Arrivo in ritardo, spaventosamente; tuttavia vorrei comunque accingermi a recensire quest'opera, pian piano. Non ho ancora concluso la lettura, manco di un pare organico, definitivo, solido, ma so già cosa di Marai mi piace: l'uso carezzevole del linguaggio, sapientemente emendato da artificiosità barocche, proteso anzi al momento puramente estetico che pure Giacomo, insieme a Teresa, intente cogliere e fare suo; e allora si fa testo conduttore di raffinatezze d'altri tempi, di similitudini non banali e ben collocate, sebbene qualcuna, inevitabilmente, scricchioli un poco sotto l'audacia incontenuta del protagonista. Una narrazione rispettosa e passionale trovo sino ad ora, un autore oculato, attento, capace. E notevoli le riflessioni contingenti, le quali faranno coacervo alla fine: giusto oggi leggevo di un Casanova sbigottito dinanzi ad una fanciulla non intimorita dalla sua persona; dacché le dialettiche nutrono sostentamento dalle opposizioni, traggono linfa solo se ogni polo è ben saldo al suo posto: Teresa, questa ragazza minorata coraggiosa - quando si sarebbe detto minorata e perciò coraggiosa -, scardina l'ordine inveterato delle cose a partire da se stessa, risolve il conflitto originale/originario nel suo improvviso sottrarsi ..e quando succede, tu cosa ti inventi? Lo insegnano le matematiche, possiamo definire ciò che è, partendo dall'esclusione di ciò che non è, ma se l'intoppo all'improvviso compare, se, in una parola, il cacciatore diventa preda e la preda cacciatore?
Numericamente, un primo parere parziale si attesta sui 3.5/5