mentre lo stavamo pronunciando...
Comunque, mi aveva buttato fuori pista la parola "credente", perchè io la traduco: credente in tutto e per tutto della Chiesa ortodossa... invece tu avevi in mente "credente a modo mio", e da qui cambia tutto concetto... a qualle io potrei adderire o meno... però la rispetto e non ho nessuna intenzione di polemizare su di essa... C'è un detto di Voltaire che mi piace tanto, e di qualle cerco di fare mia bandiera: "Non condivido ciò che dici, ma sarei disposto a dare la vita affinche tu possa dirlo."
 

Brethil

Owl Member
Vorrei porre una domanda a quelli tra voi che sono credenti: come riuscite ad accettare il fatto che la vostra vita venga regolata da "obblighi" che vengono imposti da qualcuno che non siete voi?
So che chi è credente non vede il fatto di doversi sposare in Chiesa (o ad esempio il dover andare a messa, o confessarsi etc...) come un obbligo, però credo non si possa negare il fatto che la religione ha una serie di regole anche abbastanza rigide che quello che si definisce un "buon cattolico" dovrebbe seguire.
La mia domanda non vuole sottintendere alcuna critica, vorrei solo cercare di capire :)
 

Dory

Reef Member
Vorrei porre una domanda a quelli tra voi che sono credenti: come riuscite ad accettare il fatto che la vostra vita venga regolata da "obblighi" che vengono imposti da qualcuno che non siete voi?
So che chi è credente non vede il fatto di doversi sposare in Chiesa (o ad esempio il dover andare a messa, o confessarsi etc...) come un obbligo, però credo non si possa negare il fatto che la religione ha una serie di regole anche abbastanza rigide che quello che si definisce un "buon cattolico" dovrebbe seguire.
La mia domanda non vuole sottintendere alcuna critica, vorrei solo cercare di capire :)

Cara Brethil, io ho un'amica di religione musulmana e le loro regole sono quanto di più limitante abbia mai visto in vita mia. Frequentandola mi sono resa conto proprio da vicino di come, nonostante lei non ne sia proprio entusiasta, le rispetti rigorosamente, è una cosa talmente radicata in lei che se non lo facesse si sentirebbe ancora peggio, per lei è una questione di principio, è la sua cultura. Per i cattolici è molto diverso, ci sono pochi che lo fanno perché ci credono profondamente e rispettare certe ritualità è per loro un aiuto e una consolazione. Poi ci sono quelli, di gran lunga maggiori, che lo fanno per questioni di apparenza; quante volte alcuni miei parenti (non i miei genitori che mi hanno sempre lasciato decidere con la mia testa) mi dicevano che dovevo andare a messa "sennò la gente che pensava!!" (però il mio è un paese non troppo grande, perciò forse nelle grandi città non è così). E ci sono anche quelli che lo fanno per abitudine, del tipo "tutte le domeniche mattina si va a messa", perché? Perché è così, punto e basta, si va!
Perché una religione si fonda su una serie di regole che il credente deve rispettare? E' una domanda molto complessa e secondo me la risposta va ricercata molto indietro nel tempo all'inizio delle antiche civiltà, è li che si è creata la religione per un motivo ben preciso, e nel corso del tempo si è evoluto per assumere diversi connotati a seconda del periodo storico, dei luoghi e di chi deteneva, per così dire, il "potere" religioso. Pensa per esempio ai faraoni e a come loro usavano la loro posizione di re e dei. Il discorso è lunghissimo... si potrebbero dire tante di quelle cose...
 

Brethil

Owl Member
Perché una religione si fonda su una serie di regole che il credente deve rispettare? E' una domanda molto complessa e secondo me la risposta va ricercata molto indietro nel tempo all'inizio delle antiche civiltà

Se parliamo in generale è così, però penso (mi auguro) che chi crede non sia mosso solo da ciò che la tradizione impone. Quello che non capisco è come si fa a far proprie quelle regole. Non so, è come fossero una specie di costituzione che comprende non solo regole di condotta ma anche regole che toccano la sfera affettiva e morale?
 

Nikki

New member
Se parliamo in generale è così, però penso (mi auguro) che chi crede non sia mosso solo da ciò che la tradizione impone. Quello che non capisco è come si fa a far proprie quelle regole. Non so, è come fossero una specie di costituzione che comprende non solo regole di condotta ma anche regole che toccano la sfera affettiva e morale?

Beh ogni società si impone delle regole, anzi è quasi una tautologia: la società è un sistema di regole che i componenti accettano con l'adesione alla società (naturalmente ognuno è libero di andare a vivere nella giungla per i fatti suoi). Le regole sono necessarie per l'esistenza stessa della società. La fonte naturalmente è variabile (stato, religione, gruppi sociali), ma il principio è lo stesso. E tutte le regole alla fine interagiscono proprio con la sfera affettiva morale: nel momento in cui indirizzi la tua condotta in una direzione piuttosto che un'altra, il tuo agire si riverbera anche sulla tua moralità/psicologia necessariamente.
Alcune regole non sono direttamente necessarie alla sopravvivenza della società (come può esserlo invece la regola Non uccidere), ma mirano a dar valore a determinati elementi, come la famiglia p.es., nella convinzione che ciò arricchisca lo spirito, quindi l'uomo, quindi la società. In ultima analisi, sono pur sempre regole che mirano al benessere sociale.
Il matrimonio è un rito che ci viene tramandato e tutto in esso mira a dar valore e significato al legame che si sta instaurando: la collettività viene chiamata a testimoniare, persino dio, il prete (che dovrebbe essere una figura simbolica di guida) sancisce l'unione con la sua autorità, ecc.
In questo contesto è determinante l'importanza del rito, come elemento che dà sicurezza, importanza, ma soprattutto legittimità agli atti che si compiono. In questo senso credo che abbia ragione Dory.
Naturalmente i membri di una determinata società credono che determinante cose (es. matrimonio) vadano fatte in un determinato modo (in chiesa ecc.), altrimenti la società sarà punita dal dio in questione (timore atavico!)
Ho letto un libro della Margaret Mead Sesso e temperamento (sesso nel senso di genere sessuale) dove emerge molto chiaramente l'importanza delle tradizioni e dei rituali per le società.
Fortunatamente non viviamo una società chiusa, non abbiam bisogno di fuggire nella giungla per sottrarci alle regole di un gruppo che sociale che non condividiamo e credo che la citazione di Voltaire riportata da Nicole dovrebbe costituire la prima regola di condotta morale di tutti noi.
 
Vorrei porre una domanda a quelli tra voi che sono credenti: come riuscite ad accettare il fatto che la vostra vita venga regolata da "obblighi" che vengono imposti da qualcuno che non siete voi?
So che chi è credente non vede il fatto di doversi sposare in Chiesa (o ad esempio il dover andare a messa, o confessarsi etc...) come un obbligo, però credo non si possa negare il fatto che la religione ha una serie di regole anche abbastanza rigide che quello che si definisce un "buon cattolico" dovrebbe seguire.
La mia domanda non vuole sottintendere alcuna critica, vorrei solo cercare di capire :)

Ciao Brethil, non sono una credente come lo impone la Chiesa, ma ho una mia opinione riguardo la tua domanda, ed è un po' diversa da quela di Dory.
Prima di tutto bisogna partire da alcune premesse: i credenti (al di fuori della questione qualli, i catolici (ortodossi, gnostici,....), i musulmani, budhisti, ecc...) fanno parte di una società/comunità, e come tale ha le loro regole che devono seguire, altrimenti saranno banditi, o peggio, puniti.... Stessa cosa vale per la nostra società in quale viviamo... ha le sue regole ben precise e stabilite, e devono essere rispettate e seguite, se non vuoi correre il rischio di essere punito, marchiato, bandito... La stessa cosa vale per le picole communità che noi chiamiamo le famiglie, ognuna di loro ha le sue regole e diretive che se tu vuoi far parte di queste, le devi rispettare e esseguire... La base di ogni famiglia è il legame di sangue, ma anche di amore... e comunque hanno le loro regole... Stessa cosa vale per i credenti. Solo che la loro base è l'Amore verso Dio. E adesso siamo arrivato al punto cruciale. Io credo che quando hai impostato la domanda, non ti rivolgevi alle persone che si reputano i credenti solo per il fatto di paura "che cosa dirà la gente altrimenti", ma ai quelli che lo sono davvero, cioè a quelli convinti nella loro fede. Sempre secondo mio punto di vista, loro AMANO Dio, CREDONO in lui, vogliono il suo AMORE, la sua PROTEZIONE, la sua BENEDIZIONE... E di conseguenza, tutti questi doveri e le regole, vanno accettate ben volontieri, senza sentire tanto il peso del "sacrificio". Ma questo rapporto c'è in ogni rapporto, anche in una coppia (adesso sto parlando della coppia che vive insieme): ci sono sempre le regole (non puoi tradire, devi rispetare altra persona, devi portare i soldi in casa, devi occuparti di lui/lei, di figli, devi preparare i pasti, devi pulire, devi......., ci sono una marea, sto parlando delle regole che vanno rispettate da tutte due parti).... Anche in amicizia ci sono le regole da seguire, tu DEVI tener conto dei sentimenti, desideri, soferenze, ... dell'amica; altrimenti si tratta dell'amicizia per puro interesse.... Con i figli: devi pulirli, lavarli, DEVI educarli, devi amarli... se vuoi che anche loro ricambiano il tuo amore....
Per accorciare la storia, in ogni rapporto, in ogni società ci sono le regole e queste vanno rispettate... Poi quando la base del rapporto è l'Amore, non sentiamo neanche il pesso del "sforzo" o del "sacrificio" compiuto, ma lo facciamo molto volontieri e con tanta gioia. Pensa solo a le cose che aveva fatto tua madre per te, perchè ti ama e perchè vuole vederti felice... prova a pensare che cosa sei/eri disposta a fare per la persona che ami con tutto cuore...
Secondo me, si tratta di questo. Se per caso non è cosi, correggetemi...
Purtroppo, Brethil, le regole DEVONO essere accettate e rispettate, non credere che chiunque di noi riusirà a scapparli via. In un modo o l'altro, li trovi sempre...:??
 

Dory

Reef Member
Nicole, per quanto riguarda chi ci crede per davvero in Dio e si riconosce in una data religione io sono assolutamente d'accordo con te. Anche se credo che la maggior parte della gente accetti le regole che la propria religione impone senza farsi troppe domande e senza approfondirne più di tanto la conoscenza. Certo lo fanno volentieri se credono in Dio e lo amano, ma lo fanno con non troppa consapevolezza. Naturalmente non per tutti è così, è ovvio, però le poche persone che conosco che hanno avuto la voglia di indagare più a fondo sulla faccenda sono diventate atee; mentre altre hanno smesso di credere nell'istituzione ecclesiastica pur mantenendo la loro fede.
 

El_tipo

Surrealistic member
uffa, che pizza questa religione, non se ne può proprio più. Con i suoi stereotipi, i suoi rituali, ma quando finirà questa storia, quand' è che l'uomo potrà decidere con la propria testa, quand'è che potrà scegliere in cosa credere in maniera equa e soprattutto personale? Quand'è che la smetteranno di costruire associazioni a protezione terrena di qualcosa di escatologico?
E' fuori discussione che questo sia il discorso più semplice sulla terra: se stai bene con una persona ci stai, se non ci stai più bene non ci stai...cioè cavolo ma perchè bisogna complicarsi sempre con questi nomi. Ma come facciamo a rassegnarci a a vivere in una società che ci imprigiona nei nomi.
 

Brethil

Owl Member
Nicole concordo su ciò che dici ovvero che anche in amicizia o in famiglia ci sono delle regole, però in questi ambiti sono io che mi do delle regole comportamentali date dal mio buon senso, non c'è un codice esterno che mi dice "se tu non fai così verrai punito".
Quindi non credo che le cose siano paragonabili :)
 
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